Coronavirus, tra dieci giorni le prime assunzioni di nuovi infermieri. Tutti a tempo determinato
L’emergenza coronavirus ha puntato i riflettori sulla Sanità in Italia. Se da una parta l’eccellenza delle risorse e dei professionisti impiegati nel settore pubblico (e privato) ha ricevuto il plauso nazionale e internazionale, dall’altra ha messo in luce la gravità dei tagli ai finanziamenti nel settore. Dopo i numerosi appelli dagli ospedali, dai comuni e dalle Regioni, il governo ha approvato un piano straordinario di assunzione per medici, infermieri e operatori sanitari.
Con il deposito in Gazzetta Ufficiale del Dpcm del 9 marzo (avvenuto il giorno successivo), il governo ha messo nero su bianco lo stato d’urgenza. Come si legge nel testo, lo Stato prevede ora «la possibilità di procedere al reclutamento di professionisti sanitari (anche dei medici specializzandi iscritti all’ultimo e penultimo anno), con incarichi di lavoro autonomo, anche co.co.co, della durata massima di 6 mesi, prorogabili a seconda del perdurare dell’emergenza».
Un’assunzione tampone, quindi, (motivata dall’«impossibilità verificata di assumere personale») che permetterà alle aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale di conferire anche di lavoro autonomo fino al 31 luglio 2020, anche qui «con durata non superiore ai 6 mesi, e comunque entro il termine dello stato di emergenza». Una chiamata alle armi dei precari e dei neolaureati (quando non dei pensionati, ormai in pole position dei provvedimenti sulla sanità), rivolta sia al personale medico, sia al personale infermieristico.
Corsie aperte, sì, ma a incarichi «usa-e-getta», come li ha definiti Carlo Palermo, segretario del sindacato Anaao Assomed. 20 mila posti (tra medici, infermieri e operatori) finanziati con 650milioni alle Regioni, che per Palermo «non possono essere la risposta. Sono scarsamente attrattivi, sia per la forma contrattuale sia per lo stipendio che si prefigura al massimo ribasso in una situazione di alto rischio professionale».
Come funziona l’assunzione degli infermieri
«I vari aggiornamenti ai decreti che sono usciti consentono ad alcuni enti l’assunzione per chiamata diretta», spiega a Open Walter De Caro, Presidente della Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermiere/i. «E alcune lo stanno già facendo». È il caso, ad esempio, dell’Ospedale Niguarda di Milano, che è in cerca di 10 infermieri da assumere a partire dal 16 marzo. L’avviso è stato pubblicato il 10 marzo e il margine per fare l’application è, data la causa, piuttosto ristretto (scade il 13 marzo). Il contratto, a tempo determinato come da decreto, è della durata di 6 mesi.
«La procedura è semplice e immediata», spiega ancora De Caro. L’infermiere fa domanda e, nell’arco di pochissimi giorni, si può entrare in servizio. Alcune aziende e enti si stanno già avvalendo di questo servizio e tutte le aziende pubbliche sono chiamate a farlo».
Oltre agli infermieri già abilitati (e a chi torna in servizio dalla pensione), il decreto ha aperto la strada anche ai neolaureati. Come i medici chirurghi, per cui lo scorso 4 marzo il ministro per l’Università e la Ricerca Gaetano Manfredi – dopo un’iniziale sospensione degli esami di stato – ha fissato la data per l’abilitazione, anche gli infermieri che si stanno laureando potranno abilitarsi e concorrere agli avvisi.
«Oltre che in Lombardia, dove c’è anche il Giovanni XXIII che ha pubblicato degli avvisi, abbiamo visto mobilitarsi in poco tempo anche strutture nelle Marche », continua De Caro. «Oltre all’assunzione diretta, comunque, gli infermieri possono ricorrere alle agenzie di somministrazione del personale, che sono una sorta di intermediario con le aziende, a cui gli infermieri inviano il loro curriculum e la loro candidatura».
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