Coronavirus, solo un giovane su cinque sta continuando a lavorare. Meno colpiti gli over35 – I dati Istat
Con l’Italia in quarantena per l’emergenza Coronavirus e tutti i settori industriali e commerciali bloccati tranne quelli considerati indispensabili o strategici, milioni di italiani sono a casa senza lavorare. I dati sono impressionanti: sono 7 milioni e 800mila i lavoratori rimasti a casa in tutto il Paese su un totale di 23 milioni 360 mila (media annua 2019).
Soltanto in Lombardia 1,6 milioni di lavoratori hanno sospeso l’attività lavorativa a seguito delle chiusure previste dai Dpcm dell’11 e 22 marzo 2020: 464 mila a Milano, 244 mila a Brescia e 199 mila a Bergamo. Ma qual è stato l’impatto sui giovani lavoratori under-35? Ci sono, oltre alle differenze regionali, anche differenze demografiche nel calo dell’occupazione o la pandemia sta colpendo tutte le fasce di lavoratori in modo uguale? Una prima risposta viene fornita da una memoria scritta per il Senato dall’Istat.
Secondo l’Istat, soltanto il 49,7% dei lavoratori under24 e il 61% dei lavoratori tra 25-34 anni è tuttora occupato nei settori ancora attivi. Unendo le due categorie, parliamo di circa 3 milioni di lavoratori su un totale di 15 milioni 576 mila. Sono circa 2 milioni (551 mila gli under24 e 1,6 milioni nella fascia 25-34) i lavoratori under35 non attivi, su un totale di 5 milioni e 171 mila, pari al 41,3%. Vuol dire che su una popolazione under35 pari a 13.044.546, attualmente sta continuando a lavorare circa il 23%. Un numero basso, se si considera che prima dell’epidemia il numero di giovani occupati nella fascia 15-34 era superiore ai 5 milioni (dati Istat), ovvero circa 39,4% del totale.
Il totale è basso anche se confrontato con le stime Istat per le altre fasce d’età: si passa dal 49,7% degli under24 (539 mila lavoratori) al 73,6% tra gli over55 (3 milioni 792 mila) ancora attivi. In media più del 65% dei lavoratori nella fascia over 35 sta continuando a lavorare, ovvero circa 12,4 milioni di persone su un totale di circa 18 milioni: una differenza di ben 9 milioni rispetto alla fascia 15-34 anni. Insomma, la pandemia di coronavirus lascia a casa, sia in percentuale che in totale, un numero molto più significativo di giovani lavoratori.
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