Effetto Coronavirus sulle emissioni di gas serra: riduzione del 5-7% nei primi tre mesi del 2020 – I dati
Le restrizioni alla mobilità su tutto il territorio dovute all’epidemia di Covid-19 hanno portato, secondo i dati rilevati dall’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA) a una consistente riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale nei primi tre mesi dell’anno. Pur trattandosi di dati non ancora consolidati, la stima è che nel primo trimestre del 2020 le emissioni sul territorio nazionale saranno inferiori del 5-7% rispetto a quelle dello stesso trimestre del 2019.
Il calo è addebitabile principalmente alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-4,0%), in particolare per la riduzione dell’utilizzo del carbone, e alla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (-3,7%), trasporti (-0,6%) e riscaldamento (-1,8%). Un abbassamento delle emissioni che fa ben sperare ma che non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo.
Il riscaldamento dell’atmosfera, infatti, non dipende delle emissioni di gas serra in un singolo anno, ma dalle concentrazioni di gas serra presenti nell’atmosfera, che hanno un effetto radiativo – ovvero alterano il bilancio tra energia entrante ed energia uscente nel sistema Terra-atmosfera. La permanenza di una sostanza inquinante nell’atmosfera dipende dalla sua stabilità, cioè dal rapporto fra i processi di produzione e rimozione della sostanza stessa. E la CO2, il principale gas serra, ha una lunga permanenza nell’atmosfera perciò nel lungo periodo il riscaldamento globale dipende dall’andamento cumulato delle emissioni globali.
Insomma, la riduzione delle emissioni dovute all’emergenza Coronavirus avrà un effetto del tutto trascurabile sulle temperature di quest’anno o dei prossimi anni, che dipenderanno in primo luogo dalla variabilità nel breve periodo e – in secondo luogo, nella loro tendenza nel lungo periodo – dall’entità delle emissioni pluriennali di gas serra e degli assorbimenti di CO2, naturali o antropici.
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