Coronavirus. L’Italia «regala» 50 milioni di euro alla Tunisia per l’emergenza Covid-19? No!
In questi giorni si è parlato della notizia di una cifra pari a 50 milioni di euro «versati» dall’Italia alla Tunisia per aiutare il paese nordafricano nell’emergenza Coronavirus. Ad annunciarlo è stata l’Ambasciata italiana in Tunisia tramite un post della pagina Facebook ufficiale, ma risulta ad oggi rimosso.
Italia e Tunisia continuano a cooperare per superare questo difficile momento insieme. L’Italia, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, ha versato 50 milioni di euro (circa 157 milioni di dinari) a titolo di credito d’aiuto alla Banca Centrale tunisina. Questa somma è destinata a sostenere le imprese tunisine e potrà essere utilizzata per rispondere all’impatto socioeconomico del #coronavirus in Tunisia, supportando le misure messe in campo dal Governo tunisino. È un primo passo, mano nella mano, per far fronte al #COVID19.
Il post è vero ed è stato effettivamente cancellato. Tramite la cache di Google è possibile recuperarlo (per sicurezza ho salvato su Archive).
Il post Facebook era stato ripreso anche dal sito ufficiale Tunisi.aics.gov.it (così come da Ansamed.info) nel comunicato dal titolo «L’Italia e la Tunisia cooperano per superare insieme la crisi del Coronavirus»:
L’Italia e la Tunisia continuano la loro collaborazione per superare insieme questo momento difficile. L’Italia, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, ha erogato 50 milioni di euro (circa 157 milioni di dinari) a titolo di credito di aiuto alla Banca centrale tunisina. Tale importo è destinato a sostenere le imprese tunisine e potrà essere utilizzato per rispondere all’impatto socioeconomico del coronavirus in Tunisia, sostenendo le misure attuate dal governo tunisino. Questo è il primo passo, intrapreso insieme dai due Paesi, per affrontare il COVID19.
In diverse occasioni alcune testate italiane avevano sostenuto che si trattasse di un «regalo alla Tunisia»:
- Il governo chiede soldi agli Italiani ma dona 50 milioni alla Tunisia. Poi cancella il post di ringraziamento da parte dell’ambasciata per la vergogna (link)
- Coronavirus, il governo dà 50 milioni alle imprese tunisine. Delmastro: “Siamo oltre la follia” (link)
- Coronavirus, è ufficiale: l’Italia ha versato 50 milioni di euro alla Tunisia (link)
- L’Italia regala 50 milioni alla Tunisia, Delmastro (FdI): “Follia contro la Nazione. Di Maio riferisca” (link)
Credito d’aiuto? Non è la prima volta
Troviamo numerosi precedenti e non solo per la Tunisia. Rimanendo nel caso del paese africano limitrofo, su Newsmercati.com troviamo un precedente in merito a 73 milioni di euro con la seguente spiegazione:
Credito di aiuto alla Tunisia
I crediti agevolati concessi dal Governo italiano a stati, banche centrali o enti di Stato di Paesi in via di sviluppo, si riferiscono ad acquisizioni di beni e servizi di origine italiana (crediti di aiuto “legati”).
Che cos’è il «credito di aiuto»
L’ambasciata italiana parla di 50 milioni di euro a titolo di «credito di aiuto», il che fa pensare ad un prestito e non a un «regalo». Che cosa significa? Per scoprirlo bisogna andare a leggere quanto riportato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in merito alla cooperazione Finanziaria nei paesi in via di sviluppo. Si parte citando la legge n. 49/87, per la precisione l’articolo 6, dove è prevista l’autorizzazione del Ministro del Tesoro su proposta di quello degli Affari Esteri:
Il Ministro del tesoro, previa delibera del CICS, su proposta del Ministro degli affari esteri, autorizza il Mediocredito centrale a concedere, anche in consorzio con enti o banche estere, a Stati, banche centrali o enti di Stato di Paesi in via di sviluppo, crediti finanziari agevolati a valere sul Fondo rotativo costituito presso di esso.
All’interno della sezione del sito del Ministero degli Affari Esteri vengono riportate le caratteristiche principali dei crediti di aiuto legati ai Paesi in via di sviluppo limitrofi all’Italia:
I crediti di aiuto concessi dal Governo italiano sono spesso destinati al finanziamento di lavori, di forniture e di servizi di origine italiana (crediti “legati”) con la possibilità di effettuare spese in loco, nei Pvs limitrofi e nei paesi Ocse– a seconda dei settori d’intervento – fino ad una percentuale massima del 95% del credito.
Come riportato nel precedente di Newsmercati.com, ad essere coinvolte sono imprese italiane che forniscono lavori, forniture o servizi. Inoltre, non si tratta di un finanziamento a fondo perduto. Risulta strano, inoltre, che sia stato concesso in seguito all’emergenza coronavirus siccome per l’approvazione di tale aiuti non si impiega poco tempo.
Il comunicato della Farnesina
Dopo aver contattato il Ministero degli Esteri, prima per via telefonica e successivamente via email per una richiesta ufficiale di chiarimento sulla vicenda, la Farnesina ha diffuso il seguente comunicato stampa:
In merito ad alcune polemiche sollevate nelle ultime ore, la Farnesina precisa che quello nei confronti della Tunisia non è un dono, né un regalo, bensì un credito (di aiuto), appunto di 50 milioni di euro, che rientra nel quadro del più ampio Memorandum of Understanding Italia – Tunisia siglato nel 2017, dunque ben tre anni fa. Non solo: il contratto di finanziamento è stato poi perfezionato il 18 marzo 2019, contestualmente alla sottoscrizione del relativo accordo intergovernativo Italia – Tunisia, su risorse del Fondo Rotativo per la Cooperazione allo Sviluppo (ex lege 125/2014) di cui CDP è gestore per sostenere gli investimenti privati nel settore agricolo e dell’economia sociale e solidale. Si tratta dell’esecuzione di un’intesa bilaterale poi giunta nel marzo 2019 e, proprio a tal proposito, sorprendono non poco le strumentalizzazioni giunte al riguardo. Si evince facilmente, dunque, che la finalità del credito, proprio perché connessa ad accordi del 2017, non potrebbe essere collegata in alcun modo all’emergenza Covid, ma a un programma a supporto delle PMI tunisine definito a livello intergovernativo nella prima metà dello scorso anno. Programma di supporto come peraltro ve ne sono molteplici e dei quali, si ricorda, giova in modo indiretto anche il tessuto imprenditoriale italiano attivo sul territorio.
Conclusioni
Il post Facebook dell’Ambasciata si è rivelato dannoso visto che il modo in cui è stato comunicato il tutto ha fatto si che la situazione relativa al credito d’aiuto fosse mal interpretata: non riguardava l’emergenza coronavirus, ma un finanziamento (non a fondo perduto) previsto da ben prima dell’epidemia.
Chi si è occupato della vicenda doveva, come prima cosa, chiedere informazioni al Ministero competente e informarsi su quanto è previsto per il credito d’aiuto.
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