Coronavirus, dal 4 maggio la Fase 2: riaprono manifattura, costruzioni e commercio all’ingrosso. Dal 18 maggio i negozi, dal 1 giugno bar e ristoranti. Ok alle visite ai parenti
4 maggio 2020: è da questa data che l’Italia riparte, dopo due mesi di lockdown causati dalla pandemia di Coronavirus: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il dpcm per la fase due dell’emergenza Covid-19. Da palazzo Chigi ne ha raccontato i contenuti in una conferenza stampa intorno alle 20.30, in pieno orario Tiggì. Si riapre, ma non troppo: le parole d’ordine sono ancora distanziamento sociale, «convivenza col virus» e controllo della curva dei contagi.
La fase 2, per il momento, durerà fino al 17 maggio: sì allo sport, anche non vicino casa, no agli assembramenti. Sì ai funerali, con al massimo 15 congiunti, ma no alle messe (e la Cei si ribella). Sì alla ristorazione da asporto, ma per la riapertura vera e propria di bar e ristoranti bisognerà aspettare il 1 giugno. I negozi riapriranno il 18 maggio, mentre per manifattura, costruzioni e commercio all’ingrosso si riparte dal 4 maggio.
Alle imprese che potranno riaprire dal 4 maggio sarà consentito preparare la ripartenza con “attività propedeutiche” a partire dal 27 aprile. Il tutto, continuando a mantenere le il distanziamento sociale e invocando la responsabilità dei cittadini. E con un monitoraggio costante dei contagi. Che, se dovessero risalire, potrebbero portare a nuove chiusure..
Il testo del Dpcm 26 aprile 2020
Dopo giorni di incertezze e anticipazioni, ecco, nero su bianco, il nuovo decreto del presidente del Consiglio, l’ennesimo. Mentre i precedenti hanno “chiuso” il paese per contrastare l’avanzata del virus che ancora oggi ha fatto centinaia di vittime (e che è arrivato a far registrare fino a 1000 morti al giorno), il nuovo dpcm comincia, timidamente, a riaprire. Attraverso le decisioni maturate da palazzo Chigi, dal governo, dal Comitato tecnico scientifico e con il lavoro della task force per la fase 2 guidata dal manager Vittorio Colao, ecco cosa si può fare e cosa non si potrà fare dal 4 maggio. Mantenendo sempre il distanziamento sociale.
Dal 4 al 18 maggio
Il decreto dà una «conferma generalizzata delle misure di distanziamento gli spostamenti», spiega Conte. All’interno della Regione restano, per gli spostamenti, le comprovate esigenze lavorative, di necessità, di salute. Si aggiunge la possibilità di spostamenti mirati per fare visita ai congiunti. «Visite mirate fatte nel rispetto delle distanze, con mascherine e con divieti di assembramento», dice il premier.
Niente party, scandisce. Niente ritrovi di famiglia. E poi «è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; è in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza», si legge sul Dpcm che sarà in vigore dal 4 maggio.
L’autocertificazione
«Nel momento in cui il regime degli spostamenti resta limitato è difficile abbandonare lo strumento dell’autocertificazione. Fino a quando ci saranno ragioni che devono giustificare lo spostamento, il regime dell’autocertificazione si conserverà», dice Conte rispondendo alle (poche) domande dei giornalisti. «Con questo nuovo provvedimento non avremo un ‘libera tutti’», scandisce. Restano chiuse scuole e università.
A casa chi ha la febbre
«I soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) devono rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante», si legge nella decreto. «È fatto divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus».
Niente manifestazioni né feste
Il decreto ribadisce che «sono sospese le manifestazioni organizzate, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura con la presenza di pubblico». Niente feste pubbliche e private, anche nelle abitazioni private, «eventi di qualunque tipologia ed entità, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati; nei predetti luoghi è sospesa ogni attività».
Niente messe
L’apertura dei luoghi di culto è possibile, ma solo «condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro». Sono sospese le cerimonie civili e religiose, quindi anche le messe. Una decisione che alza al massimo il livello dello scontro con la Cei, la Conferenza episcopale italiana, che evoca addirittura la «violazione della libertà di culto».
