L’Europa cede alle pressioni cinesi sul Coronavirus? Giallo sul documento Ue più “morbido” per non urtare Pechino
«La Cina continua a condurre una campagna di disinformazione globale per sviare le accuse legate allo scoppio della pandemia e per migliorare la sua immagine internazionale». È questa la frase che secondo il New York Times sarebbe scomparsa da un rapporto della Commissione europea sulla disinformazione legata alla pandemia di Coronavirus. L’accusa fatta dal quotidiano dalla Commissione è di aver annacquato il rapporto, diluendo le critiche nei confronti della Cina, dopo aver ricevuto pressioni da parte del suo apparato diplomatico. Bruxelles smentisce e, tramite un portavoce, fa sapere che confrontando le due versioni del rapporto – uno prima e uno dopo della censura ipotizzata dal quotidiano americano – dovrebbe risultare chiaro che non ci sia stata alcune pressione esterna. È così?
Le due versioni a confronto
Nella seconda versione effettivamente la frase incriminata nel rapporto redatto da EuVsDisinfo, l’unità della Commissione che dal 2015 si occupa di fake news, in cui si fa riferimento alla campagna di disinformazione globale pare essere stata sostituita da una frase dal tono più conciliante, anche se i contenuti rimangono quelli: «C’è la prova di una pressione coordinata da fonti ufficiali cinesi per sviare le accuse legate allo scoppio della pandemia e pubblicizzando gli accordi bilaterali mostrando che la Cina è più utile dell’Unione europea», recita la seconda versione del rapporto.
Insomma, cade il riferimento alla disinformazione, ma l’accusa si fa più specifica con il riferimento alle «fonti ufficiali». Nel rapporto inoltre ci sono comunque riferimenti espliciti alle campagne di disinformazione, come la seguente: «Nonostante il grave impatto potenziale sull’opinione pubblica, funzionari e fonti controllate da diversi governi inclusi Russia e – in misura minore – Cina, continuano a diffondere narrativa complottista e disinformazione presso il pubblico europeo».
Secondo il New York Times una seziona sulla disinformazione sponsorizzata dagli stati russi e cinesi presente nel rapporto iniziale sarebbe stata integrata in un’altra parte del testo nella seconda versione, in modo tale da ammorbidire i contenuti. Ogni riferimento alle critiche cinesi della Francia e della presenza di una rete bot pro-cinese in Serbia sarebbero scomparse. Inoltre, il quotidiano americano sostiene che ci sarebbero documenti, email e interviste che documentano i tentativi dei funzionari europei di ritardare la pubblicazione del rapporto per intervenire sui contenuti e, separatamente, un’email di un funzionario Ue che mette in guardia dalle possibili ritorsioni cinesi.
Nell’Unione europea però c’è chi – come scrive La Repubblica – lamenta pressioni da parte degli americani, che vorrebbero che ci fosse più retorica anti-russa e anti-cinese. Nei fatti i contenuti del rapporto rimangono fortemente critici nei confronti della Russia e della Cina. Si parla per esempio degli sforzi di censura da parte degli ufficiali e dei media cinesi per non far apparire Wuhan come il luogo di origine della pandemia e dei tentativi, sempre da parte dello stato cinese, di aggirare le normative sui social media per promuovere contenuti che mettono in buona luce il Paese, mostrandolo come leader globale nella battaglia contro il Covid-19.
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