Coronavirus, il governo: «Distribuiti 25 milioni di mascherine alle Regioni». Italia Viva: «Serve chiarezza sul reale fabbisogno»
La questione dei dispositivi di protezione individuali – mascherine e non solo – approda al centro del question time con il governo alla Camera sull’emergenza Coronavirus. Montecitorio torna protagonista, e dopo giornate di dibattito anche polemico sulla effettiva apertura o chiusura dei due rami del Parlamento, entrambe le Camere riuniscono di nuovo le rispettive Assemblee.
Non solo per il question time ma anche per le comunicazioni del premier Giuseppe Conte, che ha annunciato che si presenterà in Parlamento, dice, a riferire ogni 15 giorni. In Aula entrano temi, numeri, luoghi e volti fino a oggi parte della quotidianità degli italiani, ma fuori da Montecitorio. Il deputato leghista Christian Invernizzi si commuove parlando di Bergamo. Piange, il suo collega Daniele Belotti.
Roma, 25 marzo 2020
La Camera dei Deputati si riunisce per il Question Time con i Ministri Alfonso Bonafede, Fabiana Dadone, Lucia Azzolina e Federico D’Incà. Rispettate le norme di distanza per rallentare l’epidemia di Coronavirus. Molti deputati hanno indossato guanti e mascherine.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
«La bergamasca sta perdendo un’intera generazione. Non di ‘vecchi’ come sento dire. Ma di nonni e nonne. Uscendo dalla Lombardia, ho incontrato per la strada tre carri funebri e 4 ambulanze: non era mai successo», dice Invernizzi. «Oggi a Bergamo c’è un silenzio di dolore e dignità. I numeri sono importanti e dietro i numeri ci sono le storie. Ci sono 144 medici di famiglia malati. E non sappiamo quanti operatori sanitari».
Roma, 25 marzo 2020
Belotti (Lega) si commuove: «I bergamaschi non si fermano mai, grazie a tutti i volontari».
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Le mascherine
Il decreto Cura Italia del 17 marzo 2020 «prevede che i dpi vengano forniti in via prioritaria ai medici e al personale sanitario senza distinzione di struttura: in ospedale, in pronto soccorso, nelle Rsa e case di cura», spiega il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. Il commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri, «ha già assunto le iniziative necessarie per incrementare i volumi di acquisto, velocizzare e centralizzare i procedimenti di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, assumendo al contempo iniziative di riconversione di realtà produttive al fine di potenziare la produzione nazionale di tali dispositivi», aggiunge il ministro.
Il punto è che al momento la produzione di dispositivi di protezione individuale e di dispositivi medicali «è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale», aggiunge D’Incà. «Pertanto si riscontra una maggiore difficoltà nel loro reperimento». Non solo: «La diffusione dell’epidemia a livello globale ha comportato peraltro una lievitazione dei prezzi che ormai sono fuori controllo con una distorsione del mercato che non consente più di avere prezzi medi di riferimento. A ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni che hanno adottato molti Paesi produttori».
25 milioni di mascherine distribuiti alle Regioni
«Ad oggi, sono stati ricevuti e distribuiti alle regioni 25.205.000 mascherine chirurgiche, FFP2 e FFP3», dice ancora D’Incà. Il Dipartimento della protezione civile «ha sottoscritto oltre 60 contratti con ditte operanti nella produzione e distribuzione dei presidi medici necessari al contenimento dell’epidemia da coronavirus. Con tali atti sono stati fino ad oggi stipulati contratti di acquisto per dispositivi di protezione individuale e dispositivi medici per un importo complessivo di circa 490 milioni di euro, nell’ambito del quale sono comprese 344.870.895 mascherine facciali di vario tipo e 2.560 ventilatori polmonari».
E «sono in corso di acquisizione altri dispositivi di protezione individuale e medici, a seguito di procedure bandite da Consip Spa, per un importo complessivo di euro 317.613.142,58. Nell’ambito delle procedure di gara avviate, Consip ha già posto in essere ordini ai fornitori che sono in corso di esecuzione per un importo pari a euro 202.821.084. In queste procedure è prevista altresì l’acquisizione di 2.249 ventilatori polmonari», conclude D’Incà.
Il fabbisogno mensile
La confusione però sulle mascherine – è la denuncia di Italia Viva, che pure fa parte della maggioranza di governo – non si diraderebbe. «Le sue parole, ministro, non diradano la confusione sul problema del fabbisogno di mascherine», chiosa il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti nella replica.
«In quasi due mesi siamo passati dalle dichiarazioni in cui si diceva che le mascherine non servono a quelle attuali, secondo cui sono vitali. Sarebbe interessante sapere a chi sono stati dati i 3 milioni di mascherine di cui parla il governo, dal momento che molte regioni lanciano disperati appelli per la loro carenza», affonda Giachetti. Il commissario Arcuri «dice che ne sono arrivati 5 milioni. Sono poche. E a chi sono state date?».
Un’altra domanda resta senza risposta, secondo il deputato: «Qual è la quantificazione reale del fabbisogno mensile? Per il commissario Angelo Borrelli si tratta di 50 milioni al mese, per Arcuri di 90 milioni. È una differenza non da poco: il doppio». E sempre su questo: Arcuri ha parlato di «produzione nostrana. Ma se essa coprirebbe 50 milioni: gli altri 40 milioni da dove arrivano?», dice Giachetti. «Ora va posto rimedio, ma superata l’emergenza una qualche responsabilità sul mancato coordinamento e sull’assenza di una cabina di regia dovrà pur emergere».
In copertina ANSA / Fabio Frustaci | I ministri Federico D’Incà, Lucia Azzolina e Fabiana Dadone nell’aula della Camera dei Deputati in occasione del question time sull’emergenza coronavirus, Roma 25 marzo 2020.
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