Coronavirus, il viaggio da incubo di due italiani alle Maldive: «Dopo test positivo, ammassati in un posto fatiscente pieno di zanzare» – Il video
Una vacanza che si è trasformata in un incubo. In una trappola dalla quale non sanno più come uscire. A inviare un videomessaggio è una coppia di giovani italiani, lui 30 anni, lei 40. Avevano deciso di trascorrere qualche giorno di relax alle Maldive, per festeggiare i loro compleanni («entrambi siamo nati il 13 marzo»). Da giorni invece si trovano all’interno di un padiglione, su un atollo, insieme ad altri pazienti, poiché «risultati positivi al Coronavirus». Entrambi, «senza un documento ufficiale e soltanto con un tampone risultato positivo» ci spiegano.
Cosa è successo
Tutto è cominciato quando, nell’albergo in cui alloggiavano e dove erano arrivati il 7 marzo, dunque nel pieno dell’emergenza, è stato chiesto alla moglie di Claudio Papalia, che ci ha chiesto di rimanere anonima, di sottoporsi al tampone «poiché arrivata da una zona rossa, l’Italia». «Una volta risultata positiva, hanno deciso di trasferirla in questa palafitta e io ho insistito per andare con lei. Solo così hanno sottoposto anche a me al tampone, e ovviamente sono risultato positivo. Dove lo abbiamo contratto? Probabilmente in aereo, così come tutti gli italiani che si trovano qui» aggiunge.
Lui e la moglie, che vivono ad Amsterdam (lui si divide tra la Sicilia e l’Olanda), erano partiti da Roma il 6 marzo, consapevoli dei rischi, per poi arrivare alle Maldive il 7: «Avevamo trascorso giorni bellissimi, avevamo preso in affitto una palafitta, saremmo dovuti rientrare il 15 marzo con un volo Male-Mosca-Amsterdam e, invece, siamo ancora qui».
«Pieni di punture di zanzara»
La coppia, adesso, è disperata: «Guardate, siamo ammassati in dodici in un unico padiglione con zanzariere inesistenti, aperte. Io sono arrivato qui, asintomatico – ci dice Claudio – e adesso, invece, mi trovo a essere pieno di punture di zanzara e e con lo stato d’animo a terra. Per non parlare di mia moglie che è psicologicamente provata, non vuole nemmeno mangiare. Una situazione disumana, una prigione fatiscente. Ieri eravamo anche senza lenzuola per coprirci».
«Abbandonati a noi stessi»
E non è finita qui. Abbandonato l’albergo su palafitta i due si trovano in uno stanzone che nulla ha a che fare con l’ambiente sanitario e sembra, piuttosto, ricavato in un ex ospedale: «Una struttura fatiscente, senza aria condizionata (e fuori ci sono 36 gradi), qualcuno ha soltanto dei ventilatori e attorno al padiglione ci sono anche dei vetri rotti. Insomma, siamo stati abbandonati a noi stessi e non sappiamo quando riusciremo ad uscire da qui. Stiamo aspettando gli altri test che, però, ancora non ci sono stati fatti. Così è davvero impossibile curarsi».
Anche le autorità sanitarie contattate non hanno dato certezze. Ed è a loro che Claudio e la moglie si rivolgono ora affinché entrambi possano essere curati nel rispetto delle norme igienico-sanitarie: «Intanto chiediamo un posto dignitoso in cui fare la quarantena. Qui ci stanno togliendo la dignità».
Foto e video di Open
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