Coronavirus, i retroscena dell’appalto Consip di mascherine vinto da un pregiudicato
Una nuova grana per la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana che fa capo al ministero dell’Economia. Dopo l’appalto di 32.039.550 mascherine per un valore complessivo di 12.220.528,00 euro vinto da una società agricola e poi cancellato in seguito alla nostra inchiesta emergono nuovi dettagli su un’altra gara per la fornitura dei dispositivi di protezione. Piazzapulita, lo scorso 3 aprile, ha scoperto che tra le aziende vincitrici degli appalti della Consip risultava la società di Salvatore Micelli: si tratta di un imprenditore pugliese, condannato per calunnia e arrestato dalla Guardia di finanza di Taranto nel 2018 per erogazioni pubbliche ricevute attraverso imprese inesistenti.
Le accuse
Secondo l’accusa, Micelli avrebbe costituito 17 società fittizie al fine di accedere a fondi europei e regionali per l’occupazione femminile. L’imprenditore è stato in carcere tre mesi e sette giorni e il processo relativo all’inchiesta “Quote Rosa 2”, nel quale gli viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, è ancora in corso. Nel frattempo l’imprenditore sarebbe riuscito ad aggiudicarsi, attraverso la cooperativa Indaco che si occupa di migranti, l’appalto per la fornitura di 7 milioni e 100 mila mascherine chirurgiche al prezzo di 0,64 centesimi ciascuna e per un valore complessivo di 4.554.000,00 euro. Una cooperativa che, tra l’altro, è stata sfrattata pochi mesi fa per morosità, scrive il Corriere del Giorno.
Il quotidiano pone un interrogativo alla Consip: «Dove reperirebbe i soldi Micelli per pagare le mascherine da fornire allo Stato – visto che il legale dell’imprenditore, Marcello Ferramosca, avrebbe dichiarato in un recente procedimento giudiziario che Micelli – è disoccupato, ospitato in casa dalla compagna e dipende dall’aiuto economico della madre?». La Consip avrebbe dunque assegnato una fornitura di mascherina a una cooperativa di migranti che fa capo a Salvatore Micelli. Oltre a risultare condannato a 1 anno e 6 mesi di carcere – scrive ancora il Corriere del Giorno -, Micelli ha subito ben tre rinvii a giudizio, riuniti in un processo unico attualmente in corso, per diffamazioni e attività di stalking nei confronti di un giornalista del quotidiano.
La replica della Consip
In seguito al servizio di Piazzapulita, la Consip ha inviato una nota alla trasmissione per chiarire la sua posizione: «Consip ha svolto procedure di urgenza di selezione dei fornitori garantendo, da un lato, la massima trasparenza e dall’altro, la celerità dell’azione, con aggiudicazione fatta in 3-4 giorni dalla pubblicazione». E aggiunge: «Una parte rilevante del lavoro di Consip è la prevenzione di frodi o altre irregolarità. Al riguardo i controlli circa la regolarità dei fornitori hanno consentito di escludere quelli non in possesso dei requisiti di qualità e professionalità richiesti, segnalando prontamente i fatti alle Autorità competenti. L’azione pur nell’emergenza è sempre attuata nel rispetto del Codice degli Appalti, anche per ciò che concerne l’esclusione dei fornitori per determinati reati o altre evidenze».
Consip conclude sottolineando che «il pagamento per la fornitura, in ogni caso, non verrà effettuato se non successivamente all’esito dei controlli e delle nuove verifiche effettuate, in quanto non è consentito a Consip nessun pagamento verso i fornitori se non all’esito positivo dei succitati controlli».
L’interrogazione parlamentare
Sulla questione si espresso anche Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, annunciando di aver presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. «In piena emergenza Coronavirus, la centrale acquisti dello Stato ha affidato l’acquisto di milioni di mascherine a una cooperativa sociale che si occupa di accoglienza immigrati, la Indaco Service di Salvatore Micelli, imprenditore arrestato poco più di un anno fa per associazione a delinquere e truffa aggravata ai danni dello Stato», dice Donzelli.
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