Coronavirus, la Fao avverte: «Rischio crisi globale alimentare». Aumenta il prezzo del grano
L’assalto ai supermercati che in tutto il mondo accompagna ogni nuovo avviso di misure restrittive per contrastare l’avanzata minacciosa del Coronavirus, non rischia soltanto di allarmare la popolazione, ma anche i governi e i mercati. Il panico genera ulteriore panico e tutto ciò ha un costo economico, che si misura nell’aumento dei prezzi delle derrate alimentari, ma non solo.
A dirlo è il capo economista della Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), Abdolreza Abbassian, secondo cui l’inflazione nei beni alimentari dipenderà soprattutto da come governi e imprese reagiranno ai più elevati ritmi di consumo: «Tutto ciò che serve [affinché i prezzi alimentari aumentino ndr] è l’acquisto di panico da grandi importatori come mugnai o i governi per creare una crisi».
«Non è un problema di approvvigionamento, ma è un cambiamento comportamentale rispetto alla sicurezza alimentare», ha dichiarato Abbassian a Reuters. «Che cosa succede se gli acquirenti all’ingrosso pensano di non poter ottenere spedizioni di grano o riso a maggio o giugno? Questo è ciò che potrebbe portare a una crisi globale dell’approvvigionamento alimentare».
I dati sull’inflazione
I primi segni ci sono. I Paesi importatori scalpitano per accaparrare beni come il grano – è il caso dell’Indonesia, che ha prelevato gran parte dei carichi dalla regione del Mar Nero – mentre quelli esportatori, come la Francia, corrono per aumentare le esportazioni.
Ma i prezzi stanno salendo? Il benchmark globale sui futures del grano di Chicago è aumentato di oltre il 6% questa settimana, il più grande guadagno settimanale in nove mesi. Un dato significativo in quanto il grano è alla base dei consumi alimentari in occidente. Secondo la Coldiretti in Italia dall’inizio della pandemia i consumi di farina sono schizzati in alto, +80%.
Un dato che però è in apparente contrasto con l’indice dei prezzi dei cereali della FAO che ha registrato una media di 167,8 punti a febbraio, in calo di 1,5 punti (0,9 per cento) da gennaio. Lo stesso vale per l’indice dei prezzi alimentari, trainati in basso da un forte calo nei prezzi all’esportazione di oli vegetali e, in misura minore, di carne e cereali, per una media di 180,5 punti a febbraio 2020, in calo di 1,9 punti (1,0 percento) rispetto a gennaio.
Ma i dati risalgono alla prima settimana di marzo quando l’epidemia di coronavirus non era ancora stata dichiarata ufficialmente una pandemia. Il timore è che un aumento nei prezzi alimentari possa aumentare l’inflazione “da coronavirus”, dovuta alla rottura della produzione e distribuzione e il conseguente aumento nei costi di produzione. Uno scenario che per il momento ha colpito principalmente la Cina ma che si teme possa contagiare anche il resto del mondo.
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