Coronavirus, Consiglio dei ministri approva il nuovo dl. Conte: «Multe da 400 a 3000 euro per i trasgressori». Fino a 5 anni di carcere ai positivi che violano la quarantena
I dati parzialmente tranquillizzanti degli ultimi due giorni non bastano. Il governo Conte si prepara ad una lunga, lunghissima attesa, con l’obiettivo di ridurre i contagi da Coronavirus: il Consiglio dei ministri ha appena varato un nuovo decreto che punta a riordinare l’intero impianto normativo di questa fase di emergenza, uniformando le sanzioni, chiarendo le competenze delle Regioni e le modalità con cui il governo dovrà rapportarsi con il Parlamento nell’emergenza.
A quanto comunica Palazzo Chigi all’esito del Cdm il decreto prevederebbe anche il carcere da uno a cinque anni per chi è in quarantena perché positivo al Coronavirus ed esce intenzionalmente di casa violando il divieto assoluto di lasciare la propria abitazione. Si incorre in un reato contro la salute pubblica, provocando il diffondersi dell’epidemia.
Le nuove misure
Durante la conferenza stampa a conclusione del Cdm il premier Conte ha chiarito che le multe per le violazioni saranno da 400 a 3000 euro, ma qualora la violazione fosse compiuta con un veicolo la sanzione verrebbe aumentata fino a un terzo. Smentita invece l’ipotesi di fermi amministrativi per le macchine che violano il lockdown.
A proposito dei controlli, il presidente del Consiglio ha spiegato che ci sarà comunque un intervento dei militari nei controlli: «Ben venga l’aiuto dell’esercito, ma i cittadini non devono pensare che la tenuta dell’ordine pubblico sia affidata solo a una militarizzazione dei centri abitati, le forze dell’ordine stanno già agendo in modo molto efficace».
«Abbiamo deliberato l’adozione di un decreto legge che riordina la disciplina anche dei provvedimenti che stiamo adottando in questa fase emergenziale. Il nostro assetto non prevedeva un’emergenza di questo tipo», ha spiegato ancora il premier . «Con questo decreto legge abbiamo regolamentato più puntualmente e in modo più trasparente i rapporti tra l’attività del governo e del Parlamento. Prevediamo che ogni iniziativa venga trasmessa ai presidenti delle Camere e che io vada a riferire ogni 15 giorni».
Rapporto Stato-Regioni
Nel decreto, ha detto ancora Conte, «abbiamo regolamentato anche in modo lineare i rapporti tra gli interventi del governo e le regioni, i presidenti delle regioni e province autonome possono adottare anche misure restrittive e se nel caso più severe ovviamente rimane la funzione di coordinamento del governo». A questo proposito il presidente del Consiglio ha chiarito che la «competenza sulle misure restrittive è dello Stato».
Nella nota finale diffusa da Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei Ministri si legge inoltre che «per specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario, i Presidenti delle regioni possono emanare ordinanze contenenti ulteriori restrizioni, esclusivamente negli ambiti di propria competenza. Le ordinanze locali ancora vigenti all’entrata in vigore del decreto-legge continuano ad applicarsi nel limite di ulteriori dieci giorni».
Lo sciopero dei benzinai
Conte ha dichiarato inoltre, rispondendo a una domanda dei giornalisti collegati in videoconferenza, che la filiera alimentare e carburanti saranno sempre garantiti. In merito alla possibilità di scioperi, soprattutto nel settore dei carburanti, Conte ha affermato: «Sono convinto che non arriveremo a questo perché ho visto nel mondo sindacale un senso di responsabilità, dobbiamo tutelare la salute dei lavoratori ed è per questo che siamo stati 18 ore con i sindacati a Chigi. La ministra De Micheli sui carburanti adotterà un’ordinanza in modo da assicurare i rifornimenti nella penisola. È chiaro che in questo momento dobbiamo presidiare le attività essenziali». «Stiamo facendo aggiustamenti – ha detto ancora – coinvolgendo sindacati che a volte non sono rimasti soddisfatti. Mi auguro che non ci sia uno sciopero, il Paese non se lo può permettere. Vale anche per i carburanti, sarà assicurato il rifornimento».
Rilevamento della positività
Per quanto riguarda le modalità di rilevamento delle positività al virus, il premier ha spiegato che «fin qui abbiamo sempre seguito le indicazioni del comitato tecnico scientifico, abbiamo sempre seguito le loro indicazioni e mai disattese. Continueremo a farlo, al momento non c’è ragione di cambiare la nostra modalità sia di conteggiare i contagiati che di procedere ai test, abbiamo una linea di massimo rigore e massima trasparenza».
Perché si è parlato della data del 31 luglio
Stando al testo iniziale della bozza, praticamente tutte le attività che sono ferme ora potrebbero essere nuovamente bloccate: negozi al dettaglio, teatri, attività sportive, convegni. E, in generale, ci si potrà spostare solo per motivi urgenti, come avviene ora. Per tutti questi blocchi, appunto, si valuterà strada facendo, di 30 giorni in 30 giorni fino al 31 luglio, termine in cui “scadono” i sei mesi dello stato di emergenza, dichiarato dal governo lo scorso 31 gennaio.
Il parere degli esperti
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