No, nessun Istituto prestigioso sostiene un collegamento tra 5G e Covid-19
Ci avete segnalato un voluminoso «studio», proveniente da un importante centro di ricerca americano. Ronald Neil Kostoff che firma il documento, presenterebbe evidenze di un collegamento tra rete Wireless ed effetti avversi sulla salute, arrivando a sostenere che il 5G sarebbe «Il più grande esperimento medico non etico nella storia umana».
Il presunto studio di oltre mille pagine, viene sbandierato oggi dai complottisti, che collegano l’ultima generazione della comunicazione mobile con un indebolimento del Sistema immunitario, tale da acuire la pandemia di Covid-19. Sarà vero? Per niente.
La presunta complicità del Georgia Institute of Techonology
Ronald Neil Kostoff non è un virologo, né un epidemiologo. Ha un Ph. D in Scienze aerospaziali e risulta effettivamente affiliato al Georgia Institute of Technology, il quale non ha partecipato al documento di cui Kostoff è la sola firma.
Nonostante il disclaimer nel testo con licenza Commons parli chiaro: «The views in this monograph are solely those of the author, and do not represent the views of the Georgia Institute of Technology», ecco come ne parlano i complottisti:
«“Il più grande esperimento medico non etico nella storia umana” è il titolo di un voluminoso rapporto di 1.086 pagine appena pubblicato in America dalla Scuola di Politica Pubblica del Georgia Institute of Technology, uno dei più importanti centri di ricerca tecnologica negli Stati Uniti, fondato nel 1885 ad Atlanta».
Mille pagine di Cherry picking
In mancanza di una pubblicazione su rivista di settore, con relativa verifica da parte di esperti (peer review), la monografia di Kostoff resta un insieme di congetture che si avvalgono di tutti gli studi appaganti il pregiudizio dell’autore: si chiama Cherry picking.
Il Cherry picking è quella fallacia logica che ci porta a collezionare correlazioni spurie tra fenomeni contemporanei – ma senza un collegamento causale dimostrato -oppure studi in laboratorio che non dimostrano alcun effetto sull’uomo, eccetera. Tutte cose già viste. Sono la cifra del documento redatto da Kostoff. Fatto così, anche se avesse 10mila pagine, non varrebbe di più.
Esistono prove di effetti avversi della rete Wireless?
«Mentre la ricerca negli ultimi settant’anni ha mostrato prove concrete di gravi effetti avversi dalle radiazioni wireless, non è nota la portata completa del danno dall’infrastruttura di radiazione wireless esistente, tanto meno il danno atteso dall’infrastruttura 4G / 5G implementato rapidamente oggi», scrive l’autore.
Questo però semplicemente non è vero. L’autore è riuscito sicuramente a trovare studi sui topi che soddisfano i suoi pregiudizi e epidemiologici, dove si trova una correlazione spuria, ma niente di più. Per il resto, come facevamo notare in precedenti articoli, la letteratura scientifica negli ultimi 70 anni non ravvisa alcun effetto avverso accertato nelle persone.
Gli unici due studi più recenti – ritenuti i «migliori» – sono quelli dell’Istituto Ramazzini di Bologna e del National toxicology program (Ntp). Entrambi non mostrano evidenze significative di una pericolosità per le persone, figuriamoci nell’incentivare una pandemia.
Il nulla non può essere dimostrato
Riassumendo: Kostoff parte dal ragionamento – trito e ritrito – in base al quale, siccome non si riesce a dimostrare che le reti Wireless non sono pericolose, allora lo sono; quindi sarebbe in atto un esperimento sulla popolazione umana – senza il consenso dei cittadini – o al limite tramite un «consenso disinformato».
Siamo all’ultima fallacia logica, che spiega come mai documenti del genere – malgrado la lodevole dedizione nel portarli a mille pagine – poi non riescono a venire pubblicati su riviste scientifiche autorevoli, portando un prestigioso istituto dove Kostoff lavora, a far mettere un disclaimer, dove si spiega che non ne sono stati complici.
La fallacia è quella di pretendere che altri dimostrino il nulla, il quale per definizione non può essere dimostrato. Sono quelli che fanno una affermazione non riconosciuta dalla Comunità scientifica a dover presentare prove. Mille pagine che riportano una antologia di lavori poco significativi non sono una prova.
Foto di copertina: Christoph Scholz | La Rete 5G.
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