Londra, annuncio choc: «Se lavoreremo bene resteremo sotto i 20 mila morti»
Prima nessuna misura ma la decisione di puntare sull’«immunità di gregge», poi la raccomandazione agli over 70 di «stare a casa», poi ancora il lockdown all’italiana e adesso la paura, davanti al numero delle vittime e contagiati che nel Regno Unito continua a salire per l’epidemia di Coronavirus.
«Potremo considerare di aver fatto bene se riusciremo a rimanere sotto i 20mila morti». A dirlo è il direttore del sistema sanitario inglese Stephen Powis durante il briefing quotidiano a Londra per gli aggiornamenti sull’emergenza Coronavirus.
Secondo le stime del Department of Health and Social Care i morti per Coronavirus sono arrivati a 1.019, e il conto è fatto solo su quelli che sono stati ricoverati in ospedale. Nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 260 mentre il totale dei pazienti positivi al Covid-19 sono 17.089, su oltre 120mila tamponi analizzati.
March 28, 2020
Ma i dati non raccontano tutto. La pandemia è arrivata a contagiare anche i simboli del Regno Unito: il premier Boris Johnson è risultato positivo al tampone, così come il principe di Galles ed erede al trono Carlo. La regina insieme al marito Filippo, 92 e 98 anni, si è trasferita nel castello di Windsor per evitare il contagio. Il governo è in quarantena. In molti, a questo punto, stanno criticando la linea seguita dal primo ministro Boris Johnson che nelle prime fasi della pandemia ha cercato di minimizzare il pericolo. Solo il 3 marzo, come viene mostrato da un video del The Guardian, spiegava che nonostante quello che stava succedendo in altri Stati, lui continuava a stringere mani nei suoi incontri pubblici, anche negli ospedali.
Una delle critiche più dure arriva da Richard Norton, direttore della prestigiosa rivista scientifica The Lancet: «Abbiamo sprecato febbraio quando avremmo potuto agire. Tempo in cui avremmo potuto moltiplicare i test. Tempo in cui avremmo potuto procurarci materiale protettivo. Non l’abbiamo fatto. La strategia del governo è fallita, in parte perché i ministri, per ragioni che rimangono opache, non hanno seguito subito i consigli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità».
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