Il complotto della Ricerca scientifica sui Coronavirus dei pipistrelli, secondo ZeroHedge
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I complottisti si accorgono che a Wuhan studiano i Coronavirus dei pipistrelli da anni. Buongiorno! Fin dagli esordi, tutta la stampa più autorevole ha raccontato gli sforzi compiuti dai ricercatori di tutto il Mondo, nello studio dei beta-coronavirus dei pipistrelli.
Parliamo di un punto di riferimento mondiale dei teorici di complotto: ZeroHedge, un sito dedito da anni a monetizzare su varie tesi pseudo-scientifiche, dalle Scie chimiche all’11 Settembre.
Se decontestualizzare vecchie fonti non bastava, ora si passa alla rilettura di dettagli ben noti e del tutto banali, ammantandoli di un’aura di mistero del tutto fuori luogo. Potremmo definirla “fase due”, tipica di ogni complottismo: quando il gioco del fraintendere le fonti scientifiche non funziona più, ma si ha comunque un bacino di lettori pieni di lacune sul tema.
Fact checking delle principali affermazioni
Facciamo notare che nessun dettaglio stucchevole menzionato, nega la nostra conoscenza del genoma virale e della sua unicità rispetto a quello dei virus studiati nei laboratori di tutto il Mondo, anzi, letti con l’occhio di chi da mesi si informa davvero sul tema, si corroborano perfettamente.
«Recenti scoperte sull’origine di COVID-19 continuano a supportare la nostra segnalazione di gennaio secondo cui la malattia potrebbe essere stata originata dall’Istituto di virologia di Wuhan – che stava sperimentando il coronavirus di pipistrello trovato identico al 96% geneticamente al COVID-19».
Da decenni si studiano i beta-Coronavirus dei pipistrelli, perché si conosceva il potenziale pericolo che questi evolvessero “imparando” a infettare le persone; quindi è piuttosto banale riscontrare che SARS-CoV2 risulta fortemente imparentato con uno di questi. Quale sarebbe l’alternativa? evitare di fare Ricerca per non venire additati come untori, forse.
Perché studiare è già un complotto
Stranamente ZeroHedge non trova fonti migliori di un noto tabloid inglese per sostenere un’altra cosa ovvia, ovvero che numerose specie di mammiferi venivano conseguentemente studiate, permettendoci così di risalire ai pipistrelli tipici della zona attorno al mercato ittico di Wuhan, dove si è manifestato il primo focolaio di infezione.
«Sabato, il Daily Mail ha aggiunto un pezzo importante al puzzle; l’istituto stava sperimentando mammiferi catturati a oltre 1.000 miglia di distanza nello Yunnan, il che è particolarmente notevole perché l’analisi genetica del genoma di COVID-19 l’ha rintracciata in pipistrelli a ferro di cavallo trovati nelle grotte dello Yunnan».
Esistono conseguentemente numerosi progetti, sovvenzionati anche da organizzazioni americane, uno di questi è Bat One Health, finanziato dal Darpa. Tra le principali eroine delle ricerche condotte da anni nelle grotte c’è Shi Zhengli, virologa di fama mondiale. È grazie a scienziati lungimiranti di questo calibro se oggi non navighiamo alla cieca.
«Il Mail di domenica ha appreso che gli scienziati lì hanno sperimentato pipistrelli nell’ambito di un progetto finanziato dal National Institutes of Health degli Stati Uniti, che continua a concedere in licenza al laboratorio di Wuhan per ricevere denaro americano per esperimenti […] “I campionamenti di pipistrelli sono stati condotti dieci volte da aprile 2011 a ottobre 2015 in diverse stagioni nel loro habitat naturale in un’unica posizione (grotta) a Kunming, nella provincia dello Yunnan, in Cina. I pipistrelli sono stati intrappolati e sono stati raccolti campioni di tampone fecale”, continua il documento».
Come ci fregano col business del complotto
I teorici di complotto in una prima fase riciclano le segnalazioni degli utenti, fondate sulla totale ignoranza del tema – facendole sembrare autorevoli – arricchendole di ogni documentazione che possa dare una conferma scientifica alle paure dei lettori.
Per esempio, all’inizio su Twitter e altri Social vengono mostrati brevetti di Coronavirus attenuati (ignorando che si tratta di un’ampia famiglia di virus), sostenendo che SARS-CoV2 fosse già noto; viene abbinato anche un articolo di Nature, dove si sollevavano critiche sulla sicurezza di un laboratorio di Wuhan, ignorando che virologi ed epidemiologi studiano da decenni l’eventualità di una nuova pandemia, registrando i genomi dei virus, mentre quello del nuovo Coronavirus risulta del tutto originale.
Nella fase successiva i guru del complottismo fanno cherry picking (cercano qualsiasi fonte autorevole che somigli a una conferma del bias dei lettori), fraintendendo il contenuto di vari studi, come quello sul virus-chimera di cui trattò anche Tg Leonardo, oppure rastrellano preprint (documenti che non sono stati verificati), dove si suggerisce un’origine artificiale del virus, senza mai dimostrarla.
Il riciclo dei complottismi precedenti
È possibile quindi condire il tutto millantando la conferma di esperti (spesso fasulli), o intervistando addetti ai lavori affetti da bias, che fanno solo congetture, senza presentare alcuna fonte. Chi si è costruito un pubblico attraverso altre tesi cerca di riciclarle collegandole al Covid-19: come i No vax; i detrattori del 5G; o vari sostenitori di medicine alternative.
Un pubblico così educato sarà facilmente suggestionabile, anche quando vengono presentati dati del tutto banali, ma che suoneranno come sconvolgenti rivelazioni, da parte di chi non ha mai approfondito davvero il tema, anche solo leggendo dei quotidiani.
Il punto quindi, non è che “la gente è scema”, bensì la disonestà di chi conosce questi trucchi e li usa per monetizzare, attraverso la diffusione in rete di contenuti truffaldini.
Fare leva sulle lacune dei lettori
È come se un teorico delle Scie chimiche scoprisse per la prima volta che gli aerei hanno degli scarichi per i fumi dei motori, o che un negazionista dell’Hiv si rendesse conto dell’esistenza di sieropositivi che apparentemente per lungo tempo non manifestano sintomi.
Un pubblico addestrato a evitare le fonti corrette (perché in combutta coi poteri forti), leggerà sempre qualsiasi dettaglio banale nell’ottica complottista, perché nessuno dei loro guru li mette in guardia dal bias di conferma. Un illusionista non spiega mai al pubblico i propri trucchi.
Insomma, facendo leva sul totale disinteresse dei lettori ad approfondire un problema prima di saltare a conclusioni, è piuttosto facile per ZeroHedge ripescare dettagli noti, facendoli sembrare la prova di un complotto in atto, in particolare per tenerci nascosta la “vera” origine del virus, ovvero un laboratorio di Wuhan.
Open.online is working with the CoronaVirusFacts/DatosCoronaVirus Alliance, a coalition of more than 100 fact-checkers who are fighting misinformation related to the COVID-19 pandemic. Learn more about the alliance here (in English)
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