Coronavirus, come sta cambiando la scuola durante l’emergenza?
È l’assenza di un suono a ricordare ai giovani italiani, ogni mattina, che la loro vita è stata stravolta. Non trilla più la campanella. Dal 3 marzo, tutte le scuole del Paese sono state chiuse e la maggioranza degli studenti è al lavoro con le lezione online: il 90% dei ragazzi sta già ricevendo una formazione di tipo digitale. Lo dice l’ultimo rapporto di Skuola.net: il più grande portale in Italia di appunti scritti dagli studenti per gli studenti ha istituito un osservatorio sulla didattica a distanza. L’obiettivo è tracciare le risposte che stanno arrivano dal mondo dell’istruzione all’emergenza del Coronavirus.
«La didattica digitale non è solo avere la disponibilità di piattaforme, ma anche saperle usare e garantire la connettività per tutti gli studenti», dice a Open Daniele Grassucci, co-fondatore della piattaforma. Nonostante i numeri incoraggianti, «ci sono problemi evidenti che difficilmente la scuola riuscirà a risolvere durante questa emergenza». Ad esempio, «dall’inizio della crisi stentano a decollare le verifiche online. Solo il 25% del nostro campione ha sperimentato le interrogazioni da remoto o una versione online del classico compito in classe».
«Fare una valutazione a distanza – continua Grassucci – è qualcosa che non si è mai fatto prima. Non è stato ancora codificato un modus operandi. Bisogna accettare, però, questi passaggi forzati: prendendo il buono e segnando sull’agenda tutte le cose da migliorare nel futuro». Stando ai dati raccolti dalla piattaforma, si nota una certa resistenza alla didattica a distanza anche da parte dei genitori. Spesso sono chiamati in causa ad assistere i propri figli, ma tre su 10 non si è prestano a collaborare con i docenti.
«Ai genitori che si lamentano per il carico che sta arrivando anche su di loro a causa della didattica a distanza voglio dire questo: non c’è alternativa. Allora cosa preferite, partecipare all’apprendimento dei vostri figli o pure vederli tutto il giorno sul divano a guardare la tv?», commenta Grassucci. Skuola.net ha rilevato anche un gap tra Mezzogiorno e regioni settentrionali nel tipo di strumenti utilizzati. Nelle classi del Nord, «abituate a infrastrutture più stabili ma anche da più giorni alle prese con le chiusure, si sono definitivamente affermate le piattaforme maggiormente evolute per effettuare lezioni interattive in video conferenza come G Suite e Microsoft Teams».
Discorso opposto per il resto del Paese: nelle regioni del Mezzogiorno è ancora il registro elettronico, più conosciuto dai professori, il cardine su cui poggia la didattica a distanza: «È il 47% degli studenti a usarlo per svolgere i compiti da casa, mentre solo il 30% utilizza piattaforme di ultima generazione», racconta Grassucci. Il report dell’osservatorio restituisce un dato significativo circa la condizione degli studenti durante l’emergenza: «Agli studenti non piace proprio questo modo di fare scuola. Solo per il 48% può tranquillamente sostituire la didattica frontale».
Il nemico principale del cosiddetto smart learning sembrerebbe la distrazione: il 35% degli studenti che l’hanno bocciato, rispondendo al questionario di Skuola.net, sostiene che a casa non si riesce a mantenere la concentrazione. Il 24%, invece, non sarebbe in grado di capire fino in fondo le spiegazioni. Il 19% si lamenta che potrebbe risultare falsata la valutazione da parte degli insegnanti e, per il 15% del campione, sono i docenti a dimostrarsi poco efficaci nelle lezioni a distanza.
Tuttavia, c’è qualche aspetto positivo di questa digitalizzazione forzata del mondo dell’istruzione. Per Grassucci si tratta della sperimentazione delle ripetizioni o del doposcuola online: «Un sistema interamente basato sul web come quello di ripetizioni.skuola.net abbatte le distanze tra Sud e Nord, tra città e piccoli borghi. Con la digitalizzazione delle ripetizioni i ragazzi possono consultare tutor e professori particolarmente esperti su un argomento che si trovano dall’altra parte del Paese».
Sullo stesso tema:
- Coronavirus, Azzolina: «Si andrà verso la proroga della chiusura delle scuole»
- Non smettiamo di lavorare: è il momento di avviare la “riconversione digitale” delle aziende
- Coronavirus, la scuola alla prova della didattica a distanza. Gli studenti: «Fondi per tablet e computer, troppi stanno rimanendo indietro»
- Coronavirus, scuole chiuse in 13 Paesi. Per l’Unesco è un’emergenza: «Rischio aumento diseguaglianze»
- Coronavirus, i numeri in chiaro. Il fisico Sestili: «Bisogna aumentare il numero di tamponi» – La videointervista
- Coronavirus, i numeri in chiaro. Il fisico Sestili: «Impennata dei decessi inaspettata» – La videointervista
- Coronavirus, i numeri in chiaro. La ricercatrice Colaiori: «Rallenta la richiesta di terapie intensive» – La videointervista
- Coronavirus, i numeri in chiaro. Il fisico Sestili: «La crescita esponenziale è finita» – La videointervista
- Coronavirus, i numeri in chiaro. Il prof. Pregliasco: «Incremento esponenziale dei contagi. Stabili le terapie intensive»
- Coronavirus, i numeri in chiaro. Il prof. Clementi: «Trend preoccupante a Brescia, Bergamo e Milano» – La videointervista
- Coronavirus, i numeri in chiaro. Il prof. Clementi: «Diminuiscono i contagi? La zona rossa nel Lodigiano ha funzionato» – La videointervista
- Coronavirus, la quarantena non ferma il servizio anti violenza sulle donne
- E l’Italia si riscopre religiosa: boom di ascolti per il rosario in tv – L’intervista
- La Maturità col Coronavirus, diario di un presidente di commissione: i mille dubbi del fischio di inizio