Coronavirus, la quarantena di una suora di clausura: «Siamo abituate al silenzio, ma l’epidemia sta cambiando anche la nostra vita»
«Abituate alla regola della clausura, non ci pesano le giornate scandite dal silenzio». Suor Maria Grazia vive nel monastero domenicano di Pratovecchio, in Toscana. Ha scelto la vita monastica dall’età di 28 anni. Ne ha passati altrettanti in clausura – oggi ne ha 56 – e, a causa dell’emergenza sanitaria del Coronavirus, anche lei sta vivendo una sorta di quarantena nella quarantena: «Sono stata recentemente in Lombardia grazie a un permesso della mia priora. Adesso devo rispettare tutte le norme di precauzione per non mettere a rischio la salute delle mie sorelle».
Anche una comunità chiusa come quella di un monastero di clausura si trova a fare i conti con il Covid-19. Suor Grazia racconta che anche i momenti di preghiera sono cambiati a causa dell’emergenza in corso: «Preghiamo sempre per tutto il personale ospedaliero che sta vivendo in prima linea questa crisi, ma anche per quelle persone che non hanno smesso di aiutare gli anziani o chi è in difficoltà». Anche le visite al monastero da parte di persone che portano cibo e beni di prima necessità sono diminuite. «Diversi amici del monastero – aggiunge Suor Grazia – hanno contratto il Coronavirus. Insieme alla preoccupazione per tutti i malati, però, a me e alle mie sorelle arriva la gioia nel veder nascere tante iniziative di solidarietà».
«Preghiera, lavoro e studio: passiamo così i nostri giorni in clausura -, spiega Suor Grazia. Mi rendo conto che questo momento possa essere particolarmente duro per le persone abituate a una vita frenetica. È difficile il doversi fermare in casa, all’improvviso». Tuttavia, la sua sensazione è che «la vita domestica, le ridotte relazioni, possano spingere le persone verso un cammino di cambiamento interiore. Questa emergenza – dice -, non deve rimanere un fatto sterile, ma ci deve scuotere. Ci deve scuotere a non essere indifferenti alle sofferenze del mondo». Fa un appello ai cittadini italiani costretti a rimanere in casa: «Impariamo a portare la sofferenza di tutto il mondo: quella dei bambini che ogni giorno muoiono di fame e di freddo, quella delle persone che vivono in Paesi in guerra».
Suor Grazia spera che la quarantena aiuti le persone a non essere più indifferenti: «Pensiamo alla sofferenza degli immigrati – aggiunge -. Tutto questo ci sembrava lontano, ci interessavamo con un certo distacco e il nostro cuore era comunque in pace. Oggi, il pericolo per la nostra salute e la sofferenza ci tocca da vicino, negli aspetti più intimi». E conclude: «Il tempo di isolamento ci insegna tanto, molte cose che dentro di noi conosciamo, ma che la frenesia quotidiana ci fa dimenticare. Come ad esempio l’attenzione ai momenti famigliari, oppure l’importanza della condivisione delle emozioni».
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