Si torna a celebrare i funerali
Dal 4 maggio sarà possibile tornare a celebrare i funerali. Con al massimo 15 persone. Quell’ultimo saluto che il virus, fino ad ora, aveva reso impossibile in maniera umanamente insopportabile. «Sono consentite le cerimonie funebri con l’esclusiva partecipazione di congiunti e, comunque, fino a un massimo di quindici persone, con funzione da svolgersi preferibilmente all’aperto, indossando protezioni delle vie respiratorie e rispettando rigorosamente la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro». Il passaggio cambia lievemente dalla ultima bozza del decreto alla versione definitiva firmata dal premier: nella bozza si parlava esplicitamente di mascherine, qui di «protezioni delle vie respiratorie».
Dal 4 maggio accesso ai parchi (in sicurezza)
«Consentiamo l’accesso a ville, a parchi pubblici ma nel rispetto delle distanze e delle prescrizioni di sicurezza» dal 4 maggio, specifica il premier in conferenza stampa a Palazzo Chigi. L’accesso a parchi, ville e giardini pubblici «è condizionato al rigoroso rispetto» del divieto di assembramento «nonché della distanza di sicurezza interpersonale di un metro; il sindaco può disporre la temporanea chiusura di specifiche aree» dove non sia possibile assicurare il distanziamento. «Le aree attrezzate per il gioco dei bambini sono chiuse» (nella bozza c’era l’aggiunta di un’eccezione non più prevista del testo definitivo: «ove non sia possibile consentirne l’accesso contingentato»). Per i musei, se ne riparlerà il 18 maggio, dice Conte.
Sport all’aperto
«Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto», si legge ancora nel testo. «È consentito svolgere individualmente, ovvero con accompagnatore per i minori o le persone non completamente autosufficienti, attività sportiva o attività motoria, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività».
Restano sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati, ma possono ripartire le sessioni di allenamento «degli atleti, professionisti e non professionisti – riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali». Sempre rispettando il distanziamento sociale, «senza alcun assembramento, a porte chiuse, per gli atleti di discipline sportive individuali».
Attività produttive
In tutta Italia, si legge nel decreto «sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali», tranne le attività previste dalle eccezioni specificate dal decreto stesso: manifattura, commercio all’ingrosso, costruzioni. L’elenco delle attività che possono restare aperte «può essere modificato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell’economia e delle finanze». Non cambia nulla per la pubblica amministrazione, per il momento. «Le attività produttive sospese possono comunque proseguire se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile».
«È sempre consentita l’attività di produzione, trasporto, commercializzazione e consegna di farmaci, tecnologia sanitaria e dispositivi medico-chirurgici nonché di prodotti agricoli e alimentari. Resta altresì consentita ogni attività comunque funzionale a fronteggiare l’emergenza».
Ristorazione da asporto
Si entrerà uno alla volta e cibo si consuma a casa, spiega Conte. «Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di un metro», si legge nel decreto. «Resta consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché la ristorazione con asporto fermo restando l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi».
Per ristoranti, parrucchieri, barbieri, estetisti e bar, dice Conte, se ne riparla il 1 giugno. Per i negozi commerciali (con modalità di fruizione che possano assicurare il distanziamento) la ripartenza invece è prevista per il 18 maggio.
Mascherine obbligatorie in luoghi chiusi aperti al pubblico (e sui trasporti)
In tutta Italia sarà obbligatorio dal 4 maggio indossare «protezioni delle vie respiratorie nei luoghi confinati aperti al pubblico», compresi i mezzi di trasporto» e in ogni caso in cui non si possa mantenere il distanziamento. È possibile usare, specifica il decreto, «mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte», con materiale adeguato e coprendo bocca e naso.
In copertina ANSA/Massimo Percossi | Dipendenti indossano mascherine e guanti protettivi a prevenzione della diffusione del Covid-19, durante il turno di lavoro, presso lo stabilimento industriale di packaging farmaceutico Eurpack di Aprilia, Roma. 21 aprile 2020
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