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Viola il lockdown, se ne va nella casa delle vacanze con la famiglia: si dimette la consulente sanitaria del governo scozzese

06 Aprile 2020 - 10:04 Felice Florio
La dottoressa Calderwood ha viaggiato due volte verso la sua casa di villeggiatura ignorando il lockdown e le disposizioni da lei stessa divulgate su tutti i media

Per due volte ha disatteso le indicazioni che lei stessa ha dato ai cittadini scozzesi. Alla fine, dopo non pochi tentativi per consentirle di restare nella task force dell’emergenza sanitaria, la premier Nicola Sturgeon ha dovuto accettare le sue dimissioni. La consulente sanitaria del governo scozzese per il Coronavirus, la dottoressa Catherine Calderwood, non parteciperà più ai punti stampa al fianco della prima ministra e non sarà più il volto delle campagne di informazione pubblica per contenere il contagio.

Le violazioni del lookdown

L’indignazione dei cittadini e dei partiti di opposizione si è accesa dopo che l’edizione scozzese del tabloid britannico The Sun ha pubblicato alcune foto della dottoressa in visita a Elie ed Earlsferry, una cittadina sul mare del Nord distante più di un’ora da Edimburgo, dove abitualmente risiede Calderwood. Nella regione del Fife, tra i fiordi della costa settentrionale della Scozia, la dottoressa ha una seconda casa: lo scorso weekend l’aveva raggiunta con tutta la famiglia partendo dalla capitale.

Di fatto, Calderwood ha ignorato le stesse disposizioni da lei stessa divulgate su tutti i media, ovvero quelle di evitare i viaggi non necessari. Dopo i primi borbottii dell’opinione pubblica, si è scoperto che era la seconda volta che la consulente del governo aveva trasgredito le norme per raggiungere la sua casa di villeggiatura durante il lockdown.

Il tentativo (vano) di mantenere il posto

«Non ho seguito i consigli che ho dato agli altri – ha detto Calderwood nel consueto punto stampa di domenica 5 aprile – e mi scuso per questo». La mattina aveva ricevuto un richiamo ufficiale dalla polizia scozzese. Nonostante ciò, la prima ministra Sturgeon ha provato a difendere per tutta la giornata la dottoressa, dichiarando che «tutti, inclusa me, faremo degli sbagli in questo periodo senza precedenti che stiamo vivendo».

I diversi tentativi di far dimenticare ai cittadini le trasgressioni della consulente, tuttavia, non sono serviti. Con l’incalzante pressione delle opposizioni, in serata, Calderwood ha dovuto rassegnare le dimissioni nonostante Sturgeon si fosse spesa tutta la giornata per rimarcare quanto fosse «preziosa» l’esperienza della dottoressa per affrontare la pandemia.

Alle 22:00 di ieri sera, 5 aprile, è arrivata la conferma definitiva: «Sono profondamente dispiaciuta per le azioni e gli errori che ho commesso – ha detto Calderwood, annunciando le dimissioni dal ruolo di consulente sanitario del governo -. Sono d’accordo con la prima ministra che il mio comportamento potrebbe distrarre il governo e i medici dal proprio lavoro. Avendo lavorato così duramente per fronteggiare l’epidemia, questa è l’ultima cosa che voglio».

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Odissea, paura, interrogatorio: tre parole per tre «interminabili» viaggi di rientro in Italia – I video

06 Aprile 2020 - 06:08 Felice Florio
Stavano svolgendo un anno di studio all'estero, interrotto bruscamente dall'emergenza coronavirus. Tre ragazzi di 17 anni sono riusciti a tornare in Italia con non poche difficoltà: ecco le loro storie

Elena, Martin, Vittorio: provengono da tre zone diverse di Italia e, negli ultimi giorni, per arrivarci hanno dovuto affrontare molte traversie.

Prima di arrivare a Iglesias, in Sardegna, Elena ha dovuto viaggiare per 120 ore: si trovava nell’isola di Bohol, nelle Filippine, per un anno all’estero con Intercultura. In piena emergenza sanitaria ha dovuto prendere un piccolo autobus, una barca e cinque voli aerei pur di tornare a casa.

OPEN | Il cartellone affisso sulla porta di casa di Elena, a Iglesias, per il suo ritorno. Il viaggio della 17enne, di oltre 120 ore, è stato epico: pullman da Tagbilaran a Tubigon, barca verso l’isola di Cebu, aereo per Manila, poi un volo verso l’Oman, scalo a Francoforte, a Roma e infine arrivo all’aeroporto di Cagliari

Odissea

«La sera di lunedì 23 marzo con l’aiuto di Intercultura, del consolato delle Filippine a Cagliari, del ministero degli Affari esteri a Manila e del dipartimento del Turismo locale, sono riuscita a trovare una soluzione di viaggio, seppure non facile né veloce».

Elena è dovuta partire quella stessa notte: «Ho fatto le valigie in un’ora e sono uscita di casa verso le 3 del mattino». Il suo viaggio è durato cinque giorni, dal 24 al 29 marzo, e la 17enne lo racconta così.

Paura

«Sono rientrato dal Brasile la sera del 30 marzo dopo un viaggio devastante durato quattro interminabili giorni». Martin ha dovuto prendere quattro voli prima di fare ritorno a Bergamo, passando «notti insonni per la fine violenta della mia esperienza di studio all’estero».

