Coronavirus, il medico italiano che ha scelto di andare in Africa: «Se non li aiutiamo sarà un’ecatombe»
Aveva già combattuto l’Ebola in Ruanda, ora a distanza di anni ha deciso di ripartire verso l’Africa per aiutarla a far fronte all’emergenza Coronavirus. È un viaggio al contrario quello di Giovanni Putoto. In un momento in cui tutti tornano dall’estero, il medico italiano ha deciso di partire, in un aereo in cui era l’unico passeggero: destinazione Etiopia.
«Il Coronavirus è persino più insidioso dell’Ebola, ti infetta senza che tu riesca a capire come – dice il medico al Corriere della Sera -. Occorre stare molto attenti e tenere la guardia alta». La situazione africana è particolarmente pericolosa: l’Oms e le Ong operanti sul territorio hanno più volte messo in guardia. Nel continente non ci sono mezzi e personale sufficienti per far fronte all’epidemia. Inoltre l’Africa rischia di trasformarsi in un’incubatrice da cui il virus potrebbe ripartire verso l’Europa.
Giovanni Putoto – che fa parte dell’associazione “Cuamm, Medici con l’Africa” – lo sa bene: «Se non li aiutiamo, sarà un’ecatombe. In tutta l’Africa ci saranno non più di 7mila posti letto in rianimazione. Di questi 4mila nell’Africa Subsahariana. In Italia ci sono 40 letti ogni 10mila persone. In Mozambico 0,38. Pensiamo solo a una cosa: qual è la prima raccomandazione? Lavarsi, lavarsi, lavarsi. Ma se qui non hanno nemmeno l’acqua!».
In Africa «siamo sull’orlo del baratro. In tutto il continente i letti per la terapia intensiva sono uno per ogni milione di abitanti». Certo per lui, padre di quattro figli e nonno 60enne, non è stato semplice scegliere di partire, lasciare la sua famiglia in un momento così delicato. «Mi hanno detto: “Papà, possiamo mettere ai voti questa decisione di partire?”. Ho risposto no, perché a quel punto avrebbero dovuto votare anche i nipoti». E tutto sarebbe stato ancora più difficile.
Foto copertina: Facebook | Medici con l’Africa Cuamm
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