Cimiteri chiusi per Coronavirus, il grido di dolore di Giovanna e Pietro: «Riapriteli, non c’è assembramento. Vogliamo baciare la lapide dei nostri figli»
«Amore mio, ci vediamo presto», con queste parole Giovanna Zizzo ha “salutato” la figlia Laura, 11 anni, accoltellata dal padre nel sonno nell’agosto 2014, che, prima del lockdown, andava a trovare tutti i giorni al cimitero di Catania. Tutti, nessuno escluso. Da quando sono state imposte le misure di restrizione per il Coronavirus, i cimiteri sono stati chiusi e Giovanna ha dovuto interrompere bruscamente il rapporto quotidiano con la figlia: «I primi giorni sono stati durissimi, ho pianto, l’ho vissuta malissimo. Per noi genitori è importante che i cimiteri vengano riaperti il prima possibile», racconta.
Intanto Giovanna ha allestito un piccolo altarino a casa: «Ho raccolto le sue foto più belle e sotto le ho messo un po’ di fiori che ogni giorno raccolgo nel giardino di casa visto che dal fioraio, come facevo di solito, non posso più andarci. Mi manca tanto, mi creda». «E sa perché ci sto tanto male? Perché quando andavo al cimitero, sistemare i fiori o pulire la lapide era per me come mettere in ordine la sua cameretta».
Ma non c’è rischio di contagio all’interno dei cimiteri? «Assolutamente no, non ci sono mai stati assembramenti. Al massimo vediamo 1-2 persone al giorno, ma non credo sia così pericoloso, per questo sarebbe giusto riaprire anche se, sono sincera, in questo momento il mio pensiero va soprattutto alle persone che hanno perso i propri cari e che non possono nemmeno salutarli per l’ultima volta».
«Mio figlio morto in un incidente stradale»
Dello stesso avviso Pietro Crisafulli, un papà che ha perso il figlio, Mimmo, 25 anni, morto in un incidente stradale avvenuto il 6 marzo 2017 a Catania, e che da quel momento chiede verità e giustizia. «Il mio è un ergastolo del dolore. Voglio vederlo, non ce la faccio più ad aspettare. Quella di chiudere i cimiteri è secondo me una scelta ingiusta: che assembramento dovrebbe esserci?», racconta Pietro che, proprio come Giovanna, andava tutti i giorni sulla tomba del figlio.
Anche lui ha allestito a casa un altarino: «Al cimitero trovavo conforto, parlavo con mio figlio, era la mia vita. Così, credetemi, mi sento vuoto dentro, è una sofferenza atroce» aggiunge. E da qui l’appello di riaprire «quei cancelli»: «Vi prego, fateci entrare con tutte le precauzioni del caso. Magari in ordine alfabetico, a scaglioni, a lettere, con un numero massimo di visitatori, ma fatelo. Siamo stanchi di aspettare». Per questo motivo, per il 4 maggio 2020, qualora la situazione non dovesse cambiare, ha organizzato una manifestazione davanti ai cancelli del cimitero di Catania.
Alcuni cimiteri sono già aperti
Ma non tutti i cimiteri sono ancora chiusi. «Da venerdì 24 aprile potranno entrare ogni mezz’ora 50 persone nella parte nuova e 50 in quella vecchia. Per entrare ci sarà l’obbligo di indossare mascherina e guanti. Potrà entrare un solo componente per famiglia», annuncia il sindaco di Modica (Ragusa), Ignazio Abbate. Ordinanza che ha fatto infuriare i primi cittadini iblei che lo hanno invitato a revocare subito il provvedimento.
Anche il sindaco di Cefalù (Palermo), Rosario Lapunzina, ha deciso di riaprire il campo santo «con l’obbligo di indossare la mascherina di protezione e rispettando la misura del distanziamento sociale di almeno un metro». Ma qualche decisione simile è stata presa in diverse parti d’Italia. A Buggiano, ad esempio, cittadina in provincia di Pistoia, che questa settimana ha riaperto il cimitero ma solo in orari limitati ed escludendo il fine settimana.
L’apertura della ministra ai funerali
«Proporrò al governo, in vista della fase di graduale riapertura, di poter tornare a celebrare i funerali», questa invece l’apertura della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. «Non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni dei funerali alle tantissime famiglie colpite da un lutto – ha spiegato in un’intervista ad Avvenire – dobbiamo poter tornare a celebrare i funerali, seppure alla presenza soltanto degli stretti congiunti».
Intanto il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha firmato un’ordinanza nella quale si prevede che, «per far fronte alle necessità di sepoltura», i prefetti possano «disporre l’ammissione di defunti in ogni cimitero comunale dell’ambito territoriale di competenza, anche in deroga agli eventuali limiti stabiliti nei regolamenti comunali di polizia mortuaria».
Infine il comune di Milano ha garantito una degna sepoltura, in un apposito campo del Cimitero Maggiore, ai morti per Coronavirus che nessun parente ha reclamato. Si tratta di 61 persone: «Nessuna fossa comune, ogni persona ha un cippo con il nome e ogni salma viene sepolta singolarmente», ha precisato l’assessora ai Servizi Civici e Trasformazione digitale Roberta Cocco.
Foto di Pietro Crisafulli e Giovanna Zizzo
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