Israele, Gantz apre a un governo di emergenza di unità nazionale con Netanyahu mentre cresce il contagio da coronavirus
Il partito centrista Blu e Bianco di Benny Gantz risponde all’appello del premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha chiesto un governo di emergenza di unità nazionale, mentre il Paese è alle prese con la pandemia da coronavirus e in pieno stallo politico dopo la terza tornata elettorale in meno di 12 mesi. «Siamo pronti a unirci a condizione che ci sia una composizione paritaria tra blocchi di destra e di centro-sinistra, o che il governo sia formato solo da Likud e Blu e Bianco», hanno riferito al quotidiano Haaretz fonti del partito. «Accetteremo di far parte di un governo di emergenza con Netanyahu premier per un breve periodo, o di un governo di quattro anni con una rotazione dei primi ministri», hanno aggiunto le fonti.
Nel frattempo sale il numero di casi di contagio da Coronavirus. Al momento sono 178 i pazienti positivi, mentre il governo è riunito per decidere quanto severe saranno le misure da adottare per contrastare la diffusione del Covid-19. Con quasi 40 mila persone in quarantena, lo Stato ebraico sta ragionando su quali esercizi commerciali chiudere e quale livello di confinamento ordinare.
Come sta accadendo in tanti altri Stati, sono attesi per le prossime ore il blocco di ristoranti e bar, le limitazioni ai trasporti pubblici, ed è fortemente consigliato il lavoro da casa. Fonti vicine al governo di Benjamin Netanyahu sostengono che sul tavolo c’è un rallentamento generale della vita pubblica, non una chiusura totale, e che i servizi essenziali, come supermercati e farmacie, resteranno aperti. «Siamo in guerra, il nostro nemico è il virus», ha spiegato il capo del Likud, esortando gli israeliani ad adottare «una nuova routine quotidiana», mantenendo una distanza di due metri.
Intanto in Cisgiordania, dove sono 38 finora i casi di Covid-19 registrati, l’Autorità palestinese ha sospeso le preghiere nelle moschee e nelle chiese, mentre le autorità religiose hanno deciso di mantenere aperta la moschea di Al-Aqsa di Gerusalemme, il terzo luogo sacro dell’Islam, assicurando che il complesso viene «sterilizzato continuamente».
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