Perché la ministra Lamorgese ha denunciato il sindaco di Messina per vilipendio alla Repubblica
La notizia arriva direttamente dal Viminale, la sede del ministero dell’Interno che dal settembre 2019 è guidato da Luciana Lamorgese. In una nota viene spiegato che sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i comportamenti del sindaco di Messina Cateno De Luca, ex democristiano e fondatore del movimento civico Sicilia Vera. Si tratta solo dell’ultimo capitolo di uno scontro tra ministero e sindaco di Messina iniziato a causa delle misure per limitare la diffusione del Coronavirus. Le azioni del primo cittadino sono state denunciate «perché censurabili sotto il profilo della violazione dell’articolo 290 del Codice penale (Vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate)». Nella nota si chiarisce anche che il ministro Lamorgese ha preso questa decisione «a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che lei rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari».
I flussi verso la Sicilia: da dove nasce lo scontro
Tutta la vicenda comincia lunedì 23 marzo, verso le 11.00. Il sindaco di Messina Cateno De Luca diffonde un comunicato in cui dice: «Questa mattina ho visto video e foto del flusso incontrollato di macchine che stanotte hanno attraversato lo Stretto dalla Calabria per raggiungere la Sicilia. Mi sono reso conto che qua c’è qualcuno che gioca con la nostra vita e la nostra pazienza». E scaglia il primo attacco verso il governo: «Bene, la mia pazienza è finita sto preparando una diffida contro il Governo nazionale, il Prefetto di Messina, di Reggio Calabria e dei Questori: voglio capire che cosa è successo stanotte. Voglio la prova e il riscontro dei controlli fatti e li voglio entro stasera. Io oggi sarò lì, a costo di bloccare la nave».
March 25, 2020
Qualche ora dopo, circa alle 16.00, il governatore della regione Sicilia Nello Musumeci raccoglie l’appello di Cateno De Luca e diffonde altre dichiarazioni: «Nessuno deve più entrare in Sicilia, lo sa il ministro dell’Interno, lo sa il premier Conte, lo sa il ministro Boccia, lo sanno tutti a Roma. In Sicilia i provvedimenti parlano chiaro: lo Stretto lo possono attraversare solo le forze dell’ordine e armate, i sanitari e i lavoratori pendolari». A questo punto si muove anche il Viminale che emette una nota dove sconfessa le accuse di Musumeci: «Non rispondono al vero le accuse del presidente Musumeci – mosse per di più in un momento in cui le istituzioni dovrebbero mostrarsi unite nel fronteggiare l’emergenza – secondo le quali sarebbe in atto un flusso incontrollato verso le coste siciliane, tant’è che, ieri, tutte le persone che hanno traghettato sono risultate legittimate a farlo». Il ministero dell’Interno ha anche specificato nel dettaglio come è stato gestito il flusso:
I transiti giornalieri per la Sicilia hanno fatto registrare una costante diminuzione dai 2.760 di venerdì 13 marzo ai 551 di ieri, domenica 22 marzo. La domenica precedente, 15 marzo, il traffico era consistito in circa il doppio di auto e quasi il triplo di passeggeri, rispettivamente 469 e 1384. In particolare, ieri, sono traghettati da Villa San Giovanni a Messina 551 viaggiatori e 239 autovetture. Tutti i viaggiatori sono stati controllati prima di salire a bordo. Dei 551 viaggiatori, 136 sono risultati appartenenti alle Forze dell’ordine che giornalmente attraversano lo stretto per motivi di lavoro; i restanti 415 sono tutti risultati appartenenti alle altre categorie legittimate ad effettuare il traghettamento
Cosa ha detto il sindaco di Messina
Nella nota del Viminale in cui si rende conto della denuncia non è chiaro per quali comportamenti specifici il ministro Lamorgese abbia deciso di muoversi. Ma su Twitter circolano una serie di video riconducibili al 23 marzo in cui il sindaco di Messina attacca frontalmente Lamorgese: «Ministero degli Interni, con tutto il rispetto, vai a fanculo». Il sindaco poi continua leggendo una serie di verbali sulle persone arrivate in Sicilia che sono state fermate dalle Forze dell’Ordine. A questo parole potrebbe fare riferimento il Viminale: «Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo, ripetute per giorni davanti ai media da parte del primo cittadino di Messina all’indirizzo del ministero dell’Interno, appaiono inaccettabili, e quindi censurabili sotto il profilo penale».