Coronavirus. Morti di polmonite o trombosi? Colpa del virus oppure no? Ecco cosa è cambiato in un mese
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Sintesi – Da inizio aprile si parla di un messaggio diffuso tramite i social dove verrebbe riportata la principale causa di morte dei pazienti Covid-19: non la polmonite, ma la trombosi. Gli studi svolti riportano casi di mortalità dovuti alla trombosi e come questa si scatena sempre a causa del virus Sars-covid-2 che rimane il principale colpevole degli avvenimenti.
In questi giorni – ma anche nelle scorse settimane – circola un post Facebook e Whatsapp diffuso nelle scorse settimane, in merito al Coronavirus e alle cause dei decessi. In particolare vengono citate 50 autopsie su pazienti Covid-19 deceduti con una diagnosi sbagliata, non per polmonite ma per trombosi. In alcuni casi, il messaggio virale viene riportato in un video in cui si sostiene dal titolo che «il problema non è Covid-19» (o in altri casi «non si muore di Coronavirus») e questo è uno dei punti principali da chiarire attraverso questo articolo.
Il post Facebook virale fa riferimento a un «Dott. Giampaolo Palma del Gruppo Humanitas», il quale sostiene che le cause di decesso nei pazienti Covid-19 non sarebbero dovute alla polmonite interstiziale ma alla tromboembolia polmonare. Il testo del post copia incollato online, che cambia di volta in volta, in alcuni casi risulta contraddittorio e se estrapolate alcune informazioni, si rischia di fare confusione, come affermare che «il problema non era il virus».
Dottore del Gruppo Humanitas?
Una precisazione doverosa. Il Gruppo Humanitas smentisce, con un articolo del 21 aprile 2020, l’appartenenza del dottore nominato nel post alle proprie strutture:
Sta circolando un messaggio – legato alla scoperta delle presunte vere cause del COVID-19 – falsamente attribuito a uno specialista del Gruppo Humanitas.
Il dottore in questione, che esiste veramente, lavora altrove e non ha mai affermato di operare presso il gruppo lombardo. Andiamo avanti.
Colpa del virus oppure no?
Nel messaggio diffuso tramite i social leggiamo:
Perché il problema principale non è il virus, anche se virus diverso dagli altri, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra.
Leggendo attentamente, comprendete che il virus è il protagonista principale di tutti gli avvenimenti.
Questo è un dato di fatto e riportare solo parzialmente la prima parte dell’intero ragionamento, titolando video «il problema non era il virus» o «il problema non è Covid-19», risulta contraddittorio ed equivale a disinformare.
Polmonite o trombosi?
Passiamo ora alla parte relativa alle cause di morte:
Signori, Covid19 danneggia prima di tutto i vasi,l’ apparato cardiovascolare, e solo dopo arriva ai polmoni !!!
Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità! E perché si formano trombi? Perché l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto.
[…]
Quindi la polmonite interstiziale non c’entrerebbe nulla, sarebbe solo la fase 3 più grave della malattia dove forse non arriveremo più se impariamo a curare la malattia nelle fasi 1virale e 2 intermedia. È stato forse soltanto un abbaglio diagnostico: abbiamo finalmente raddoppiato i posti in rianimazione, per carità sempre utili, ma forse non serviranno, almeno lo speriamo tutti.
Mentre il messaggio circolava verso il 10 di aprile 2020, intorno al 9 e il 22 dello stesso mese sono usciti diversi articoli riguardo al Covid-19 e i problemi del sistema circolatorio.
La spiegazione della Fondazione Veronesi
Ne avevamo parlato in un articolo del 13 aprile, riguardo all’uso dell’eparina per alcuni pazienti Covid-19. Il 9 aprile, data precedente ai vari post e messaggi Whatsapp che parlavano di trombosi, era stato pubblicato un articolo nel sito della Fondazione Veronesi dove leggiamo:
Nel caso della pandemia di Sars-CoV-2, sono stati i cinesi i primi a registrare le complicanze cardiovascolari nei pazienti contagiati. Un’ipotesi poi confermata anche dai colleghi italiani, attraverso le colonne della rivista Jama Cardiology. I medici hanno descritto il caso di una donna di 53 anni giunta in ospedale in buona salute, ma affetta da Covid-19. Nell’arco di pochi giorni, gli specialisti hanno registrato un quadro clinico compatibile con una miocardite. La spiegazione di quanto osservato l’hanno fornita alcuni ricercatori statunitensi, sempre attraverso le colonne di Jama Cardiology. «Covid-19 determina un aumento rapido e significativo della risposta infiammatoria, che può coinvolgere anche i vasi sanguigni e il cuore». Da qui l’aumentato rischio di eventi quali le vasculiti e le miocarditi, nei casi più gravi responsabili di aritmie cardiache fatali. In diversi casi, inoltre, i medici hanno riscontrato elevati livelli di troponina, segno di un danno al cellule del tessuto cardiaco primo campanello d’allarme per l’infarto del miocardio. Ma le conseguenze per l’apparato cardiocircolatorio non sarebbero soltanto queste. L’eccessiva risposta infiammatoria fungerebbe da scompenso anche per la cascata di reazioni che portano alla coagulazione del sangue. Risultato? L’incremento della formazione di «grumi» di sangue, da cui l’aumentato riscontro di episodi quali le trombosi e le embolie polmonari.
