Coronavirus, le ipotesi per la fase 2: bar e ristoranti riaprono dopo la metà di maggio. Conte: «Non è un liberi tutti»
Un’agenda fitta di appuntamenti in videoconferenza per il premier Giuseppe Conte, alla vigilia del Consiglio europeo di domani, quando l’Europa tutta dovrà finalmente decidere quali misure prendere per fronteggiare la crisi economica portata dal Coronavirus. In serata, non potendoci essere il tradizionale pranzo pre-consigli, c’è stato un colloquio al Quirinale – senza ministri – durante il quale Conte e il capo dello Stato Sergio Mattarella hanno fatto il punto sullo stato delle trattative in corso tra i Paesi dell’Ue per l’emergenza Covid-19.
Il governo ha passato la giornata al lavoro sulla fase 2: perché «il lockdown non si può protrarre», ragiona il premier. Ma questo si traduce al momento in un «allentamento», non certo in uno stravolgimento della nuova quotidianità che l’epidemia ha portato. «Sarebbe irresponsabile». E allora è allo studio il ritorno al lavoro di 2,7 milioni di lavoratori, insieme a una maggiore facilità per tutti di uscire da casa e muoversi, anche fuori dal proprio Comune. «Non è un liberi tutti», dice il premier. Ma un primo segnale si vedrà il 27 aprile, quando verranno sbloccati altri codici Ateco, ossia si permetterà a singoli settori produttivi di ripartire.
Riaprire: quando e come
Slitta (a domani) il consiglio dei ministri che era chiamato a varare il Def con lo spostamento di bilancio di 50-55 miliardi per gestire la crisi da lockdown. Secondo le ipotesi allo studio di palazzo Chigi, il 4 maggio potrebbero ripartire manifattura, costruzioni e alcuni esercizi commerciali al dettaglio – con qualche eccezione che potrebbe addirittura anticipare al 27 aprile (su questo, è attesa una comunicazione del presidente del Consiglio entro il weekend). A ripartire sarebbero quasi 3 milioni di lavoratori.
Le ultime indiscrezioni parlano dell’ipotesi della riapertura prima dei negozi al dettaglio, poi di bar e ristoranti. È questa l’idea sul tavolo del governo, in vista della fase 2 da avviare quindi in maniera graduale. L’ipotesi è che il 4 maggio queste attività restino ancora ferme ma con la possibilità di eccezioni, come consentire la vendita da asporto per la ristorazione, che si aggiungerebbe alle consegne a domicilio, già permesse. Non sarebbero ancora definite date, ma un’ipotesi sarebbe far riaprire i negozi dall’11 maggio, la ristorazione dal 18.
Sul tavolo di Chigi ci sono anche gli spostamenti tra comuni, ma non tra regioni. Secondo quanto ha spiegato in serata Vittorio Colao, il manager a capo del pool di esperti ed esperte chiamato dall’esecutivo per la Fase 2, nel corso della cabina di regia con il premier, le Regioni e gli enti locali, con la riapertura dei trasporti pubblici e con le conseguenti misure di contingentamento si stima che gli utenti saranno il 15% di quelli che si registravano precedentemente all’emergenza Covid-19.
Gli indicatori
Se ne saprà di più entro il fine settimana: dovrebbe esserci il via libera alle corse da soli lontano da casa, ricostruisce ancora l’Ansa, la possibilità, con mascherine, di andare a trovare i parenti o andare alle seconde case. Resteranno limiti negli spostamenti tra Regioni. Sarà il Cts, il comitato tecnico scientifico, a definire una serie di indicatori, in base ad andamento del contagio, adeguatezza del sistema sanitario locale e disponibilità di dispositivi di protezione individuale, sulla base dei quali potrebbero essere limitate le aperture in singole Regioni o aree “rosse” interne alle Regioni, nelle quali potrebbe proseguire il lockdown.
La Lombardia chiede certezze
Sulla ripartenza la Regione Lombardia pone all’attenzione del governo alcuni punti: certezze sulla riapertura di alcune attività lavorative e necessità di capire se l’esecutivo, nelle ipotesi previste per una ripartenza modulata anche su orari flessibili e più lunghi e dilatata nella settimana, ha condiviso le stesse con le organizzazioni sindacali. La regione vuole la riapertura dei cantieri edili e delle filiere produttive legate in particolare all’export. E un’attenzione particolare verso la gestione del servizio di trasporto pubblico, soprattutto per quanto riguarda il controllo dei flussi dei passeggeri, e della vita quotidiana dei bambini, considerando la chiusura di scuole e asili.
«Se dal 4 maggio si torna a lavoro diciamo agli italiani come farlo»: serviranno «trasporti, mascherine e cura dei figli». Sono queste le richieste avanzate dall’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani, secondo quanto riporta l’Ansa, durante la cabina di regia in corso tra governo e enti locali. Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha indirizzato al governo una richiesta chiara da parte dei Sindaci: «Chiediamo di chiarire quali sono le attività che riaprono dal 4 maggio e chiediamo al governo di entrare con i sindaci nelle case di chi andrà a lavorare.
In copertina ANSA/Maurizio Brambatti | Giuseppe Conte
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