Coronavirus, test a tappeto anche in Toscana ed Emilia. Il “modello Zaia” convince
Dopo il Veneto, tocca alla Toscana: screening di massa. L’iniziativa del governatore leghista Luca Zaia di voler effettuare quanti più tamponi possibili nella sua Regione così da scovare tutti i positivi al Coronavirus – asintomatici compresi – e impedire il contagio inconsapevole fa subito proseliti. E in maniera trasversale: Enrico Rossi, presidente di sinistra della Regione Toscana, è pronto a fare altrettanto. E ha già annunciato di aver ordinato 500mila test seriologici.
I primi che dovranno sottoporsi al tampone saranno gli operatori della sanità, pubblica e privata, a cascata gli altri toscani. Un investimento imponente che segue quello di Zaia in Veneto, Regione che per ora è un modello di successo dal momento che sta riuscendo nel contenimento della diffusione del contagio grazie a tamponi a raffica e quarantena di tre settimane.
A Vo’ Euganeo il governatore aveva disposto addirittura il doppio tampone a distanza di due settimane. Risultato: zero nuovi contagi. Obiettivo raggiunto. Ecco perché forse è una buona idea quella di replicare l’esperimento veneto, di esportare in altre regioni il modello della quarantena con chiusura totale insieme ai tamponi generali sulla cittadinanza. Per ora, ci prova la Toscana. E anche l’Emilia Romagna è sulla stessa via.
Test, test, test: il modello vincente?
Tamponi a tappeto. Il tema è questo. Anche – soprattutto – sugli asintomatici. Ne è certo il presidente del Veneto Luca Zaia che sembra aver trovato la ricetta per contenere la diffusione dei contagi e ora dà l’impressione di avere la situazione sotto controllo. «Un tampone non fai mai male a nessuno. Se troviamo anche un solo positivo, ne evitiamo altri dieci», è ormai la sua filosofia. «E non mi importa del bilancio», è il commento riferito alle casse della Regione.
Anche l’organizzazione mondiale della sanità sostiene con fermezza l’imprescindibilità del tampone. E per far passare meglio il messaggio in conferenza stampa ha triplicato la parola “test”, come a sottolinearne la fondamentale importanza. Come se davvero questa fosse – per il momento – l’unica risposta a disposizione. Nonostante ciò, l’Oms resta convinta del fatto che non sia necessario lo screening su tutta la collettività. A spiegare questa posizione è Walter Ricciardi, membro italiano dell’Oms e consulente del ministro della Salute: «L’invito dell’Oms a fare test non significa fare i tamponi a tutti ma farli ai pazienti sintomatici con fattori di rischio, o legati al contatto con un soggetto positivo e provenienti da aree geografiche ad alta circolazione del virus».
In Toscana: «Lo screening di massa darà risultati importanti»
Intanto il presidente della Toscana è deciso più che mai ad imboccare la strada veneta. Test per tutti, dunque. A partire dal personale sanitario asintomatico, certamente più a rischio contagio visto il costante contatto diretto con i pazienti infetti.
«Pensiamo che lo screening di massa darà risultati importanti. È nostro interesse tutelare per primi medici, infermieri e sanitari – ha detto Enrico Rossi -. Gli altri test saranno a disposizione su richiesta dei medici di famiglia e pediatri e saranno fatti da delle unità speciali ogni 30mila abitanti».
L’Emilia Romagna e il piano potenziamento test
Anche l’Emilia Romagna guarda al modello veneto. La Regione guidata da Stefano Bonaccini sta per presentare un piano di potenziamento della somministrazione dei test per individuare il virus. Anche in questo caso la priorità è partire dagli operatori del servizio sanitario. E poi si proseguirà «alla ricerca del virus nelle persone e nei loro contatti», ha fatto sapere il commissario per l’emergenza della Regione, Sergio Venturi.
«Faremo molti più test su tutti i cittadini – ha annunciato il commissario – cercheremo persone contagiate asintomatiche, ed estenderemo la ricerca anche tra i loro contatti». Il progetto sarà diversificato per province e verrà presentato dal governatore Bonaccini a stretto giro.
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