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«Non era antisemitismo, ma guerra tra fazioni»: Jeremy Corbyn “scagionato” da un dossier interno

12 Aprile 2020 - 23:38 Angela Gennaro
Il report è stato fatto trapelare dai corbynisti e, per decisione dei legali del partito laburista, non verrà inviato alla Commissione che sta indagando sulle accuse all'ex leader

Non era antisemitismo, ma gli effetti negativi delle correnti e delle fazioni, che immobilizzavano e ostacolavano la gestione dell’allora leader laburista, Jeremy Corbyn, impedendogli di fatto di combattere contro l’antisemitismo all’interno del partito. È quanto ha concluso un’indagine interna al partito laburista: un rapporto di 860 pagine, scrive Sky News che lo ha letto (a fare la soffiata ai media sarebbero stati proprio i corbynisti), che di fatto scagiona l’ex leader laburista (travolto dalle polemiche per il suo presunto antisemitismo).

E che individua invece nell’ostilità delle fazioni nei confronti di Jeremy Corbyn tra ex alti funzionari l’elemento che ha contribuito a «una litania di errori» che ha ostacolato l’effettiva gestione della questione. Report che, seguendo il consiglio dei legali, non verrà inviato dal partito laburista alla Equality and Human Rights Commission, commissione pubblica che promuove e rinforza una legislazione egualitaria e non discriminatoria in Inghilterra, Scozia e Galles e che da dicembre sta indagando sulle pesanti accuse che avevano raggiunto il leader laburista.

Le accuse

Era stata una tegola piombata sul partito e sul suo capo in particolare a dicembre scorso, proprio alla vigilia delle elezioni che avrebbero poi visto la loro sconfitta. E la vittoria, storica, di Boris Johnson che otteneva la maggioranza assoluta a Westminster con 365 seggi. Accuse pesanti in una polemica che circolava da tempo e che arriva a dicembre a toccare direttamente l’allora leader: un dossier realizzato dal Jewish Labour Movement, con 70 testimonianze di componenti del partito laburista che accusano Corbyn di avere sistematicamente insabbiato proteste e lamentele su comportamenti o dichiarazioni antisemite.

Dal dossier è nata un’inchiesta indipendente della Commissione sull’uguaglianza e i diritti umani. A cui i legali del Labour hanno deciso di non inviare i risultati di quest’altra ampia indagine interna. Risultati che di fatto “scagionano” Corbyn e che vanno in direzione contraria rispetto a quanto emerso fino a ora dalle testimonianze (raccolte inizialmente dalla BBC).

La nuova indagine che ha dato vita al report di 860 pagine è stata completata nell’ultimo mese della leadership di Jeremy Corbyn e afferma di non aver trovato «nessuna prova» del fatto che le le denunce di antisemitismo siano state trattate in modo diverso rispetto ad altre forme di denuncia, o che lo staff laburista di ieri e di oggi sia «motivato da intenti antisemitici».

Il report, scrive ancora Sky News, parla invece di carenze di sistema e problematiche di management, insieme a «prove abbondanti della prevalenza di un’atmosfera fatta di fazioni molto frammentate nel quartier generale del Partito» nei confronti di Corbyn che «ha influenzato la rapida e risoluta gestione dei reclami disciplinari».

Gli strascichi

Corbyn era accusato di 11 specifici atti di anti-semitismo. Il Jewish Labour Movement, rappresenta circa 2.500 membri, nel suo report sostiene che Corbyn «è ripetutamente stato associato con, ha simpatizzato con e ha partecipato attivamente» alla deriva anti-semita del partito. A dicembre aveva chiesto al partito di ammettere di essere «istituzionalmente antisemita» e di voltare pagina. Corbyn si era detto dispiaciuto ma aveva rispedito al mittente le accuse, rievocando il suo passato di militante contro ogni forma di razzismo. Corbyn ha una posizione pro-palestinese e si è spesso pronunciato contro la politica repressiva dell’attuale Governo israeliano.

La polemica è tra i tanti elementi che hanno portato Corbyn alle dimissioni: il suo successore, Sir Keir Starmer, nelle sue prime parole dopo essere stato eletto aveva reso onore a Jeremy Corbyn («ha dato energia al nostro movimento») ma criticato il modo in cui ha gestito la piaga dell’antisemitismo. «È stata una macchia sul nostro partito». Starmer si è scusato con la comunità ebraica «a nome di tutto il Labour», promettendo di «sradicare il veleno antisemita».

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