Foto, video, offerte di sesso (anche con minorenni): la pornografia infiltra Twitter, dalla Cina alla Sicilia
C’è una rete di centinaia di migliaia di account che guardano, condividono, e mettono “mi piace” a fotografie e video pornografici su Twitter. È un sistema di scatole cinesi: basta partire dal primo account, cliccare sugli utenti che interagiscono con lui e continuare questa attività per imbattersi in centinaia di migliaia di profili che mostrano interesse verso questo tipo di contenuti. I video totalizzano milioni di visualizzazioni e quasi tutti riprendono ragazzi asiatici mentre compiono atti sessuali. Ma non è solo un problema di diffusione di materiale pornografico.
Ci sono le evidenze per dire che una parte oscura di Twitter è stata trasformata in una bacheca di annunci sessuali: età, altezza, peso e città di provenienza è il tipo di biografia più utilizzata dagli utenti. Molti di loro condividono nel feed codici Qr e link per scriversi in privato su Wechat o Weibo. Non mancano, purtroppo, descrizioni del tipo «minorenne», «studente di liceo», «17 anni».
Un altro indizio che sembra condurre alle maglie della prostituzione è l’attività di alcuni account di spa e centri benessere sparsi per la Cina che invitano i clienti a raggiungerli per poter incontrare i ragazzi protagonisti dei video. I numeri di telefono sono in chiaro, così come l’indirizzo. E, ancora una volta, basta cliccare la sezione dei follower per aprire l’ennesima scatola di ragazzi che si offrono con tanto di nudi integrali.
Se nei video compaiono quasi esclusivamente ragazzi asiatici – le descrizioni dei post sono sia in mandarino che in giapponese -, sono persone geolocalizzate in tutto il mondo a seguire questi profili. Negli elenchi dei follower, tra i vari ideogrammi, è comparso persino un account localizzato in Sicilia e che mostra come immagine profilo il logo di Casapound.
L’organizzazione Rete italiana antifascista che svolge un’opera di controllo sui social se ne sta occupando. «Non ci capacitiamo di una cosa: è da dieci giorni che segnaliamo questi account a Twitter e, dalla piattaforma, non sono ancora intervenuti con la chiusura – racconta il fondatore dell’associazione Fabio Cavallo -. Dieci giorni in cui chiunque, anche i nostri figli, potrebbero aver visto quei video dato che Twitter è una piattaforma pubblica e accessibile da browser senza nemmeno registrarsi».
Anche la Rete dice di essersi imbattuta in account di minorenni: «Abbiamo visto un video pedopornografico, si trattava chiaramente di un bambino che offriva prestazioni sessuali». Cavallo conclude sostenendo che «il sito della Polizia postale italiana non funziona. In tanti nel nostro team abbiamo provato a segnalare questi profili anche alle autorità italiane, ma il form online da compilare non riconosce i link di questi account Twitter».
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