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È morto Lillo Venezia, addio allo storico direttore della rivista satirica “Il Male”

24 Marzo 2020 - 17:06 Redazione
La sua satira lo ha messo nei guai molte volte, tra censure e ritorsioni. Ha subito oltre cento denunce per i suoi articoli ed è finito in carcere per vilipendio della religione e di un capo di Stato estero (il Papa)

Si è spento all’età di 70 anni Calogero Venezia, detto “Lillo”, storica voce del giornalismo ed ex direttore della celebre rivista satirica Il Male. A dare la notizia su Facebook è stata la sorella Enza Venezia Signorello: «Con enorme dolore – ha scritto in un post – devo comunicarvi che mio fratello, Lillo Venezia, non c’è più».

https://www.facebook.com/enza.veneziasignorello/posts/10219883530346063

Nato nel 1950 a Catania, insieme a Mauro Rostagno e a Peppino Impastato aveva fatto parte del gruppo di Lotta Continua. In Sicilia era in prima linea nella lotta contro la mafia, e sosteneva le battaglie degli operai e dei movimenti studenteschi.

Da giornalista aveva subito oltre cento denunce per i suoi articoli contro i potenti di allora, e finì anche in carcere per vilipendio della religione e di un capo di Stato estero (il Papa). Alcune copie incriminate, furono bruciate in piazza.

Dal 1977 ha diretto Il Male e lo ha sempre rivendicato con forza: «Il direttore dell’unico vero Male sono io», diceva a Il Fatto Quotidiano nel 2011. «Ho diretto la versione originale del Male, quello uscito nel 1977, in pratica dall’inizio alla chiusura», precisava Venezia la cui satira lo ha messo nei guai molte volte, tra censure e ritorsioni.

Fra gli scherzi e le beffe più celebri, una memorabile prima pagina con l’arresto dell’attore Ugo Tognazzi, presentato come capo delle Brigate rosse su diverse testate false come Paese Sera, Il Giorno e La Stampa. Le immagini mostravano l’attore con le manette, scortato dai carabinieri. Uno scherzo che fece vendere migliaia di copie.

«È morto povero, con una pensione sociale di quattrocento euro che negli ultimi tempi gli era stata anche tolta dalla burocrazia», scrivono nel ricordarlo i redattori de I Siciliani, storico giornale del quale aveva fatto parte. «Questa sua povertà testimonia più di ogni altra cosa lo spirito con cui il nostro Lillo ha lavorato e lottato per tutti questi cinquant’anni, senza mai chiedere carriere o onori, orgoglioso della sua semplice condizione di compagno e di cittadino».

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