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Dalla Spagnola al Coronavirus, la donna di 104 anni sopravvissuta a due pandemie: «A mia madre dissero che era un’untrice»

25 Marzo 2020 - 10:06 Redazione
spagnola
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Nel 1918 nonna "Neta" perse il fratello appena nato, Michelino, che la "Spagnola" si portò in via pochissimo tempo. Ora la donna, classe 1916, rimane a casa, davanti alla finestra, sperando che anche questa pandemia passi presto

Non vede le amiche da settimane, rimane a casa tutto il giorno, accudita dalla nipote ma non si perde d’animo, non si lamenta, non è pessimista. Anzi. Sa bene che l’emergenza sanitaria del Coronavirus è una cosa seria e che il periodo che sta affrontando l’Italia è il più difficile degli ultimi anni. Lei è Anna “Neta” Novero, classe 1916, una donna che ha già affrontato la “Spagnola”, virus che colpì tutto il mondo tra il 1918 e il 1920 e che causò milioni di morti.

Durante l’influenza spagnola, Neta viveva a Torino, città in cui nell’ottobre del 1918 morivano 400 persone al giorno. Un virus che sterminò famiglie, che causò il decesso di bambini, di anime innocenti, e che portò all’allestimento di ospedali improvvisati. A raccontare la sua storia è Lodovico Poletto su La Stampa.

La morte del fratello

Lei, adesso, sta benissimo ma il suo pensiero non può che andare alla “Spagnola”, a quella malattia che privò lei e la sua famiglia del piccolo Michelino. Era appena nato e quell’influenza mortale, la pandemia più grave della storia dell’umanità, «se lo portò via in poco tempo».

L’accusa di essere un’untrice

Sua madre, però, provò a reagire e così decise di regalare i vestitini di Michelino, quel figlio tanto atteso e tanto amato, alla «vicina di casa che aveva un figlio piccolo». Un gesto di grande amore. Purtroppo, dopo poco tempo, anche il figlio della vicina di casa si ammalò e la madre di nonna “Neta” venne accusata di essere un’untrice: «Se la presero con lei che non c’entrava nulla, che aveva voluto essere gentile».

La ricerca di un colpevole a tutti i costi

E così è avvenuto nel nostro Paese dove, in un primo periodo, si sono registrati diversi episodi di razzismo nei confronti della comunità cinese (perché il virus proveniva dalla Cina): dalle bottiglie di vetro in testa agli insulti, come documentato da Open. Il motivo? In tempi di pandemia si cerca un colpevole, si dà il via a una caccia all’untore che in realtà genera solo più incertezza e paura. Ma nonna “Neta” ci tiene a precisare che anche stavolta «ce la faremo».

Foto in copertina: archivio Ansa

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