OPEN | Martin all’arrivo a Malpensa. Ha preso quattro voli in 96 ore: Porto Alegre, San Paolo, Francoforte, Roma, Milano

Martin racconta di aver capito per la prima volta il significato della parola “paura” quando è atterrato in Europa: «Controlli continui della temperatura, forze dell’ordine che urlavano nell’aeroporto di Francoforte semi-deserto. È stato il viaggio da Malpensa a Bergamo – dopo aver fatto scalo a Fiumicino – che mi ha davvero spaventato: ho visto dal finestrino un Paese irriconoscibile».

Interrogatorio

Anche Vittorio si trovava all’estero per un anno di studio con il programma Intercultura. Era il più vicino geograficamente dei tre, ma per tornare dalla Danimarca in Salento ha dovuto comunque viaggiare per due giorni pieni. «È stato come essere sotto interrogatorio: le autorità tedesche all’aeroporto di Francoforte si sono irrigidite quando mi hanno sentito parlare italiano».

I volontari dell’associazione dicono che «è stato particolarmente difficile organizzare il rientro dei ragazzi dal Paese scandinavo: era come se gli aspetti burocratici prendessero il sopravvento sulla necessità di far rientrare dei minorenni a casa». Il 17enne è partito da Copenaghen, ha fatto scalo a Francoforte, Milano e poi, una volta a Roma, è tornato in Puglia con l’auto di suo padre.

«Ci sono una trentina di ragazzi bloccati ancora all’estero»

Ad oggi sono 1.179 gli studenti del programma Intercultura che sono riusciti a rientrare in Italia, su circa 1.200. «Abbiamo ancora circa una trentina di studenti in diversi Paesi per cui stiamo organizzando il rientro», spiega Andrea Franzoi, segretario generale dell’associazione. «Tra questi, il gruppo più numeroso è quello in Nuova Zelanda, per il quale siamo in contatto quotidiano con l’Ambasciata e auspichiamo che si possa trovare presto una soluzione».

OPEN | Martin: «Questa foto rappresenta uno dei momenti più tristi della mia vita, la fine troppo brusca di un’esperienza bellissima»

«Si tratta – aggiunge Franzoi – di uno sforzo organizzativo ed economico enorme che la nostra associazione sta mettendo in campo e che non avrà termine fino a quando non saremo riusciti a fare rientrare tutti i ragazzi in Italia. Questa pandemia – conclude – ci sta facendo riflettere una volta di più su quanto il mondo e le persone che lo abitano siano ormai interconnessi e di come sia necessario imparare a vivere insieme. Auguro ora a questi adolescenti di potersi reinserire serenamente in famiglia e nella loro comunità, a partire dalle loro scuole».

In copertina OPEN | Elena in volo. Il viaggio della 17enne dalle Filippine è durato oltre 120 ore

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Coronavirus, il premier irlandese Leo Varadkar tornerà a fare il medico in corsia (una volta alla settimana)

06 Aprile 2020 - 06:07 Redazione
Laureato al Trinity College di Dublino, Varadkar è il primo premier irlandese dichiaratamente gay

È un’icona progressista. E un medico che, da primo ministro, a causa dell’emergenza e della pandemia di Coronavirus, decide di tornare a fare nel suo paese, l’Irlanda, quello per cui ha studiato e giurato: il medico appunto.

Il protagonista è Leo Varadkar, premier irlandese di 41 anni: è laureato in medicina al Trinity College di Dublino e ha esercitato la professione per sette anni prima di entrare in politica. E secondo quanto riporta l’Irish Times a marzo Varadkar – anche suo padre Ashok, immigrato indiano, è medico, mentre la madre è un’infermiera – si è iscritto di nuovo nell’elenco dei medici praticanti, nel quale non compariva dal 2013. Potrebbe quindi – si legge ancora – prestare servizio una volta alla settimana come medico, in un’area attinente alle sue qualifiche.

Come accade in altri Paesi – Italia inclusa – il servizio sanitario irlandese aveva diramato un appello il mese scorso per tutti i professionisti del settore affinché si registrassero per contribuire ad affrontare la crisi: in meno di tre giorni erano arrivate 50mila adesioni.

L’Irlanda ha applicato severe restrizioni alla circolazione fin dall’inizio dell’epidemia, e per quanto i casi potrebbero aumentare in settimana, la gestione della crisi del governo ha trovato un plauso bipartisan.

Chi è Leo Eric Varadkar

Gia ministro della Difesa nel governo dell’Irlanda nel 2017, Varadkar è nato a Dublino e ha lavorato parecchi anni come in ospedale, diventando medico generale. Non esercita dal 2003 per il suo impegno in politica.

Durante la campagna per il referendum che nel 2015 avrebbe portato l’Irlanda a dire sì ai matrimoni anche tra persone dello stesso sesso, Varadkar ha fatto coming out, diventando di fatto il primo taoiseach (premier in irlandese) dichiaratamente gay del Paese.

Varadkar si è dimesso il 21 febbraio scorso, a causa dell’insuccesso da parte dei tre principali partiti irlandesi di formare un nuovo governo: dalle elezioni infatti non è uscita alcuna maggioranza assoluta, e il partito del premier, Fibe Gael, partito di Varadkar, è arrivato terzo con 31 seggi, dietro Mary Lou McDonald di Sinn Fein e Micheál Martin di Fianni Fail.

In copertina EPA/Gareth Chaney| Il premier irlandese Leo Varadkar durante una conferenza stampa per il lancio dell’opuscolo informativo sul Covid-19 a Dublino, Irlanda, 25 marzo 2020.

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