Coronavirus, la ministra Azzolina: «A scuola non si torna, è troppo rischioso. Si vanificherebbero gli sforzi fatti»
A scuola non si torna perché ci sono ancora troppi rischi. Dopo il decreto approvato il 6 aprile, questa è la sintesi della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sulla situazione scolastica ormai compromessa dall’emergenza sanitaria da Coronavirus. La ministra ribadisce che «si allontana sempre di più la possibilità di riaprire a maggio» e che «il governo prenderà a giorni una decisione».
Azzolina, intervistata dal Corriere della Sera, sottolinea che, anche se ci sarà per tutti la promozione, le pagelle saranno «vere», compresi i voti da 4 e 5. Se non si dovesse tornare a scuola a maggio, osserva Azzolina, «aiuteremo le famiglie con un’estensione del congedo parentale e del bonus baby-sitter». Prolungare le lezioni in estate non è possibile perché «la scuola ha chiuso ma non si è mai fermata. Significherebbe non riconoscere il lavoro di queste settimane. E l’Italia ha già uno dei calendari più lunghi d’Europa».
Il governo a giorni prenderà una decisione ma «con l’attuale situazione sanitaria, ogni giorno che passa si allontana la possibilità di riaprire a maggio. Significherebbe far muovere ogni giorno oltre 8 milioni di studenti». «Lo aveva già detto e ora è definitivo: non si regaleranno 6 politici a nessuno – ribadisce la ministra -. Se lo studente merita 8 avrà 8, se merita 5 avrà 5, la didattica a distanza ci ha permesso di mettere in sicurezza l’anno che altrimenti sarebbe andato perso. Alla fine tutti avranno un voto – spiega Azzolina -. Chi risulta insufficiente recupererà il prossimo anno con attività individualizzate».
Maturità
Quanto alla maturità, «sarebbe auspicabile» l’esame a scuola. «Ricevo lettere di studenti che mi chiedono un esame in presenza – racconta Azzolina – sarebbe auspicabile, vedremo se si potrà. Escludo l’ipotesi mista: studenti a scuola e professori a casa».
Nuovo anno scolastico
Per la ripresa a settembre la commissione «sarà guidata da Patrizio Bianchi. Lavoriamo per la riapertura ma anche per la scuola che dovrà nascere da questa emergenza. Serve un grande progetto di innovazione». A settembre «dedicheremo le prime settimane al lavoro per chi è rimasto indietro o ha avuto insufficienze. Ma non abbiamo stabilito le date, lo faremo insieme alle Regioni».
Poi, «se sarà necessaria la didattica a distanza, ci faremo trovare pronti. Oltre ai fondi già stanziati arriveranno presto altri 80 milioni. Non mi piace l’idea di studenti con la mascherina a scuola». Per i professori necessari in cattedra a settembre: «I concorsi si faranno. È l’unico modo per poter assumere a settembre. Quello straordinario per 24mila precari si svolgerà appena le condizioni lo permetteranno. I docenti casomai saranno assunti dal primo settembre».
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