Coronavirus, l’app Immuni slitta? Per ora mette d’accordo Pd, Forza Italia e Lega: «Serve una legge sui dati personali»
L’app Immuni è riuscita nell’impresa di mettere d’accordo Forza Italia, Lega e Pd sulla necessità di una legge relativa all’uso dei dati da parte di un’applicazione – scaricabile solo su base volontaria – che, nella fase 2 dell’emergenza sanitaria del Coronavirus, traccerà i contatti e monitorerà il quadro clinico degli italiani. In ballo ci sono milioni di dati sensibili, si tratta di un’operazione complessa che dovrà essere gestita con la massima accuratezza e sempre nel rispetto della privacy dei cittadini.
La posizione del Pd
«Un terreno delicato che riguarda i diritti e le libertà costituzionali delle persone. Non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell’ordinanza commissariale. È necessario che la materia venga esaminata dalle Camere, come già richiesto dalla Commissione Trasporti di Montecitorio, nell’auspicio di giungere a una norma condivisa. Vanno assicurati la proprietà e la gestione pubblica dei dati e l’assenza di discriminazioni fra cittadini nel pieno rispetto della privacy», queste le parole di Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera.
«Uso dell’app? Mi limito a ricordare che in Italia vige una Costituzione che non può essere elusa, soprattutto nella parte dei diritti fondamentali. Quel che è certo è che dovrà discuterne il Parlamento» è, invece, il commento del capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci.
«Il tema del tracciamento del movimento dei cittadini è materia delicatissima di bilanciamento tra diritti, e quando in gioco c’è un bilanciamento, non si può sfuggire alla fonte primaria, cioè ad una legge, perché questa è un elemento garantistico che consente l’accesso alla Corte Costituzionale in caso di sproporzione dell’intervento. Ovviamente si può procedere anche con un decreto del governo che poi il Parlamento deve convertire in legge. Non c’è pregiudiziale al decreto, l’importante è che non si ricorra a un semplice Dpcm» avverte Stefano Ceccanti, costituzionalista e capogruppo del Pd in Commissione affari costituzionali della Camera, intervistato dall’Ansa.
Forza Italia
Dello stesso avviso anche Forza Italia. Per la senatrice Fiammetta Modena «urge un confronto serio in Parlamento sulla libertà e tutela della privacy, l’utilizzo dell’app non può cadere sulle nostre teste per circolari e decreti una semplice ordinanza che il commissario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha firmato qualche giorno fa».
Più duro il commento di Enrico Costa, deputato di Forza Italia e responsabile del dipartimento giustizia del movimento azzurro: «Il governo sta operando senza minimamente coinvolgere il Parlamento. Anzi, ha operato “a rovescio”. Prima ha scelto l’applicazione, poi, forse, definirà le regole, i limiti e le garanzie. Eppure i confini di ammissibilità sono molto stretti e vanno definiti con norma primaria: ad esempio leggiamo che l’app sarà su base volontaria, ma il consenso richiesto di che genere sarà? Spontaneo o obbligato dal fatto che il possesso dell’app diverrà il presupposto per usufruire di servizi essenziali? Attendiamo una norma di rango primario, come peraltro suggerito dal Garante della privacy: diversamente limiti e garanzie resterebbero scritti sulla sabbia. O non sarebbero scritti affatto».
Lega
«Usare le nuove tecnologie per combattere il virus è utile, ma con tutte le garanzie dovute ai cittadini italiani. Un commissario non può certo derogare dai diritti costituzionali senza che sia il Parlamento, e quindi il popolo, ad essere investito di decisioni così delicate. Inoltre sull’app “Immuni” sono evidenti alcune gravi criticità, da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati? Garantire la protezione di diritti e dati privati degli italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa. La nostra libertà non è in vendita» conclude il leader della Lega Matteo Salvini.
Foto in copertina da Pixabay
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