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La storia del coronavirus che resiste 30 minuti nell’aria? Lo studio che lo suggeriva è stato ritrattato

L'emergenza del Covid-19 accelera la produzione di studi a riguardo, col rischio di far passare informazioni basate su esempi eccezionali

Uno studio cinese lanciato dal South China Morning Post (Scmp), che dimostrerebbe la resistenza nell’aria del nuovo Coronavirus per 30 minuti, raccomandando di aumentare la distanza di sicurezza di almeno 4,5 metri.

L’articolo di Repubblica prima della modifica.

La fretta di pubblicare in ambito scientifico può giocare brutti scherzi, come quando si riportano degli studi prima ancora che vengano resi pubblici almeno gli abstract, ovvero le parti introduttive. Anche se solo la lettura dell’intera ricerca può darci un’idea di quanto possa essere attendibile.

L’articolo di Repubblica dopo che lo studio è stato ritrattato: nel sommario leggiamo un «Ma qualcosa non torna» in precedenza assente.

Abbiamo contattato l’autore dell’articolo pubblicato del South China Morning Post, il quale ha poi correttamente aggiornato l’articolo, accertando che lo studio è stato ritrattato dalla rivista che lo aveva pubblicato, ovvero Practical Preventive Medicine (Alleghiamo l’estratto concessoci da Scmp in Pdf). Al momento non sono chiare le motivazioni. 

«Nota: lo studio al centro di questo articolo sulla trasmissione del coronavirus è stato ritirato martedì dalla rivista Practical Preventive Medicine senza fornire una motivazione. Il South China Morning Post ha contattato gli autori del documento e aggiornerà l’articolo».

Uno «studio aneddotico»

Una recente intervista a Roberto Burioni sul Corriere della Sera può aiutarci a capire quali potrebbero essere le ragioni della ritrattazione: il virologo lo definisce «uno studio aneddotico».

Lo studio è interamente in lingua cinese, a eccezione dell’abstract. Stando a quanto riporta Scmp, tratta di una epidemia locale risalente al 22 gennaio.

«Un passeggero, noto come “A” – spiegano i ricercatori – salì a bordo di un pullman interurbano completamente prenotato e si sedette in seconda fila da dietro».

«Il passeggero si era già sentito male a quel punto, ma era prima che la Cina avesse dichiarato lo scoppio del coronavirus una crisi nazionale, quindi “A” non indossava una maschera, né la maggior parte degli altri passeggeri o dell’autista sull’autobus a 48 posti».

Quindi gli autori dello studio, a partire da questo caso di contagio tra i passeggeri di un autobus, basandosi sui posti a sedere e su come era impostata l’areazione del mezzo, suggeriscono che «in un ambiente chiuso con aria condizionata, la distanza di trasmissione del nuovo coronavirus supererà la distanza di sicurezza comunemente riconosciuta».

Salta fuori quindi la stima della resistenza del virus nell’aria per 30 minuti, e la distanza di sicurezza incrementata fino a oltre quattro volte quella raccomandata di un metro. Non abbiamo altro, non conosciamo i metodi utilizzati, né gli eventuali confronti statistici; supponiamo però che devono essersi rivelati errati a una seconda analisi.

Il parere degli esperti:

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Foto di copertina: SCMP | Lo studio ritrattato basato su una fonte aneddotica.

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