Nell’articolo, intitolato «Covid-19 lascia il segno anche su cuore, reni, fegato e cervello», si riporta che da delle autopsie condotte «un terzo dei pazienti» sarebbero deceduti per insufficienza renale acuta, parlando ancora di trombi ed emboli:
«Nelle autopsie finora condotte, si è visto che un terzo dei pazienti è deceduto a causa di un’insufficienza renale acuta – afferma Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg) -. Sappiamo che l’infezione determina un aumento della microcoagulazione del sangue in diversi organi. Alcune persone potrebbero essere morte perché i reni si sono bloccati proprio a causa di questo evento. Non è un caso che l’Agenzia Italiana del Farmaco abbia dato l’ok all’uso dell’enoxaparina, un farmaco usato da tempo per la cura di diverse malattie vascolari che tendono a formare trombi ed emboli»
Le spiegazioni dalla Svizzera
Il 20 aprile viene pubblicato su Lancet un articolo dal titolo «Endothelial cell infection and endotheliitis in COVID-19», dove leggiamo il lavoro svolto presso l’Ospedale universitario di Zurigo (USZ) dal team della prof.sa Zsuzsanna Varga:
Cardiovascular complications are rapidly emerging as a key threat in coronavirus disease 2019 (COVID-19) in addition to respiratory disease. The mechanisms underlying the disproportionate effect of severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2) infection on patients with cardiovascular comorbidities, however, remain incompletely understood.
Si fa riferimento alle complicanze dovute al Covid-19, di tipo cardiovascolare, oltre a quelle respiratorie. Si valuta, dunque, una strategia che vale soprattutto per alcune tipologie di pazienti che presentano condizioni come l’ipertensione, diabete, obesità e problemi cardiovascolari:
This strategy could be particularly relevant for vulnerable patients with pre-existing endothelial dysfunction, which is associated with male sex, smoking, hypertension, diabetes, obesity, and established cardiovascular disease, all of which are associated with adverse outcomes in COVID-19.
Le spiegazioni di Humanitas
Il Gruppo Humanitas, attraverso l’articolo pubblicato il 21 aprile sul proprio sito, dal titolo «COVID-19 e trombosi: facciamo chiarezza», riporta le spiegazioni del dottor Corrado Lodigiani, Responsabile del Centro Trombosi e Malattie Emorragiche, e del professor Maurizio Cecconi, Direttore del Dipartimento Anestesia e Terapie intensive:
In conclusione, anche alla luce dei risultati dello studio da noi condotto in Humanitas a oggi possiamo affermare che il tromboembolismo venoso è una possibile e prevenibile complicanza della polmonite da virus SARS-CoV-2 e che l’eparina a basso peso molecolare a dosi profilattiche è un noto ed efficace mezzo di profilassi, che pertanto dovrebbe essere utilizzata sempre ma solo nei pazienti ospedalizzati.
Non solo, nello stesso articolo viene spiegato che nei pazienti Covid-19 vengono sottoposti a tromboprofilassi:
Spiega il dottor Lodigiani: “La correlazione tra malattie di tipo infiammatorie, come per esempio le polmoniti e la trombosi in generale (soprattutto venosa), è nota da decenni; si pensi che un paziente con una qualunque polmonite batterica o virale, quindi non necessariamente da SARS-CoV-2, viene abitualmente sottoposto a profilassi tromboembolica con eparina a basso peso molecolare, in quanto esiste una forte raccomandazione in tutte le linee guida internazionali, allo scopo di ridurre o eliminare il rischio di insorgenza di tromboembolismo venoso, ovvero trombosi venosa profonda. Si tratta della formazione di trombi nel sangue delle nostre vene che in alcuni casi possono provocare l’embolia polmonare, un evento potenzialmente fatale. La profilassi tromboembolica si effettua in genere mediante l’utilizzo di eparina a basso peso molecolare e tale raccomandazione è il frutto di uno studio scientifico pubblicato nel lontano 1999”.
