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Coronavirus e mascherine a 50 centesimi, Crai si tira indietro. Legacoop: «Non tutti i prodotti sono uguali»

29 Aprile 2020 - 11:10 Angela Gennaro
I negozi del gruppo non venderanno le protezioni «a un prezzo inferiore del loro costo d'acquisto». E la Legacoop si appella ad Arcuri: «Non tutte le mascherine sono uguali»

Il Gruppo Crai smette di vendere le mascherine chirurgiche contro il Coronavirus. Il prezzo imposto dallo Stato è troppo basso, dicono, non è economicamente sostenibile. Il “mercato” impiega meno di 24 ore a dare una risposta alle dure parole di Domenico Arcuri. Il commissario per l’emergenza Covid-19, nell’annunciare la distribuzione di 12 milioni di mascherine da lunedì prossimo, aveva risposto alle polemiche scoppiate sul prezzo massimo imposto di 0,50 euro sulle mascherine chirurgiche. Respingendo le accuse dei «liberisti che parlano dal salotto di casa, sorseggiando il loro cocktail», ovvero di chi rivendicava il fatto che il prezzo finale della mascherine dovesse essere fissato dal mercato e non dallo Stato.

Le prime risposte

Il primo a sfilarsi ora è il gruppo Crai, cui fanno capo le insegne Crai, Pellicano, Caddy’s, IperSoap, Pilato, Proshop, Risparmio Casa, Saponi e Profumi, Shuki e Smoll. Il gruppo si dice «costretto» a ritirare dalla vendita nei suoi negozi le mascherine chirurgiche a causa del prezzo imposto massimo di 50 centesimi. «Siamo nell’impossibilità di vendere le mascherine ad un prezzo inferiore al loro costo di acquisto. Confidiamo che il governo voglia risolvere al più presto tale situazione in modo da consentirci di riprendere la vendita delle mascherine in questione».

Ma anche altri giganti della distribuzione al dettaglio potrebbero arretrare. «Abbiamo garantito il rispetto del prezzo che viene indicato al netto Iva da Arcuri», spiega Mauro Lusetti presidente Legacoop in collegamento su Agorà, Rai3. «Rispetteremo quel prezzo ma ci siamo permessi di dire che quel valore non remunera tutti i costi di produzione e commercializzazione». E c’è un altro aspetto da considerare, spiega ancora Lusetti: «Non è tanto un problema di mercato. Lì ha ragione Arcuri: il mercato non c’è, quindi il prezzo non viene determinato da domanda e offerta. Ma ci sono qualità diverse di mascherine: noi per esempio produciamo mascherine di puro cotone, lavabile».

Prodotti che hanno, spiega il presidente di Legacoop, «un valore maggiore di quello imposto dal commissario». Quanto costano? 2,80 più Iva, dice Lusetti, e «sono lavabili almeno 15 volte in sicurezza». La richiesta ad Arcuri è quindi quella di «avere un approccio articolato: non c’è un unico prodotto uguale per tutti che può essere soggetto a un valore imposto in tutta Italia».

In copertina ANSA/Massimo Percossi | Passeggeri con i volti coperti da mascherine protettive utilizzano un treno della linea A della metropolitana durante l’emergenza Covid-19, Roma, 27 aprile 2020

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