Coronavirus, Conte pronto a firmare il nuovo decreto: Italia chiusa per altri 15 giorni. Allo studio le riaperture a fasce
La proroga al lockdown, attualmente previsto fino al 13 aprile, è sempre più vicina. Già domani, venerdì 10 aprile, Giuseppe Conte potrebbe firmare un nuovo Dpcm che predispone la chiusura di tutte le attività non essenziali per altre due settimane, fino a fine mese. Un rinnovo di tutte le misure restrittive contro la diffusione del contagio da Coronavirus.
Le imprese chiedono di ripartire ma gli scienziati frenano
A consigliarlo è gran parte della comunità scientifica, dagli scienziati e immunologi che ogni sera in televisione fanno intendere che la fine dell’epidemia è ancora lontana e che bisogna essere pazienti all’Organizzazione mondiale della sanità al il Centro europeo per le malattie infettive, che sconsiglia la riapertura in assenza di un chiaro sistema di test e di sorveglianza, di cui attualmente l’Italia non dispone.
Anche il Comitato scientifico frena, di qui la cautela del premier Conte e del ministro della Salute Speranza. Dall’altra parte le aziende italiane chiedono di ripartire, di riaprire almeno “a macchia di leopardo”, secondo criteri strategici, tenendo conto delle necessità delle varie industrie e del costo economico che si fa ogni giorno più grave: le ultime stime di Goldman Sachs danno l’economia italiana a -11,6% quest’anno, con una ripresa del +7,9% nel 2021.
La strada per il momento è tracciata fino a Pasquetta, dopodiché potrebbero arrivare le prime aperture. Partendo, potenzialmente, dal settore metalmeccanico e da aziende meccaniche di supporto al settore agroalimentare, ma si parla anche della possibilità di riaprire attività più piccole, come le librerie. Ieri Confindustria ha chiesto un programma di riaperture e i principali sindacati – Cgil, Cisl e Uil – hanno scritto a Conte per chiedere un incontro.
Le eventuali riaperture dovranno essere accompagnate dalle tutele e prevenzioni necessarie, come chiedono i sindacati, ovvero dovranno avvenire nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. Le misure da adottare sono diverse: oltre alla sanificazione dei locali e all’uso obbligatorio di mascherine, si ipotizza anche la possibile riduzione nell’orario dei turni per facilitare il distanziamento sociale e il controllo della temperatura corporea dei dipendenti, con il divieto di lavorare per chi ha una temperatura troppo alta. Precauzioni indispensabili, ma che non è semplicissimo garantire e organizzare: un altro problema a cui Conte e il governo dovranno trovare una soluzione prima di una possibile riapertura.
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