Viene citato anche uno studio svolto dal gruppo Humanitas pubblicato proprio ad aprile:
“Nel nostro Ospedale oltre il 75% dei pazienti ricoverati con COVID-19 nei reparti dedicati e il 100% di coloro che sono ricoverati in Terapia Intensiva viene sottoposto a tromboprofilassi, come risulta da uno studio da noi pubblicato proprio oggi. I pazienti con malattie infettive o settiche gravi presentano uno stato di potente infiammazione che attivando il sistema della coagulazione induce uno stato di ipercoagulabilità e li espone quindi a un alto rischio di trombosi. Ciononostante non ci sono evidenze scientifiche che indichino la trombosi come causa unica di accesso in Terapia intensiva”, aggiunge il professor Cecconi.
Le spiegazioni di Medicalfacts
L’undici aprile 2011 circolava un testo simile a quello attribuito al Dott. Palma, ma senza riportarne l’autore e dunque anonimo. Non solo, il testo era molto più corto e modificato con altre informazioni non verificabili, ma che parlava comunque di problemi al sistema circolatorio e alla tromboembolia. Su Medicalfacts di Roberto Burioni, all’epoca, il messaggio che circolava su Whatsapp era stato bollato come «bufala».
Il 21 aprile 2020, dieci giorni dopo, su Medicalfacts viene pubblicato un articolo dal titolo «Coronavirus: quando il primo allarme viene dal cuore» dove leggiamo:
In queste settimane di grande emergenza nazionale e di intenso lavoro in corsia, abbiamo imparato che SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, può causare danni anche al cuore e ad altri distretti dell’apparato cardiovascolare. In alcuni casi, i sintomi cardiologici possono anche essere la prima ed unica manifestazione del coronavirus.
Anche qui si fa riferimento ad «alcuni casi» di pazienti Covid-19, ma andiamo avanti. L’articolo evidenzia ciò che sappiamo da tempo, e cioè che questo virus è nuovo e che con l’andare avanti si fanno nuove scoperte e di conseguenza nuovi trattamenti per evitare il decesso dei pazienti:
Fin dall’inizio di questa epidemia abbiamo osservato come non tutti i pazienti positivi per SARS-CoV-2 presentassero la “classica” sintomatologia da COVID-19 che ormai tutti ben conosciamo: tosse, febbre, stanchezza e difficoltà respiratorie. Alcuni manifestavano disturbi gastrointestinali, altri sperimentavano solo la perdita dell’olfatto o del gusto. Molto poco si è parlato, però, del coinvolgimento del cuore in questi pazienti.
Infine troviamo anche il riferimento alla trombosi:
Nello specifico, in alcuni pazienti il coronavirus può determinare un danno diretto delle cellule del cuore (cellule miocardiche), e così come avviene per altre forme di infezioni virali causare una infiammazione del cuore (la cosiddetta miocardite virale). In merito a questo, nei giorni scorsi sono stati pubblicati alcuni casi di pazienti COVID-19 affetti da miocardite acuta, alcuni dei quali anche giovani, come il caso da noi descritto, la gran parte dei quali con esito favorevole. Ma non finisce qui. Questa infezione, e la grande risposta immunologica che ne consegue (una vera e propria tempesta infiammatoria), sarebbe anche causa di un eccesso di coagulazione del sangue. Con quali conseguenze? L’incremento della formazione di “grumi” di sangue, che causano episodi di trombosi a carico delle arterie del cuore, dei polmoni ed a livello dei vasi arteriosi e venosi del nostro corpo.
Le spiegazioni del Sacco di Milano
Il 23 aprile sul sito Sanitainformazione.it viene pubblicato un articolo con l’intervista rilasciata dal professor Maurizio Viecca, primario di Cardiologia dell’ospedale Sacco di Milano.
Nel video il prof. Viecca parla delle autopsie fatte su 30 pazienti Covid-19 deceduti, dove è stato rilevato il problema dell’embolia dei capillari polmonari. Parla anche del farmaco anticoagulante eparina, usata ad esempio a Napoli e in altri ospedali proprio per quanto riguarda i problemi di trombosi in alcuni pazienti, ma che in questi casi non basterebbe: il protocollo proposto dal prof. Viecca prevede anche l’utilizzo di un farmaco anti-aggregante «cento volte più potente dell’aspirina che si dà ai cardiopatici». Su Sanitainformazione.it leggiamo ancora un virgolettato dell’intervista:
Il protocollo non evita la polmonite, ma almeno non si muore. Sono due i motivi alla base di tutti questi decessi: in primo luogo non abbiamo capito subito questo meccanismo, e in seconda battuta perché non c’erano abbastanza posti in terapia intensiva.
