Fase 2, il documento integrale che ha frenato il governo sulle riaperture del 4 maggio
Il governo sperava di poter riaprire tutto, o quasi, già a partire dal 4 maggio ma a frenare l’entusiasmo del presidente del Consiglio e di tutti i i ministri ci ha pensato una relazione di 22 pagine, scritta il 22 aprile e corredata di dati e analisi della situazione epidemiologica oltre a considerazioni, precise e puntuali, del comitato tecnico-scientifico che, senza troppi giri di parole, ha bocciato un “liberi tutti”. Non è il momento di allentare le misure restrittive: bisogna contenere la diffusione del Coronavirus.
Il report
Si tratta di un report riservato, firmato dagli esperti guidati dal professor Silvio Brusaferro, in cui si spiega senza mezzi termini, come ha potuto verificare Open, che «lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto». Insomma, sì a qualche passetto in avanti (vedi quello, tanto discusso, sui “congiunti”) ma no a concessioni azzardate: il rischio è di mandare all’aria tutti gli sforzi fatti finora.
Nel documento si parla anche della «necessità di mantenere elevata l’attenzione»: il consiglio è quello di evitare la riapertura sia delle chiese («Reputiamo prematuro prevedere la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose» scrivono) sia delle scuole. Sì, invece, agli sport individuali.
Al massimo – spiegano gli esperti – bisognerebbe sperimentare una riapertura, per soli 14 giorni, di metà delle attività lavorative provando a capire quali saranno gli effetti e continuando a vietare le attività di aggregazione. Gli scienziati, poi, esprimono dubbi sull’efficacia dell’uso delle mascherine – che restano comunque fortemente consigliate – a causa di una limitata evidenza scientifica. Fondamentali restano «il distanziamento sociale e l’igiene frequente delle mani e dell’ambiente in tutte le attività».
I governatori “ribelli” e il «chi sbaglia paga»
«Chi apre alcune attività senza la copertura del dpcm se ne assumerà la responsabilità di fronte ai cittadini. E non sarà una responsabilità solo sanitaria ma anche penale, civile ed economica. Chi sbaglia paga» fa sapere una fonte qualificata del governo al Messaggero. Il riferimento è ai governatori del Nord “ribelli”, ritenuti irresponsabili nel voler allentare le misure restrittive soprattutto in regioni dove la diffusione del virus continua a preoccupare, e non poco.
E, infatti, secondo alcuni ministri, il presidente del Consiglio avrebbe voluto allentare il lockdown chiedendo, nel frattempo, di mantenere misure più rigide soltanto per le regioni Lombardia e Piemonte. Ma, dopo il no di Attilio Fontana, forse per evitare problemi e scontri, si è preferito mantenere il lockdown “rigidissimo” su tutto il territorio nazionale, comprese le regioni del Sud dove, già da tempo, si registrano pochissimi casi al giorno.
Presto, quindi, si potrebbe arrivare allo scontro con i governatori del Nord “ribelli”, quelli che vorrebbero riaprire tutto e subito: «Quelle ordinanze, in teoria, sono impugnabili» fanno sapere dall’entourage di Giuseppe Conte. «Le regioni possono solo restringere le misure restrittive, non mitigarle» spiegano al Messaggero dal ministero degli Affari regionali. Ma impugnarle, in questo momento, non servirebbe a niente: per una risposta occorrerebbe troppo tempo. E, invece, adesso non c’è più tempo da perdere.
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