Coronavirus, stop della polizia Postale alle app per l’autodichiarazione: vale solo il modulo cartaceo
Non bastano le app per autocertificare gli spostamenti, con le dovute motivazioni concesse per l’emergenza Coronavirus. L’imprevisto tutto burocratico è partito da un avvertimento della polizia postale che ammette l’esigenza di semplificare e velocizzare le procedure per quei migliaia di italiani che hanno scaricato finora le app. Però, a valere resta solo il modulo cartaceo, con firma a penna sull’originale.
I motivi secondo la Postale sono due. Uno sotto l’aspetto giuridico, perché appunto la firma del modulo attesta l’assunzione di paternità su quanto dichiarato da chi viene fermato per un controllo. Il modulo poi deve essere acquisito dalle forze dell’ordine che fanno l’identificazione, e per il momento la versione cartacea resta l’unica idonea per le successive verifiche ed eventuali denunce.
E poi c’è un problema per la tutela della privacy. La Polizia postale avverte che l’uso di app non riconosciute dalle autorità «espone i cittadini a un ulteriore e non secondaria insidia, legata al rispetto della dimensione della loro privacy». I dati inseriti nel modulo, infatti, possono rivelare dove si va e quante volte, oltre che le ragioni dichiarate nell’autodichiarazione. Tutti aspetti che per le regole europee e italiane sulla privacy sono soggetti a «precisi obblighi, tra i quali “correttezza e trasparenza, consenso informato, limitazione del trattamento a specifiche finalità, aggiornamento e soprattutto integrità e riservatezza».
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