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Coronavirus, i numeri in chiaro. Pregliasco: «Inizia la discesa. Ma inquieta il ‘caso Milano’. Convivremo a lungo con il virus» – La videointervista

05 Aprile 2020 - 20:34 Felice Florio
Il direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano ha analizzato gli ultimi dati dell’epidemia. Il 5 aprile il numero di nuovi casi positivi scende rispetto al giorno precedente: +4.316 (ieri +4.805)

I dati diffusi dalla Protezione civile il 5 aprile dicono che in Italia, attualmente, sono stati riscontrati 128.948 casi di positività al Coronavirus: 21.815 guariti, 91.246 ancora infetti e 15.887 morti. Se nella giornata di ieri, 4 aprile, si erano registrati 4.805 nuovi casi di positività in totale, oggi il numero è sceso a 4.316. «Oggi abbiamo dati incoraggianti: la curva ha raggiunto il plateau e sta iniziando la discesa. Interessante il fatto che, da due giorni, cala il numero dei pazienti in terapia intensiva, l’elemento critico rispetto alla possibilità di dare assistenza», spiega Fabrizio Pregliasco, epidemiologo e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano.

«La diminuzione del numero dei decessi come quella dei ricoveri non in terapia intensiva sono segnali che stiamo lavorando bene. Anche la pressione nei pronto soccorso della Lombardia si sta riducendo», aggiunge Pregliasco.

«Ci inquieta un po’ il dato più pesante a livello nazionale, che è quello dei nuovi casi a Milano città e nel milanese», sottolinea l’epidemiologo. Bergamo e Brescia, invece, «hanno raggiunto il cosiddetto plateau. Ora la frontiera in Lombardia è quella di riuscire a minimizzare l’incremento dei casi nel milanese».

«Dobbiamo entrare nella logica che la nostra vita deve cambiare», conclude Pregliasco. «La vita frenetica fatta di viaggi, incontri, discoteche affollate non sarà più possibile per molto tempo. Almeno finché non avremo un vaccino o comunque questo virus non avrà raggiunto un’ampia diffusione. Sarà una decisione politica: bisognerà fare un bilancio tra emergenza sanitaria ed emergenza economica che, per forza di cose, costringerà alcuni a vivere e lavorare con un certo livello di rischio. Non ci libereremo presto da questo coronavirus».

Il parere degli esperti:

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