Coronavirus, lo studio sulla salute mentale dei medici e degli infermieri cinesi in trincea contro il Covid-19
Medici, infermieri e personale sanitario non sono esposti solo al Coronavirus (SARS-CoV-2). Depressione, ansia e insonnia sono solo alcuni dei disturbi e delle patologie psicologiche o psichiatriche che potrebbero insorgere tra gli operatori medico-sanitari di tutto il mondo mentre stanno facendo fronte alla pandemia. Nel loro impegno per assistere e curare i pazienti affetti da Covid-19, sono esposti quotidianamente a situazioni ed eventi che conducono allo sviluppo, o all’esacerbazione, di problemi afferenti alla salute mentale. Disturbi e malattie tanto silenti e latenti quanto pericolose se non prese in carico in tempo, curate e monitorate con percorsi di follow-up. Sul lungo periodo, infatti, questa pandemia rischia di danneggiare i professionisti medico-sanitari, sia nella loro sfera umana personale e privata, sia nelle loro relazioni sociali, sia in ambito lavorativo.
Lo studio degli effetti sugli operatori sanitari cinesi durante la pandemia di Covid-19
A confermarlo è uno studio scientifico pubblicato di recente, intitolato Factors Associated With Mental Health Outcomes Among Health Care Workers Exposed to Coronavirus Disease 2019, che quantifica il rischio di sviluppo di patologie psicologiche e psichiatriche tra gli infermieri e i medici impegnati nella cura dei pazienti affetti da Covid-19.
Nell’indagine vengono esaminati i risvolti relativi alla salute mentale di 1.257 operatori sanitari di 34 ospedali cinesi che hanno dovuto assistere pazienti contagiati da SARS-CoV-2. Secondo lo studio la gran parte di questi ha riferito di aver sviluppato i seguenti disturbi o patologie: depressione (50%), ansia (45%), insonnia (34%) e disagio psicologico generalizzato (71,5%).
Le donne, e in particolare le infermiere, hanno riportato sintomi particolarmente gravi, con percentuali di insorgenza di disturbi o di patologie psicologiche e psichiatriche ben più alte rispetto alla media del personale medico-sanitario cinese. Inoltre, i medici e gli infermieri di Wuhan, epicentro originario dell’epidemia, hanno presentato un sovraccarico psicologico maggiore rispetto ai colleghi operanti in zone più lontane dal focolaio principale.
Lo studio degli effetti sugli operatori sanitari dopo la SARS del 2003
Nello studio viene menzionata un’altra analisi, intitolata Applying the Lessons of SARS to Pandemic Influenza, sempre condotta sul personale medico-sanitario, ma relativa all’epidemia di SARS del 2003. Nello studio relativo all’epidemia del 2003, è stato evidenziato come gli operatori medico-sanitari «temevano di infettare la famiglia o gli amici», e si sentivano «stigmatizzati perché erano noti per essere stati a stretto contatto con pazienti malati». Inoltre, sono state segnalate ripercussioni sulla salute mentale a lungo termine rispetto ai colleghi che hanno operato in strutture ospedaliere non prettamente “specializzate”.
Le patologie emerse sono state: disturbo da burnout (30%, rispetto al 19% rilevato negli altri ospedali), sintomi di depressione e ansia (45%, rispetto al 30% osservato nelle altre strutture), aumento di consumo di tabacco, alcool e aumento di problemi cognitivo-comportamentali (21%, contro l’8% negli altri ospedali), nonché l’abbandono o la richiesta di congedo per oltre 4 settimane fino a 4 mesi dal lavoro a causa di stress cronico (22% rispetto al 13% nelle altre strutture ospedaliere non specializzate). Sono stati altresì segnalati, seppur in numero più contenuto, casi di depressione, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e altri disordini o patologie di carattere psicologico o psichiatrico.
I limiti metodologici dello studio degli effetti sugli operatori sanitari cinesi durante la pandemia di Covid-19
Lo studio presenta però alcuni limiti metodologici. Non è stata infatti rilevata la condizione pregressa psicologica e psichiatrica degli operatori medico-sanitari prima dell’inizio della pandemia. Inoltre, l’analisi è stata condotta per un periodo troppo breve (dal 29 gennaio al 3 febbraio 2020, ndr) per poter effettivamente valutare gli effetti che il Covid-19 può aver avuto (o avrà) su infermieri e medici. In ultimo, ma non da meno, lo studio è stato condotto unicamente su un campione di professionisti cinesi e non a livello globale.
La sintesi dello studio e la necessità di assicurare il supporto psicologico al personale medico-sanitario
Lo studio sulla condizione psicologica del personale medico-sanitario durante la pandemia di Coronavirus, in conclusione, ribadisce che: «La protezione degli operatori sanitari è una componente importante da includere nelle misure di sanità pubblica, al fine di affrontare l’epidemia di Covid-19». «Devono essere immediatamente implementati gli interventi specialistici per promuovere il benessere mentale negli operatori sanitari esposti a Covid-19, in particolare verso le donne, gli infermieri e gli operatori in prima linea che richiedono particolare attenzione».
Il bilancio dello studio, in sostanza, offre sicuramente una panoramica sul fenomeno. Tuttavia, è necessario tener conto del fatto che gli operatori sanitari dell’area hanno già avuto a che fare con la SARS; inoltre, i governi dei Paesi più colpiti dall’epidemia del 2003 hanno istituito appositi protocolli sanitari mirati a far fronte a tali situazioni. Di conseguenza, l’impatto sui medici e sugli infermieri degli altri Paesi del mondo, tra cui quelli italiani, potrebbe essere comunque altamente devastante e richiedere, di conseguenza, massima attenzione e dispiegamento di misure volte ad assicurare la presa in carico, la cura e il monitoraggio della salute mentale del personale infermieristico, medico e socio-sanitario.
In copertina: ANSA / EPA / STRINGER CHINA OUT | Un’infermiera riposa contro un muro nel reparto dei pazienti COVID-19 in un ospedale di Wuhan, nella provincia dello Hubei, Cina, 16 febbraio 2020
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