Spagna, ad Alava il coronavirus ora fa più paura: «Qui situazione più grave che in Lombardia»
C’è una regione in Europa che aveva fino a qualche giorno fa un tasso d’incidenza di Coronavirus più alto della Lombardia dove però il Governo ha deciso di non avviare la quarantena, lasciando aperti i confini. Si tratta di Álava nei Paesi Baschi, in Spagna. Una provincia di circa 320 mila persone dove i casi di coronavirus sono 122: si parla dunque di circa 37 casi per ogni 100mila abitanti. Sabato 7 marzo – il giorno in cui in Italia il Governo ha deciso di fare della Lombardia una “zona rossa” insieme ad altre 14 province – nella regione italiana il tasso d’incidenza del virus era di 34 casi per 100mila abitanti, seppur con una mortalità più alta (anche se questo potrebbe essere dovuto a modi diversi di registrare i casi di coronavirus).
Ci sono delle differenze nella natura dell’epidemia tra le due regioni europee che vanno al di là delle loro caratteristiche geografiche o economiche. Nel caso di Álava i focolai, per quanto siano incontrollati, sono ristretti a tre posti. Come scrive El Pais, il primo è l’ospedale di Txagorritxu a Vitoria, dove è rimasto colpito il personale sanitario. Il secondo è la residenza Sanitas San Martín, anch’essa nella capitale, che interessa soprattutto la popolazione più anziana. Il terzo si è sviluppato in seguito a un funerale tenuto due settimane fa a Vitoria ed è il più temibile: sono state contagiate circa 150 persone in tre province. Come dimostra quest’ultimo caso, il virus si muove con velocità, ignorando i confini.
Adesso la Spagna pensa a rafforzare il contenimento
Di fronte a questa situazione il governo basco ha deciso – a partire dal 9 marzo – di introdurre misure straordinarie, come la chiusura per due settimane di tutte le scuole e gli istituti della capitale, Vitoria, «su richiesta del consiglio di esperti» per «contribuire al contenimento del virus nella comunità scolastica e impedire che si diffonda nelle case», come ha dichiarato Il Ministro della Sanità, Nekane Murga. Circa 45mila studenti rimarranno a casa.
Per arginare il terzo focolaio sono state chiuse anche le scuole nelle città di confine con La Rioja, come Labastida. Alla chiusura delle scuole è seguita quella delle università: anche il campus nella provincia dell’Università dei Paesi Baschi, con 8.000 studenti, e l’accademia Ertzaintza ad Arkaute non apriranno le loro porte agli studenti. A questo si sommano altre misure come la quarantena imposta a un centinaio di professionisti in ambito sanitario e nella residenza Sanitas (l’accesso ai centri sanitari è stato vietato per chi ha una temperatura superiore ai 37 gradi e soffre di sintomi respiratori).
Anche a Madrid – la provincia con il maggior numero di infetti (577) in termini assoluti – tutte le istituzioni educative – dagli asili alle università – sono state chiuse. Nella capitale spagnola come anche a Vitoria e Labastida il governo ha invitato i cittadini a lavorare da remoto e a ridurre la mobilità personale il più possibile, in primis i più anziani fra loro, a cui è stato consigliato di rimanere a casa. Restano aperti dunque ristoranti, bar, musei, cinema ed altri spazi di socialità e – a differenza delle zone rosse italiane – non ci sono divieti o controlli sulla mobilità inter-regionale. Tutto questo nonostante Álava sia una piccola Lombardia.
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