Serie A, il rompicapo della ripartenza: e la Champions può ‘rubare’ qualche domenica
Ci sono tre numeri di ripartenza su cui la Serie A gioca per tornare in campo e limitare i danni da Coronavirus. Soprattutto economici, compatibilmente con la priorità assoluta della sicurezza di personale e ambienti: 2 maggio, 9 maggio, 16 maggio.
Sono le tre ipotesi su cui verte la possibile ripresa del torneo di massima serie. Ai lati ci sono gli scenari estremi: quello più ottimistico e quello meno. In mezzo la data, quella del 9 maggio, a oggi (e comunque relativamente) più battuta e che, comunque, comporterebbe uno slittamento della chiusura stagionale al 4 luglio, e dunque oltre la soglia del 30 giugno (che costituisce la scadenza contrattuale di molti calciatori).
L’Italia è in particolare affanno perché, a differenza di molti tornei europei, deve giocare ancora 12 turni, che diventano 13 per alcune squadre (come l’Inter). Sono previsti, ad ogni modo, 4 turni infrasettimanali e 9 fine settimana di calcio domestico. Virus permettendo, e con la Champions League che potrebbe ‘rubare’ qualche domenica se le italiane dovessero spingersi avanti nella competizione.
Sono incastri delicati, ma che restano crucali per l’industria calcistica: nella migliore delle ipotesi, quella che consentirebbe di portare a termine la stagione senza grossi sforamenti temporali, i danni sarebbero ‘contenuti’ in 200 milioni di euro. Anche per questo, a margine dell’ ultima Assemblea di Lega in videoconference, è stata nominata anche una Commissione congiunta con esponenti dell’Associazione Calciatori per chiedere pure agli atleti di contribuire a condividere, almeno parzialmente, il peso del danno economico in arrivo.
Foto di copertina Ansa
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