Coronavirus, il poliziotto ai varchi della zona rossa saluta Codogno: «Avete dato una lezione all’Italia»
«Non vi siete dimenticati di portarci un caffè caldo, non vi ho mai sentito lamentarvi. Avreste avuto mille motivi per perdere la calma e, invece, siete stati sempre gentili, cortesi e cordiali. Vi ringrazio per la lezione che avete dato all’Italia su come ci si debba comportare». A scrivere queste parole, in una lettera aperta, è Angelo, assistente capo della Polizia di Stato, intervenuto per una settimana nella zona rossa di Codogno, focolaio dell’epidemia del Coronavirus in Italia.
Adesso Angelo è rientrato nella sua casa ma non può vedere né la moglie né la figlia. Ha deciso di stare in isolamento in via precauzionale per due settimane. Dalle nostre fonti, apprendiamo che sta bene e che non ha sintomi ma ha preferito non esporre a rischi la sua famiglia.
«Lavorare a Codogno mi ha permesso di scoprire quanta dignità e quanta educazione hanno i vostri cittadini. Siete persone dalla quale prendere esempio. La mia quarantena è ben spesa se il mio servizio vi ha potuto offrire un beneficio, una parola di conforto o un supporto in questa triste vicenda» ha aggiunto il poliziotto, segnato dal dramma di alcune famiglie, dalla paura dei bambini, dalla sofferenza di due fidanzati che si amavano ma che non potevano darsi nemmeno un bacio.
«Sono orgoglioso di essere stato al vostro servizio, felice di aver potuto aiutare qualche utente in difficoltà – ha concluso – lo rifarei sicuramente con tutti i rischi connessi. Forza Lodi e tutta la provincia». Adesso il suo sogno è quello di ritornare in questo piccolo comune di 15mila abitanti, nella provincia di Lodi, quando tutto sarà finito.
Foto di Marco Ottico per Ansa
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