Coronavirus, il mese sacro del Ramadan tra lockdown e moschee chiuse
Tra rigide quarantene e isolamento quello che i fedeli dell’Islam in tutto il mondo si prestano a iniziare il prossimo 23 aprile sarà un Ramadan eccezionale. Il mese sacro del digiuno arriva nel pieno di una pandemia di Coronavirus globale che ha costretto anche le comunità religiose a rivedere tradizioni e riti alla luce delle misure di distanziamento sociale e di gestione del contagio imposte dai governi.
Per quasi un mese i 2.6 milioni di fedeli musulmani in Italia si asterranno dal bere e dal mangiare dall’alba al tramonto in rispetto non solo di uno dei cinque pilastri dell’Islam ma anche del mese più sacro dell’anno. Ma con le moschee chiuse e le misure di lockdown i momenti di convivialità saranno ridotti alle mura domestiche e lo spirito della celebrazione dovrà lasciare il posto a nuove forme di devozione e obbedienza.
In che modo cambierà il digiuno?
«I momenti di preghiera, di lettura del Corano, di pasti condivisi non ci saranno ed è il prezzo che soffriremo maggiormente», dice a Open Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia. Anche la rottura del digiuno è di solito un’affare che riguarda tutta la comunità: «Le nostre moschee e centri islamici preparano solitamente delle tavolate a cui partecipano anche coloro che magari non hanno famiglia, sono soli ed economicamente svantaggiati. È un momento di condivisione e di solidarietà», spiega Lafram.
La solidarietà e la beneficenza
La “Zakat”, ovvero la carità, è uno dei cinque pilastri dell’Islam e durante il mese sacro del digiuno lo spirito altruistico viene rafforzato attraverso collette di generi alimentari che i più svantaggiati possono trovare proprio presso le moschee: «È abitudine comune regalare pacchi di spesa durante questo periodo alle famiglie più bisognose e in difficoltà economiche. Nel momento della rinuncia giornaliera all’acqua e al cibo la percezione di cosa sia veramente la fame si acuisce: ci si sente ancora più vicini a chi non ha da mangiare», spiega Laframe.
Come cambia la preghiera?
A cambiare in questi giorni di pandemia è stata soprattutto la preghiera. Con la chiusura dei luoghi di culto il momento devozionale si è spostato nelle case, un momento che nel periodo del digiuno, in particolare, restituisce un senso di comunità e di vicinanza. «Durante il Ramadan – spiega Lafram – ci si ritrova ogni sera per pregare dopo il tramonto: sono momenti di grande condivisione spirituale». Durante la preghiera i fedeli si rivolgono verso la “Qibla”, il punto di adorazione della Mecca dove si trova il santuario islamico della Caaba.
Ma in tempi in cui la tecnologia sembra aver accorciato tutte le distanze, neanche i nuovi strumenti digitali possono rimpiazzare lo spirito della preghiera del Venerdì. «Se guardo in streaming l’Imam che fa il sermone del venerdì non vuol dire che io ho fatto la preghiera del venerdi, sto ascoltando una semplice predica. Perché la preghiera ha delle condizioni: per partecipare a una preghiera collettiva, devo condividere lo stesso spazio fisico con l’Imam e gli altri fedeli», chiarisce Lafram.
Nonostante queste difficoltà il mese del digiuno per i musulmani è e rimane soprattutto un periodo di formazione in cui si esercita l’autocontrollo e la disciplina: «È un momento di riconciliazione con Dio, con i propri cari, si lasciano alle spalle cattive abitudini».
Digiunare durante il Covid19
Secondo l’Organizzazione mondiale sanità non ci sono controindicazioni a un periodo di digiuno nel pieno dell’epidemia Coronavirus. L’Oms ha rilasciato una serie di linee guida rivolte ai fedeli musulmani proprio per indirizzare le comunità durante il Ramadan. Nello stesso libro sacro del Corano i malati sono esentati dall’effettuare il digiuno così come le donne anziane, in gravidanza o in allattamento. E in vista dell’Eid al-Fitr , la festa di fine Ramadan prevista per il prossimo 23 maggio, anche se in Italia potrebbero essere allentate alcune misure, sembra che il distanziamento sociale e il divieto di assembramenti rimarranno la priorità: «Continueremo a rispettare tutte le restrizioni necessarie. Ci auguriamo che per tutti arrivi una buona notizia – conclude Lafram -. Abbiamo speranza, il mondo cambia in fretta e questo virus ce l’ha insegnato».
Immagine copertina: moschea, Istanbul/Pixabay
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