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Coronavirus, scontro con l’Europa. Conte rompe poi la mediazione: altre due settimane per chiudere l’intesa

26 Marzo 2020 - 22:18 Giulia Marchina
Il no prima dell'Italia e poi della Spagna riapre la discussione. Che però è più un rinvio: Germania e Olanda contrarie all'uso dell'eurobond

La riunione in teleconferenza dell’Eurogruppo è arrivata ad un passo dalla rottura questa sera, 26 marzo. Decisivi il no della Spagna e soprattutto dell’Italia, attualmente i paesi più colpiti dall’emergenzaCoronavirus. In serata, però, la teleconferenza si è conclusa con l’accordo per rimandare ancora la decisione definitiva di due settimane.

Quasi alla fine della riunione, infatti, il premier Giuseppe Conte ha dichiarato che non avrebbe firmato e che dava 10 giorni di tempo all’Eurogruppo per trovare una soluzione adeguata. La mediazione è stata di rimandare di due settimane e non di dieci giorni (non è una differenza da poco visto che il fattore tempo gioca contro i paesi più gravemente colpiti).

La rottura è stata sull’uso degli strumenti economici in campo. L’Italia insiste da tempo per l’attivazione degli eurobond, o coronabond, bloccati, a quel che si capisce, soprattutto per il no della Germania. Nella bozza c’era anche un riferimento al Meccanismo europeo di stabilità – strumento che l’Italia vuole evitare ad ogni costo ma invece spinto da Germania e Olanda – che è poi stato definitivamente cassato.

Dopo il no anche da parte della Spagna, la teleconferenza è andata avanti ancora, fino alle 22 passate. Quindi, la decisione di prendere altre due settimane per stringere un accordo sulle misure definitive. I risultati sono stati spiegati in conferenza stampa, anche questa in teleconferenza.

Come spiega l’agenzia Ansa, nelle conclusioni del vertice si legge: «Prendiamo nota dei progressi fatti dall’Eurogruppo», e lo «invitiamo a presentarci proposte entro due settimane. Queste dovrebbero tenere in considerazione la natura senza precedenti dello shock» del Coronavirus. «La nostra risposta deve essere rafforzata, come necessario, con azioni ulteriori in modo inclusivo alla luce degli sviluppi, per finalizzare una risposta esauriente». Nessun riferimento dunque al Mes.

Da palazzo Chigi arriva la conferma che il dibattito è stato duro. E che alla fine la mediazione è stata che il Consiglio europeo dia mandato all’eurogruppo perché elabori proposte che poi saranno riportate allo stesso Consiglio entro quindici giorni.

Cosa ha detto Conte

«L’Italia ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1.6 anziché 2.2 come programmato», avrebbe detto il premier italiano. «Qui si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire a una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile».

E avrebbe concluso: «Una risposta forte ed adeguata la dobbiamo ai nostri cittadini e in definitiva alla stessa Europa. Che diremo ai nostri cittadini se l’Europa non si dimostra capace di una reazione unitaria, forte e coesa di fronte a uno shock imprevedibile e simmetrico di questa portata epocale? Le conseguenze del dopo covid-19 vanno affrontate non nei prossimi mesi ma domani mattina. Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno!».

Di Maio: «Spenderemo quanto serve»

Puntuale l’appoggio al premier da parte del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha dichiarato durante un’intervista al Tg1: «Conte ha fatto bene » a respingere la bozza del vertice Ue. «Se si vogliono proporre vecchi strumenti faremo da soli». E ha aggiunto: «È il momento che il popolo italiano venga aiutato», questo «significa poter spendere tutti i soldi che servono per aiutare imprenditori, lavoratori e famiglie e poterci rialzare».

La bozza della Ue

«Prendiamo nota del progresso fatto dall’Eurogruppo sul sostegno per la crisi della pandemia e lo invitiamo a definire senza ritardi e sviluppare le specificazioni tecniche necessarie. La nostra risposta terrà conto della natura senza precedenti dello shock Covid-19 che colpisce tutti i nostri Paesi e sarà intensificato, se necessario, con ulteriori azioni in modo inclusivo, alla luce degli sviluppi, al fine di fornire una risposta globale». Era la sintesi del testo di conclusioni del Consiglio europeo che era stato sottoposto ai capi di Stato e di governo. Un blando riferimento al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), c’era dunque, anche se sul suo uso non c’era accordo all’interno dell’Eurogruppo. Nel testo non c’è alcun riferimento al coronabond, tuttavia in un passo veniva indicato in termini generici che «useremo gli strumenti Ue per sostenere l’azione (degli Stati) e per sostenere le economie e alleviare i problemi sociali e di occupazione nella misura necessaria».

I ministri delle Finanze dovranno «esplorare rapidamente le possibilità di incrementare la risposta complessiva della Bei», diceva ancora la nota. Nelle stesse ore, il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, durante un forum economico su YouTube, aveva detto di non ritenere «che gli Eurobond siano lo strumento giusto».

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