Conclusioni
Detto questo, la trombosi riguarda alcuni dei casi riscontrati nei pazienti colpiti dal nuovo Coronavirus. Una situazione che non era stata riscontrata se non dopo alcuni studi. Da un lato abbiamo i problemi legati alla tempesta di citochine, da un altro anche i problemi relativi al sistema circolatorio, complicanze generate dal virus che rimane il colpevole e protagonista scatenante. Siamo in un periodo in cui stiamo ancora scoprendo come funziona e agisce questo nuovo virus, la ricerca va avanti e al momento si trovano soluzioni – caso per caso – per evitare il decesso dei pazienti.
Un video che cita il testo social
Circola online un video dove viene ripreso il testo del messaggio diffuso tramite i social che però contiene alcune informazioni non corrette. La prima riguarda il numero dei decessi nei primi tre mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019, un argomento trattato in un precedente articolo riportando i dati dell’Istat.
Secondo l’autore del video «non ci hanno mai detto le cause di decesso». In realtà se ne è parlato, e spesso, come quando abbiamo trattato il caso delll’Istituto per i Tumori Pascale di Napoli e il farmaco Tocilizumab (Actemra o RoActemra), che serviva per contrastare la tempesta di citochine nel tentativo di impedire l’insufficienza d’organo, causa di morte in alcuni pazienti Covid-19. Anche per il caso relativo all’uso dell’eparina se ne è parlato, così come è noto che la presenza del virus generasse diverse complicanze anche a seconda delle condizioni dei pazienti che avevano o meno patologie in corso.
Il video prosegue riproponendo la narrativa dei «morti per Coronavirus e con Coronavirus», per il quale si sono aggrappati molti per sostenere che il Covid-19 non fosse così letale. L’Istituto Superiore di Sanità non ha nascosto alcun dato, ha riportato e continua a riportare i dati raccolti rendendoli consultabili direttamente nell’area dedicata del proprio sito. Leggiamo che in data 23 aprile 2020 le persone decedute senza patologie preesistenti sono 74 su un campione di 23.188 pazienti, ma ciò non significa che gli altri siano morti perché ormai dovevano morire a breve a causa delle loro patologie.
Ciò che non riportano i narratori dei «morti per Coronavirus e con Coronavirus» sono le complicanze nei pazienti Covid-19 deceduti:
L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente osservata in questo campione (96,8% dei casi), seguita da danno renale acuto (22,8%), sovrainfezione (12,8%) e danno miocardico acuto (9,9%).
Situazioni che non aiutano affatto una persona, figuriamoci chi ha una o più patologie avendo o meno una certa età.
Il video è stato condiviso anche dal sito complottista e clickbait AttivoTV di Mida Riva, condiviso poi da altri personaggi noti per aver diffuso bufale e teorie di complotto sul Coronavirus.
[Nota di chiarimento – Il Dott. Palma non ha mai affermato di lavorare per il gruppo Humanitas e non ha mai affermato di scrivere a nome del gruppo lombardo, precisandolo anche nei commenti del suo post Facebook. Questo articolo, fin dall’inizio, riporta proprio questo nel capitolo dove viene riportato il chiarimento di Humanitas: «non ha mai affermato di operare presso il gruppo lombardo». L’articolo riporta, prove alla mano con screenshot e video, che di fatto alcune persone hanno diffuso il contenuto del post Facebook del Dott. Palma attribuendogli scorrettamente un collegamento con il gruppo lombardo. Alcuni titoli dei contenuti virali hanno riportato affermazioni scorrette e parziali che non rispecchiano le spiegazioni riportate dallo stesso dottore nel suo post Facebook originale e relativi commenti. L’articolo non sostiene che il Dott. Palma abbia dichiarato il falso sui problemi e le complicanze dei pazienti Covid-19, ma che la sua figura e le sue dichiarazioni siano state usate scorrettamente da terzi per diffondere inesattezze generando “fake news” e ulteriore confusione sul tema.]
Open.online is working with the CoronaVirusFacts/DatosCoronaVirus Alliance, a coalition of more than 100 fact-checkers who are fighting misinformation related to the COVID-19 pandemic. Learn more about the alliance here (in English)
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