Coronavirus, la solidarietà europea che funziona: dall’Inghilterra ai rifugiati di un paesino della Calabria, passando per Germania, Grecia e Austria
La solidarietà in tempi di Coronavirus? Esiste, eccome. Meglio se dal basso. Può nascere in Inghilterra, essere supportata da Germania, Grecia ed Europa tutta, e approdare in un paesino della Calabria, con trenta pacchi di cibo distribuiti tra famiglie di migranti allo stremo a causa della serrata causata dalla pandemia.
La storia
La scorsa settimana, un pensionato di 74 anni telefona come al solito ai suoi amici, un gruppo di giovani rifugiati dal Gambia e dal Senegal che vivono in un paesino vicino al suo, Martelletto, in provincia di Catanzaro. No, non va tutto bene, raccontano le due famiglie africane. La salute c’è, ma sono due giorni che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Perché chi lavora in nero o ha impieghi stagionali si ritrova da un giorno all’altro senza nulla. Succede in tutta Italia.
«Perché non mi hai chiamato? Avremmo potuto trovare una soluzione!». «Abbiamo pensato di chiamarti. Ma poi… Sei anziano, quindi vulnerabile. Non puoi uscire di casa, sarebbe troppo pericoloso…».
Il 74enne vive con la moglie, che soffre di gravi patologie cardiache. «Ma l’idea che (almeno) quattro persone nel vicino villaggio non potesse avere cibo quella notte era insopportabile». Marito e moglie ne parlano. E decidono insieme che non possono restare con le mani in mano. Lui trova una mascherina usata e dei guanti da giardino. Lei prepara un pacco di cibo: verdure provenienti dall’orto, olio d’oliva di loro produzione, un barattolo di marmellata fatta con le arance dei vicini, il parmigiano acquistato all’ultima spesa risalente a parecchio tempo prima, riso («e non pasta, perché a queste famiglie non piace la pasta come agli italiani») e un vassoio di cotolette di pollo. Provviste per due settimane.
«Aspettami alla fine della strada di casa tua, tra 10 minuti», dice l’uomo al telefono a uno dei suoi amici rifugiati. «Non posso uscire dalla macchina, ma la aprirò in modo che tu possa prendere il pacco che c’è dentro. Per favore, condividilo anche con l’altra famiglia che vive vicino a te».
La raccolta fondi
Quando suo padre le racconta questa storia, Anna Rita, sua figlia, che vive da 12 anni a 2.500 chilometri di distanza – a Loughborough, nel bel mezzo dell’Inghilterra, dove si trova la quinta più importante università del paese e dove lei è lecturer in Economics, inizia ad agitarsi al telefono. «Perché l’hai fatto? È stato rischioso per te e per la mamma!». «Come avrei potuto dormire sapendo che quattro persone non avrebbero mangiato? Sono così giovani ma hanno già subito violenze estreme, abusi e paura. Basta», le risponde il padre.
Anna Rita Bennato ha lasciato la Calabria 25 anni fa. Ha lavorato alla Oxford Brookes University, è stata ricercatrice post doc presso il Centro ESRC per la politica di concorrenza dell’Università dell’East Anglia. Ha lavorato a Bristol, è stata a Roma. Ha una rete di contatti internazionali, ha fatto esperienze di volotariato. Le viene un’idea: lanciare una campagna di raccolta fondi on line. E così fa. Spiegando le sue ragioni, raccontando il gesto dei suoi genitori.
«L’idea era quella di raggiungere in un mese 1000 sterline – questo era il target che mi ero data – per comprare del cibo a queste famiglie», racconta. L’obiettivo viene raggiunto in meno di una settimana. E le donazioni arrivano da tutta Europa. A donare, racconta, sono persone nate in Germania, Grecia, Austria, California, Inghilterra, Kazakistan, Ohio, Polonia, Bulgaria, Romania, Canada, Svezia, Francia e naturalmente Italia.
Persone che conosce e persone che non conosce. E in pochi giorni «con l’aiuto del supermercato locale e dei ragazzi volontari della Pro Loco, siamo riusciti a distribuire 30 scatole di cibo a chi si trova in una situazione difficile», racconta ancora. In tempo, prima del weekend di Pasqua.
Ora Anna Rita spera di ripetere, per continuare a dare una mano a quelle famiglie. «Questa è una storia di straordinaria generosità, dimostrata da tanti Europei, in un momento in cui l’Europa sembra essere distante», dice la docente. Distante nonostante il virus non abbia confini. Nonostante di fronte al virus si sia tutti uguali. «L’onda di solidarietà manifestata per questa iniziativa diventa travolgente».
Video e foto JustGiving
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