Coronavirus, gli italiani apprezzano lo smart working. Ma una persona su tre non ha gli strumenti
Di questi tempi di pandemia di Coronavirus, si sa, chi è riuscito a conservare il proprio posto di lavoro deve ritenersi fortunato: non tutte le categorie occupazionali sono considerate essenziali e ci sono attività che, inevitabilmente, hanno dovuto sospendere l’erogazione dei propri servizi. Basti pensare agli operatori turistici, ai mestieri che prevedono un contatto ravvicinato e prolungato con il cliente come il parrucchiere: l’elenco è molto lungo.
C’è, però, chi è riuscito a trasferire il lavoro dall’ufficio a casa grazie allo smart working: una rivoluzione nella concezione di orari, attività, consuetudini che sembra piacere agli italiani. A poco più di un mese dall’inizio del cosiddetto lockdown, quattro italiani su cinque che lavorano da casa giudicano positivamente questa modalità di impiego. Sorprende il dato relativo a chi, passata l’emergenza, sarebbe addirittura disposto a un taglio di stipendio pur di continuare con il lavoro agile: il 37% del campione intervistato.
Sono due milioni circa gli italiani che hanno trasformato parte della propria casa in un ufficio durante la crisi sanitaria del Coronavirus. Il sondaggio, elaborato da Izi in collaborazione con Comin & Partners, evidenzia anche che il 57% dei lavoratori in smart working sarebbe ben disposto a una una formula di lavoro agile parziale superata l’emergenza.
I pro
Tra i vantaggi elencati da chi sta svolgendo telelavoro, più di un italiano su tre segnala il risparmio del tempo che di solito si impiega ad arrivare in ufficio. Il 30% indica una maggiore flessibilità negli orari, il 15% il risparmio economico su trasporti e pranzo e il 13% la possibilità di trascorrere più tempo con la propria famiglia. Una percentuale minore, ma comunque rilevante, afferma di preferire lo smart working perché offre la possibilità di mangiare più sano.
I contro
Tra i limiti del lavoro agile, c’è la difficoltà di ritagliarsi il tempo necessario per dedicarsi alle attività personali: il lavoro rischia di diventare totalizzante nella gestione della propria quotidianità. Per questo il 23% degli intervistati ha dichiarato di “non staccare mai”, il 5% fa fatica ad organizzare il proprio tempo e il 7% trova complesso gestire e pianificare il lavoro. Uno dei problemi da risolvere, però, è la capacità di connettività delle abitazioni: durante il lockdown, non tutte le connessioni sono in grado di reggere un numero cospicuo di dispositivi collegati. Infine, un italiano su tre, non ha gli strumenti idonei per rendere il lavoro da casa, oltre che agile, agevole.
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