Coronavirus. L’eparina è la risposta al Covid-19? No! Fate attenzione!
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Dopo il farmaco russo, quello giapponese e altri ancora, torna a circolare la teoria di un farmaco capace di combattere il nuovo Coronavirus, ma che di fatto non serve a tale scopo. L’undici aprile 2020 La Gazzetta del Mezzogiorno pubblica un articolo dal titolo «Bari, molecola di… Dio contro la Covid-19: «l’eparina è efficace, forse ci siamo»» dove l’eparina viene dichiarato efficace nella lotta contro il nuovo Coronavirus:
La resurrezione sembra vicina. Per chi crede, è una speranza perpetua che si rinnova. Per la scienza è una prospettiva che necessita di indiscutibili evidenze empiriche. Ma, dopo la via crucis (e decine di migliaia di morti) una luce fulgente si scruta nel tunnel. La molecola di… Dio ha un nome: si chiama eparina. Non è un nuovo farmaco, è un conosciuto anticoagulante dal costo irrisorio, ma, a quanto pare, dall’efficacia decisiva nella lotta contro il Sars-CoV-2. Fluidificante del sangue, previene la formazione di coaguli sanguigni anomali. Sono, infatti, i trombi gli alleati più preziosi della Covid-19, secondo le rilevazioni degli specialisti italiani dopo le prime autopsie effettuate sui cadaveri infetti.
L’articolo parla di medici e ricercatori, senza riportare i loro nomi sostenendo che vogliano rimanere nell’anonimato. Eppure il 9 aprile 2020, giorni prima, in un articolo de La Nazione leggiamo che l’uso dell’eparina sia un’intuizione «tutta labronico-pisana». Vediamo di cosa si tratta.
Covid-19 e trombosi, ma non solo
La causa dei decessi non è dovuta esclusivamente a una trombosi. Sono diverse le complicanze che possono riscontrare i pazienti proprio a causa dell’infezione del virus, tra queste problemi al cuore e del sistema circolatorio. In un articolo del 9 aprile 2020 della Fondazione Umberto Veronesi dal titolo «Covid-19 lascia il segno anche su cuore, reni, fegato e cervello» leggiamo che i polmoni non sono l’unico organo ad essere colpito:
Non soltanto i polmoni. Quello che si sta scoprendo, con quasi 1.5 milioni di contagi su scala globale, è che il Coronavirus può andare oltre gli organi che regolano la respirazione. Covid-19, la malattia che ne deriva, è stata definita una polmonite interstiziale, caratterizzata da un forte processo infiammatorio nello spazio tra gli alveoli in cui avviene lo scambio tra ossigeno (necessario per mantenere le funzioni vitali) e anidride carbonica (prodotto di scarto della respirazione). Quello che ne deriva è un’alterazione delle condizioni fisiologiche, definita insufficienza respiratoria duplice e caratterizzata da un deficit di gas salvavita e da un eccesso di quello di «risulta» nel sangue. Da qui in poi, con ogni probabilità, può avere origine una cascata di eventi in grado di compromettere la funzionalità di diversi organi.
Arriviamo al primo capitolo, quello riguardo il cuore e la circolazione del sangue:
Nel caso della pandemia di Sars-CoV-2, sono stati i cinesi i primi a registrare le complicanze cardiovascolari nei pazienti contagiati. Un’ipotesi poi confermata anche dai colleghi italiani, attraverso le colonne della rivista Jama Cardiology. I medici hanno descritto il caso di una donna di 53 anni giunta in ospedale in buona salute, ma affetta da Covid-19. Nell’arco di pochi giorni, gli specialisti hanno registrato un quadro clinico compatibile con una miocardite. La spiegazione di quanto osservato l’hanno fornita alcuni ricercatori statunitensi, sempre attraverso le colonne di Jama Cardiology. «Covid-19 determina un aumento rapido e significativo della risposta infiammatoria, che può coinvolgere anche i vasi sanguigni e il cuore». Da qui l’aumentato rischio di eventi quali le vasculiti e le miocarditi, nei casi più gravi responsabili di aritmie cardiache fatali. In diversi casi, inoltre, i medici hanno riscontrato elevati livelli di troponina, segno di un danno al cellule del tessuto cardiaco primo campanello d’allarme per l’infarto del miocardio. Ma le conseguenze per l’apparato cardiocircolatorio non sarebbero soltanto queste. L’eccessiva risposta infiammatoria fungerebbe da scompenso anche per la cascata di reazioni che portano alla coagulazione del sangue. Risultato? L’incremento della formazione di «grumi» di sangue, da cui l’aumentato riscontro di episodi quali le trombosi e le embolie polmonari.
Questo per far comprendere il lettore che ci sono diverse complicanze e un farmaco come l’eparina, anche in questo caso, non serve per tutti.
L’eparina serve? Se sì, per cosa?
Nell’articolo de La Nazione riporta quanto segue:
Le statistiche lo confermano, perché gli anticoagulanti si stanno dimostrando in grado di alleggerire, almeno di un 25% (dai dati ricavati in ospedali Covid, ndr), i ricoveri nei reparti che accolgono pazienti affetti da Coronavirus.
Risulta comprensibile che non si parla di una soluzione contro il virus, ma della possibilità di ridurre il numero dei ricoveri e di decessi. Proseguiamo con una premessa posta nello stesso articolo de La Nazione:
La premessa parte da un’osservazione clinica: nelle autopsie svolte su pazienti affetti da Covid, è stato identificato il segno di una trombosi massiva. Il che ha fornito indizi chiari sulle cause improvvise che hanno scatenato il dramma dei decessi in molti ospedali d’Italia. Quindi, da questa intuizione, ecco partire un protocollo che sta portando i primi effetti positivi in molti ospedali Covid, dalla Toscana alle zone del Nord (vedi Bergamo) martoriate dal dilagare del virus.
