Coronavirus, gli studenti: «Esenzione dalle tasse e borse di studio garantite». Mentre l’Ergo invita i fuori sede a «tornare a casa»
L’emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova l’equilibrio di qualunque categoria: dai lavoratori autonomi agli operai, dagli operatori sanitari agli studenti, ogni tassello della società si trova schiacciato tra incertezze e sacrifici. A chiedere più attenzione e chiarezza sono anche le associazioni universitarie che, da quando è scattata la sospensione della didattica, hanno messo in luce diverse problematiche a cui il governo dovrà trovare risposta.
A tal proposito, l’associazione studentesca Link Coordinamento Universitario ha incontrato il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, per chiedere chiarimenti in merito alle intenzioni del governo sulla gestione dell’emergenza dal punto di vista del diritto allo studio. Ma per ora, come racconta a Open la coordinatrice di Link Camilla Guarino, le istituzioni si sono limitate ad ascoltare. «Il 4 marzo siamo riusciti a parlare con Manfredi – ha detto Camilla – ma quel che ne è emerso è che le istituzioni stanno cercando di valutare in itinere il da farsi». Ora, Link si è fatta promotrice di emendamenti consegnati nelle mani di alcuni parlamentari di maggioranza (quota Movimento 5 Stelle), per spingere l’acceleratore su alcune decisioni fondamentali per la vita degli studenti e delle loro famiglie.
Le richieste degli studenti
Mentre aspettano una risposta istituzionale, l’associazione ha già avviato una raccolta firme sulla piattaforma Change.org, dove sono esplicitate le loro richieste. In primis c’è la questione delle tasse universitarie. «In questo periodo negli atenei ci sono le scadenze della seconda e della terza rata (le date non sono tutte uguali, variano a seconda dell’Ateneo, ndR)», spiega Camilla. «Noi stiamo chiedendo di prorogare intanto il pagamento a livello locale, e poi di valutare l’esenzione totale per l’anno accademico in corso. Il motivo è che le famiglie ora possono essere in difficoltà e anche gli studenti, che spesso sono lavoratori, si ritrovano completamente fermi».
«In questo momento di grave difficoltà, anche solo 200/300 possono essere una spesa ingombrante per molte famiglie e per molti iscritti», continua. «Una situazione di grave incertezza economica va a pesare innanzi tutto sui soggetti più deboli della nostra società, studenti e lavoratori precari, ma che ci colpisce tutti quanti in modo trasversale».
La seconda richiesta riguarda la garanzia della borsa di studio. L’erogazione della somma di denaro è di norma legata al conseguimento dei Crediti formativi (cfu), che si ottengono con il sostenimento degli esami, e che rappresentano un requisito indispensabile per l’ottenimento dei sussidi. Secondo Link, le soluzioni trovata dal Ministero per non bloccare la didattica – e cioè corsi online ed esami e lauree in videoconferenza – non prendono in considerazione le differenze tra i vari territori.
«Non tutte le Università hanno gli strumenti per organizzare lauree a distanza e per permettere il proseguo dei corsi in via telematica», continua Camilla. «E questo rende alcuni studenti più vulnerabili, minando il loro diritto allo studio: non tutti potranno conseguire gli esami e ottenere i crediti necessari per vincere la borsa».
Le mense e gli studentati
E poi rimangono sospesi altri due punti: gli alloggi universitari e le mense studentesche. Dopo l’ultimo aggiornamento del dpcm, annunciato nella serata dell’11 marzo e entrato in vigore la mattina del 12, a rimanere chiusi dovranno essere anche tutti i servizi di erogazione pasti che non rispettano i criteri di sicurezza.
«Qualche mensa che prevede il servizio di asporto rimarrà attiva», spiega Camilla. «Ma il vero problema sono gli alloggi: dopo l’inasprimento delle misure di sicurezza e prevenzione dell’ultimo decreto, alcuni enti, come l’Ergo dell’Emilia Romagna, hanno iniziato a consigliare ai residenti fuori sede negli studentati di abbandonare gli edifici».
L’Ergo è l’azienda regionale dell’Emilia Romagna per il diritto allo studio, che oggi 12 marzo, tramite la sua direttrice Patrizia Mondin, ha consigliato a tutti gli studenti di «lasciare la stanza propria stanza e tornare a casa per evitare assembramenti negli studentati».
«Non sono imposizioni, ma consigli che possono creare ansia tra gli studenti e farli spostare, andando così contro i suggerimenti della stessa presidenza del consiglio e del Ministero della Salute di limitare gli spostamenti», ha commentato Camilla. «E dopo la critica a tutti i fuori sede fuggiti da milano, mi sembra poco coerente incoraggiare un comportamento del genere».
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