Coronavirus, i numeri in chiaro. Il dottor Pregliasco: «Ora è fondamentale insistere: sarà una Pasqua chiusa» – La videointervista
Novecentodiciannove vittime il 27 marzo, 889 il 28 marzo e 756 oggi, 29 marzo. Il numero delle vittime collegate al Coronavirus negli ultimi tre giorni ha registrato un calo evidente. Fabrizio Pregliasco, epidemiologo e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano, spiegava ieri a Open che ora quella vetta di contagi vista nei primi grafici si sta ammorbidendo, trasformandosi in una collina. Oggi lo stesso Pregliasco sottolinea che questi dati devono ricordarci che siamo sulla strada giusta, una strada su cui dobbiamo rimanere ancora.
«Si vede un trend positivo, anche nell’incertezza di analizzare questi dati dal punto di vista statistico. Le vittime sono ancora legate alla fase crescente di questa pandemia che all’inzio è stata sottostimata, almeno come numero di casi. È un bel segnale anche il dato della crescita, ormai molto stabile. Da otto giorni si attesta sui 5mila casi ogni 24 ore». Nessuna apertura però sulle misure prese dal governo per arginare la diffusione del virus: «Ora continuare così è fondamentale. Stiamo lavorando bene ma dovremo avere anche una Pasqua chiusa».
Nei dati diffusi dall’ultimo bollettino della Protezione civile si legge come il numero dei casi totali (che conta quindi pazienti positivi, vittime e pazienti guariti) sia vicino alla soglia dei 100mila: al momento è fermo a 97.689. Di questi, oltre 73mila sono le persone attualmente positive, circa 13mila i guariti dopo il ricovero in ospedale e quasi 11mila le vittime. I dati dei pazienti positivi sono stati calcolati su un totale di 454mila tamponi analizzati.
C’è però un numero che sembra particolarmente basso: quello dei nuovi ricoveri in terapia intensiva nelle ultime 24 ore: “solo” 50 unità. Un dato che però potrebbe nascondere, come spiega Pregliasco, un’altra lettura: «Questo numero è da interpretare bene perché si potrebbe dire che siamo arrivati alla saturazione dei posti letto, e questa è la lettura più preoccupante. Per quanto ho potuto vedere negli ospedali che ho visitato in questi giorni però, spero che sia un segnale positivo: si è ridotto il numero complessivo di casi e quindi, proporzionalmente, il numero di casi in terapia intensiva».
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