Infatti, nel documento pubblicato l’undici aprile 2020 dall’AIFA non si parla di soluzione contro i virus, ma per abbassare le percentuali di mortalità intervenendo su quelle complicanze a seguito del contagio.
Come nel caso del Tocilizumab, l’obiettivo è quello di migliorare la situazione clinica del paziente riducendo le possibilità che queste complicanze lo portino al decesso:
[…] le EBPM [n.d.r. Eparine a basso peso molecolare] si collocano:
– nella fase iniziale della malattia quando è presente una polmonite e si determina una ipomobilità del paziente con allettamento. In questa fase l’EBPM dovrà essere utilizzata a dose profilattica allo scopo di prevenire il tromboembolismo venoso.
– nella fase più avanzata, in pazienti ricoverati per contenere i fenomeni trombotici a partenza dal circolo polmonare come conseguenza dell’iperinfiammazione. In tale caso le EBPM dovranno essere utilizzate a dosi terapeutiche.
Sabato 11 aprile 2020, Adnkronos pubblica un articolo dal titolo «Coronavirus, studio Gb: da eparina possibile effetto antinfiammatorio e antivirale» dove vengono citati dei rapporti aneddotici provenienti dall’Italia:
Secondo gli esperti inglesi, “l’eparina a basso peso molecolare alla dose profilattica dovrebbe essere presa in considerazione nei pazienti con D-dimeri marcatamente elevati. Rapporti aneddotici dall’Italia – evidenzia lo studio – suggeriscono un aumentato rischio di tromboembolia venosa nei pazienti ricoverati negli ospedali con Covid-19. Chiaramente, la profilassi anticoagulante gioverebbe a questi pazienti. Ma potrebbero esserci altri benefici perché è nota anche la funzione antinfiammatoria dell’epatina, che può essere rilevanti in questo contesto”. Ancora, “l’eparina può influire sulla disfunzione microcircolatoria e ridurre il danno d’organo” e “agire sulla disfunzione endoteliale che contribuisce agli effetti cardiaci, un’altra complicazione sempre più riconosciuta del Covid19”.
Lo studio parla di un aumento di rischio di tromboembolia venosa e che la terapia potrebbe portare giovamento ai pazienti. Si parla anche di un ruolo antivirale, ma specificano che è del tutto sperimentale.
AIFA e studi
Di eparina ne aveva parlato anche l’AIFA nel sito ufficiale con un comunicato e un documento corposo dove venivano riportate domande e risposte, ma in questo caso non viene citato alcuno studio britannico o italiano, bensì uno cinese così descritto:
Questo studio presenta una serie importante di limiti (è retrospettivo, presenta bias di selezione rispetto alle terapie associate ecc.), ma rappresenta l’unico elemento conoscitivo ad oggi disponibile.
Non solo. In merito allo studio leggiamo anche le complicanze:
Nei trattati con eparina con valori di D-dimero nella norma è stata osservato un maggior numero di eventi avversi emorragici.
Per questo l’AIFA precisa:
Poiché l’uso terapeutico delle EBPM sta entrando nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete e con importanti incertezze anche in merito alla sicurezza, si sottolinea l’urgente necessità di studi randomizzati che ne valutino efficacia clinica e sicurezza.
Si usava già a gennaio
In un documento dal titolo «Gestione clinica dell’infezione respiratoria acuta grave nei casi di sospetta infezione da nuovo coronavirus (nCoV)», pubblicato sul sito del Ministero della Salute, troviamo quelle che sono le linee guida dell’OMS per il trattamento dei malati Covid-19 in data 12 gennaio 2020:
Il presente documento è la prima edizione relativa al nuovo coronavirus, ed è un adattamento della guida dell’OMS alla Gestione clinica dell’infezione respiratoria acuta nei casi di sospetta infezione da MERS-CoV, del 2019.
Nel capitolo «Prevenzione delle complicanze» è presente una tabella con gli interventi da fare in determinate situazioni, come ad esempio nel caso della tromboembolia venosa:
Utilizzare profilassi farmacologica (eparina a basso peso molecolare [preferibile se disponibile] o eparina in 5000 unità per iniezione sottocutanea due volte al giorno) in adolescenti e adulti senza controindicazioni. Per i pazienti che presentano controindicazioni, utilizzare la profilassi meccanica (dispositivi di compressione pneumatica intermittente).
Conclusioni
Come specifica l’AIFA, ci vogliono ancora studi specifici per capire come comportarci utilizzando l’eparina perché esistono anche degli effetti indesiderati che porterebbero alla morte dei pazienti piuttosto che alla loro salvezza.
L’eparina, come altri farmaci, potrebbe servire per il trattamento di alcuni pazienti che rischiano o presentano determinate condizioni, e non è affatto una novità essendo già un farmaco riportato nelle prime linee guida dell’OMS. Non è dimostrato che sia efficace contro il virus.
Un’ultima cosa. La foto della boccetta di eparina è quella scattata al capitano dei Carabinieri Gennaro Riccardi durante la conferenza stampa sull’operazione che aveva portato all’arresto di un’infermiera accusata di aver ucciso dei pazienti presso l’ospedale di Piombino. Era il 2016.
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