Coronavirus, il Lione (e altri club) mettono in disoccupazione parziale i calciatori. Ecco come funziona
Non è stato il primo club (ci hanno già pensato Amiens e Montpellier), probabilmente, almeno in Francia, non sarà l’ultimo: il Lione, prossimo (ma non si sa quando) avversario di Champions League della Juve e già vittorioso nella gara d’andata, ha ‘licenziato parzialmente’ i suoi giocatori per contrastare l’emergenza – anche economica – da coronavirus. La misura è stata ufficializzata dal club con una nota stampa. Ma di cosa si tratta?
Con la decisione del presidente Aulas sarà lo Stato a versare ai giocatori una somma pari a 4,5 volte il salario minimo: toccherà poi al Lione mettere sul tavolo il resto dei soldi necessari a coprire il 70% dell’ingaggio lordo di ciascun atleta.
In disoccupazione parziale sono finiti anche alcuni dipendenti amministrativi del club francese. Altri operatori sono divisi tra lavoro in ufficio, nel rispetto delle regole di sicurezza, e smart working.
E in Italia? Per il momento ancora nulla, ma da più parti – ieri lo ha riferito anche il presidente Figc, Gravina – si ipotizza di chiedere ai calciatori un contributo per combattere la crisi che sta investendo anche il mondo del calcio attraverso un significativo taglio alle spettanze. Il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi, non si è sbilanciato: attende di capire come evolverà la situazione del nostro Paese per dare risposte. Mentre il patron del Brescia, Cellino, ha chiesto aiuto direttamente allo Stato prospettando di scalare i contributi sugli ingaggi degli atleti (una spesa da 150 milioni di euro).
Foto di copertina Ansa
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