Coronavirus, il Comitato tecnico scientifico difende il documento pro-lockdown: «Chi ci contesta non ha incluso i morti tra i casi gravi, livello umiliante»
«Nelle regioni oggi, in tutte le regioni d’Italia, il rischio di contagio è inferiore a 1». È la prima novità che emerge dalla conferenza stampa all’Istituto Superiore di Sanità sul modello previsionale realizzato dalla fondazione Kessler e su cui il Comitato Tecnico Scientifico ha lavorato per dare elementi al governo Conte sulla valutazione per le politiche di riapertura dal lockdown causato dal Coronavirus. Sotto 60% popolazione colpita non c’è immunità di gregge e in Italia siamo molto lontani da questa soglia, dice il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, nella conferenza stampa organizzata dall’Istituto.
April 30, 2020
Le stime della Fondazione Bruno Kessler
La conferenza stampa di oggi dell’Istituto superiore di sanità aveva di fatto una doppia valenza: illustrare i dati della settimana e, appunto spiegare il modello alla base delle scelte del governo. Modello contestato da un articolo della holding Carisma e circolato parecchio nelle scorse ore (le prime contestazioni a Conte in aula oggi, 30 aprile, erano proprio su questo).
Lo studio fatto, intende mettere a disposizione dati e evidenze scientifiche per simulare l’andamento dell’epidemia, nella logica di voler riaprire il paese, spiega il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro. «Sono oltre 25mila i decessi attribuibili all’infezione da Coronavirus», dice Brusaferro (oltre 27mila secondo i dati diffusi ieri dalla Protezione Civile).
«Tutto quello che c’è nel modello viene da quello che conosciamo sull’epidemia», aggiunge Stefano Merler della Fondazione Kessler, che ha realizzato il documento. «Ci è stato chiesto di concentrarci su scuola e lavoro», dice Merler. «I bambini, secondo uno studio che abbiamo pubblicato su Nature, sono meno suscettibili al virus del 66%. Ma abbiamo fatto una simulazione anche sull’ipotesi che tutti abbiano lo stesso grado di suscettibilità».
L’errore dei contestatori
Con qualche ironia, Merler ha intitolato “Scusate l’interruzione” la slide usata per rispondere alle contestazioni. E ha poi spiegato che il principale errore fatto da Carisma, nell’articolo ripreso anche da Linkiesta, è stato non inserire i morti tra i casi critici (che poi sono stati messi in rapporto ai contagi). Un errore non da poco, attacca Merler: «La loro Y, cioè il rapporto tra le persone in terapia intensiva al picco e il totale dei contagiati, non ho idea di cosa significhi».
Il tempo di insorgenza dei sintomi in Lombardia è stato di 6,6 giorni in media. «Siamo stati criticati e qualcuno ha detto che abbiamo sbagliato conti: ma ad oggi si può essere infettato il 3-4% della popolazione, cioè 4 milioni, quindi i positivi in grado di trasmettere l’infezione devono essere moltiplicati per 10 o 20, sono numeri molto più grandi».
«I nostri conti sono giusti. Carisma usa alcuni nostri casi per mettere in dubbio il nostro risultato con la riduzione dei casi critici, ma fa un conto strampalato», spiega Merler. «Quelli che oggi sono in grado di trasmettere l’infezione non sono i mille/2mila che ci dà ogni giorno la Protezione Civile, ma quelli che si sono ammalati ieri e l’altroieri e così via. E sono molti di più di quelli che riusciamo a testare. I 200mila visti fino a ora sono il 5/10% del totale. Un numero molto più grande di potenziali infettori». Infine un attacco: «Col mio gruppo abbiamo pubblicato articoli sul Covid-19 su svariate documentazioni scientifiche. Noi facciamo scienza. Di divisioni e come si fa una divisione non parlerò mai più. Le ho imparate a fare in quinta elementare. Discuto di scienza con chi scienza sa farla», attacca Merler. «Abbiamo analizzato scenari per tenere il rischio di contagio sotto l’1».
Riaprire le scuole, secondo il modello, porterebbero problemi seri in pochissimo tempo, dice Merler. Nelle simulazioni si sono analizzate i vari comparti del lavoro. Incrociate con gli eventuali aumenti della quota di trasmissione sui trasporti.
Le regioni
La situazione epidemiologica «è diversa nelle regioni e anche le misure di monitoraggio in fase di finalizzazione mostreranno la necessità di avere tavoli specifici con le regioni per capire com’è la situazione. È chiaro che l’obiettivo è riaprire il più possibile ma avendo presente che R0 deve stare sotto 1. Una declinazione regionale la andremo a valutare perché le scelte devono tener conto della realtà», aggiunge Brusaferro.
Ci sarà un monitoraggio settimanale anche con le regioni per intercettare precocemente soglie di scostamento, spiega il presidente Iss.
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