Come rientrare al lavoro: istruzioni minime per imprese e lavoratori
Anche se con qualche restrizione, sembra ormai avvicinarsi la cosiddetta “fase 2”, il momento in cui dovremo ricominciare a mettere il naso fuori da casa (a parte chi non si è mai fermato) e rientrare al lavoro. Questo rientro non sarà semplice, perché l’emergenza sanitaria per il Coronavirus non è terminata e, quindi, tutti i datori di lavoro dovranno ancora attenersi a regole e cautele speciali.
In attesa di capire quali saranno le prescrizioni del Governo, già ora è possibile stilare un piccolo vademecum delle misure minime che ciascun datore di lavoro dovrà rispettare; misure che non trovano fondamento solo nei vari decreti approvati nel corso di queste settimane, ma derivano da una norma del codice civile (l’art. 2087) che obbliga tutti i datori di lavoro ad attivarsi, in ogni momento, per tutelare al meglio la salute dei propri dipendenti.
Fondamentale il distanziamento sociale
Sulla base di questo obbligo, e tenendo conto delle prescrizioni sanitarie sino ad oggi emanate, la prima misura che dovranno adottare le imprese riguarda la riduzione dell’affollamento dei luoghi di lavoro: non è pensabile un rientro in massa negli uffici e negli altri posti di lavoro, sarà necessario organizzare diversamente il lavoro.
Per le imprese produttive, la strada per capire quali sono queste misure è ormai tracciata: sulla scia del protocollo tra Confindustria e Governo del 14 marzo scorso, la “buona prassi” per il riavvio delle fabbriche prevede la stipula di un protocollo, validato da medici esperti, con le organizzazioni sindacali, per decidere le modalità di lavoro.
Per le aziende nelle quali il lavoro si svolge in ufficio, potrà finalmente decollare il vero smart working: dovremo abbandonare il “lavoro casalingo” di queste settimane (una somma di costrizioni senza alcuna flessibilità) cercando di valorizzare modelli di organizzazione del tempo di lavoro che prevedono alternanza tra ufficio e abitazione personale, e anche orari flessibili.
Molte aziende sperimenteranno la presenza alternata (es. 50% a casa, 50% in ufficio) e finalmente potranno applicarsi regimi di orario spalmati nell’arco della giornata e della settimana in maniera meno rigida di quanto accade oggi. Tante le idee già in corso di preparazione: maschere e guanti di colore diverso, in modo che sia controllato il loro ricambio; disegni sul pavimento per aiutare il rispetto delle distanze; pannelli divisori, e tanto altro ancora.
La nuova vita in azienda
Un altro cambiamento importante riguarderà la gestione della vita in azienda: dopo la prima, comprensibile, fase di assenza di contatti umani, dovremo porci il problema di come ricominciare a gestire riunioni e trasferte. Qui le imprese dovranno fare tesoro di quanto, forzatamente, hanno applicato in queste settimane, facendo un uso selettivo e intelligente delle tecnologie digitali: non è sostenibile lavorare otto ore al giorno in video collegamento, ma molte delle riunioni fisiche che si facevano prima del Covid19 possono tranquillamente essere tenute in digitale, limitando gli incontri fisici alle cose importanti.
Le imprese, infine, dovranno compiere uno sforzo economico aggiuntivo per sanificare continuamente i posti di lavoro e consegnare guanti e mascherine, strumenti destinati – purtroppo – ad essere indispensabili sui ogni luogo di lavoro. Un ripensamento importante riguarderà anche la gestione degli spazi comuni: dovremo dire addio alle campagne “plastic free”, riporre nell’armadio le borracce che in questi mesi hanno spadroneggiato ovunque e riprendere ad usare i contenuti di plastica (possibilmente eco-sostenibili).
Anche i lavoratori sono chiamati a fare la loro parte: il rispetto delle misure di prevenzione dovrà essere rigoroso (non è detto che qualcuno non decida di applicare sanzioni disciplinari a chi mette al rischio i colleghi con condotte sbagliate), per far si che non si presentino pericolosi e indesiderati ritorni di fiamma del virus.
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